Anche i tecnici ci hanno
provato ma, ancora una volta, non è andata. E per l’abolizione del
valore legale del titolo di studio tutto è rinviato ad una
«consultazione pubblica» perché «il tema era delicato». Che l’argomento
fosse delicato e non trovasse consensi unanimi nemmeno all’interno del
governo si era capito da giorni dopo il primo blitz tentato esattamente
una settimana fa nello scorso lunghissimo consiglio dei ministri sulle
privatizzazioni. Nulla da fare allora per il «no» deciso dei ministri
Cancellieri, Severino e Patroni Griffi nonostante le insistenze di
Mario Monti e del ministro Profumo. Nulla da fare ieri.
L’abolizione è stata «stralciata» dal decreto sulle semplificazioni
mentre è stato dato il via libera ad altre novità nel settore
dell’istruzione: dalle immatricolazioni on line agli interventi
sull’edilizia scolastica.La consultazione su come intervenire in futuro
sul valore della laurea avverrà attraverso Internet, ha spiegato il
ministro Profumo. «Resta confermato – ha aggiunto - che il valore del
titolo dal punto di vista accademico non può essere cambiato, per le
famiglie è un riferimento molto forte, ma il tema è come questo titolo
può essere utilizzato all’interno del comparto pubblico e in quello
privato. La questione riguarda soprattutto il pubblico; ci sono due
elementi di attenzione: gli scorrimenti di carriera in alcune pubbliche
amministrazioni in seguito all’acquisizione di un titolo, procedura che
ha creato situazioni di difficoltà (ma dovrebbero essere ridotte con
l’accreditamento dei corsi); la valutazione del voto di laurea nei
concorsi pubblici: ci sono 77 università, con voti medi che variano da
ateneo ad ateneo, e si è ritenuto opportuno non conservare il valore
del voto nella valutazione del titolo».
Laurea a parte, d’ora in avanti le iscrizioni all’università si faranno
on line e dall’anno accademico 2012-2013 anche gli esiti degli esami
saranno registrati per via informatica. «Ci sarà - ha annunciato
Profumo - un portale unico dell’offerta formativa del Paese, in almeno
due lingue, e questo consentirà agli studenti, non solo del nostro
Paese, di avere una visibilità sulle singole offerte delle università,
in termini di corsi di laurea, di servizi, di borse di studio».
Non solo università, due novità riguardano anche la scuola: un piano
nazionale di edilizia per migliorare l’esistente, puntando
all’efficienza energetica (con una notevole riduzione dei costi) e alla
sicurezza e il potenziamento dell’autonomia scolastica in modo da
consentire agli istituti la gestione diretta delle risorse finanziarie.
«Siamo sicuri - ha detto Profumo - che con una maggiore
responsabilizzazione migliorerà la qualità dell’offerta formativa».
Per quanto riguarda il personale verrà definito per ciascuna
istituzione scolastica un organico per tre anni che possa essere
funzionale all’ordinaria attività didattica, alle esigenze di sviluppo
delle eccellenze, di recupero, sostegno ai diversamente abili e di
programmazione dei fabbisogni. Si prevede anche un «organico di rete»
soprattutto per le aree di massima corrispondenza tra povertà e
dispersione scolastica. Saranno semplificate anche le procedure nel
settore della ricerca in modo da evitare, ad esempio, doppie
valutazioni per i progetti finanziati parzialmente dalla comunità
europea e la possibilità per i ricercatori degli enti pubblici di
mettersi in aspettativa.
Critici, i sindacati. «Non c’è inversione di tendenza», denuncia Mimmo
Pantaleo, segretario generale della FlcCgil. «Dov’è la svolta?», si
chiede anche Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola.
Gli studenti della Rete della Conoscenza si sono detti soddisfatti,
giudicano che la decisione del governo sia dovuta alla «pronta reazione
degli studenti» e ora chiedono di essere consultati.
(da lastampa.it di Flavia Amabile)
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