
«Credo che ci sia necessità - dice - di un nuovo modo di programmare i fondi europei. La scuola ha fatto in tal senso esperienze interessanti e da questa esperienza dobbiamo partire - ha detto rivolto ai presidi (in parte già incontrati a Napoli un mese fa per la visita del commissario europeo per le Politiche regionali Johannes Hahn) per apprendere qualcosa. Ma la scuola - ha aggiunto - è una organizzazione e deve funzionare bene».
Una serie di input sapientemente messi in campo, quelli del ministro per stimolare i 61 a sottolineare i punti di forza e denunciare quelli di debolezza dei progetti «targati» Fse. In vista del Piano per la coesione. Invito che i capi d'istituto siciliani hanno prontamente accolto mostrando al ministro Barca una realtà scolastica molto sfaccettata e attenta al territorio. Ma dai presidi sono giunte anche istanze precise annotate su fogli e fogli dal ministro. Che alla fine, per punti, così sintetizza i «desiderata» dei capi d'istituto.
«Mi ha colpito una parola - dice - ed è travaso. Vale a dire l'effetto a cascata da un intervento su tutto il resto. Per questo è quanto mai importante chiedersi: le conoscenze acquisite attraverso lo specifico progetto impattano permanentemente su quell'istituto? Attenzione all'effetto e alla sostenibilità, anche futura, dell'intervento. E ancora, bisogna studiare modi concreti per fare incontrare scuola e lavoro». Per identificare i bisogni reali delle scuole il ministro propone una task force esterna, che possa anche stabilire gli indicatori attraverso i quali valutare la portata dell'intervento comparando il prima e il dopo. Infine, ma non ultima, la sicurezza.
«Il Cipe ha preso una decisione importante in merito alla messa in sicurezza di molte scuole, anche di quest'area.
La questione vera adesso è far sì - conclude - che quella decisione divenga operativa rapidamente e stiamo cercando di accelerare i tempi».
Rossella Jannello
La Sicilia