
Il punto più importante è però il diverso accreditamento delle università: gli atenei non saranno più sullo stesso piano, così come i titoli emessi che avranno valore in base alla reputazione dell’ateneo.
Il valore legale così scomparirebbe o almeno si modificherebbe del tutto: difficile che scompaia almeno per le professioni in cui è richiesto dall’Europa (medici e architetti), ma se rimarrà sarà legato all’istituto frequentato.
Il provvedimento sembra così rendere reale quello che in alcuni casi già si sa: alcuni atenei sono più difficili, prestigiosi e validi di altri. Prendere 110 e lode in un’università di “medio o basso” livello non conterà più come ora: meglio un 100 ottenuto in atenei di prima scelta. In attesa di scoprire cosa deciderà il governo sorgono però spontanee alcune domande.
Come saranno valutati gli atenei? Il compito spetta all’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca presieduta da Stefano Fantoni, ma in base a quali criteri? Saranno considerati gli istituti o le singole facoltà? Spesso accade che alcune facoltà siano tra le migliori in Italia ed Europa anche in università più piccole e meno note. Chi deciderà che un 110 e lode preso in un’Università non di “razza” non sia indice della bravura del singolo e non di “programmi semplificati”?
Il mondo della ricerca e dell’Università ha sì bisogno di cambiare, ma pensando alla qualità per il maggior numero possibile di istituti: la selezione non dovrebbe avvenire in base a quale ateneo si frequenta, ma aumentando la difficoltà e la competenza di tutte le Università.
Se da una parte il provvedimento, soprattutto per il suo legame con i concorsi pubblici, potrebbe aprire qualche spiraglio di meritocrazia, dall’altra potrebbe acuire i problemi del mondo universitario alle prese con baronati e professori inchiodati alla cattedra.
In attesa di scoprire cosa ne sarà della tanto agognata laurea, possiamo solo ricordare le parole di cui ci ha preceduto: “Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza” (Antonio Gramsci) (da http://www.haisentito.it)
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