La spesa dei
fondi Ue torna a rallentare dopo lo sprint di fine 2012 e cresce il
rischio di perdere quote consistenti dei 31 miliardi che dovremmo
spendere nel triennio 2013-2015. Secondo gli ultimi dati del Dps
(Dipartimento politiche di sviluppo), aggiornati al 7 agosto,
dall'inizio dell'anno sono stati spesi e certificati 1.803 milioni
contro il target annuale di 6.719 milioni. Siamo al 27% del programma
annuale. La spesa certificata sta viaggiando a una media di appena 257
milioni al mese: tre volte e mezzo sotto quegli 867 milioni medi
mensili che dovremmo spendere per essere in pari con il traguardo
europeo del 31 dicembre 2015.
È vero che le medie mensili sono un parametro piuttosto rozzo e che
nella prima parte dell'anno le certificazioni vanno fisiologicamente a
rilento per concentrarsi nella parte finale, ma è evidente che il ritmo
attuale non ci potrà consentire in nessun modo di arrivare al traguardo
con tutti i 52 programmi (nazionali e regionali) finanziati. Su
qualcuno di questi cadrà inevitabilmente la tagliola di Bruxelles.
Ed è vero che i programmi accelerano la spesa quando sono nella parte
finale. Ma è altrettanto vero che proprio nell'ultimo triennio i
programmi dovrebbero essere lanciati a velocità massima di spesa e che
si sperava continuasse la rincorsa presa nella seconda metà del 2012,
mentre qui tutto è di nuovo rallentato e l'altro sistema di raccolta
dati del Dps (il monitoraggio) ci dice che c'è una sfilza di progetti,
infrastrutturali e non, che si muovono fra lo 0 e il 10% di stato di
avanzamento.
Solo per fare qualche esempio tra le grandi infrastrutture (con dati
pubblicati dal settimanale «Edilizia e territorio») i megalotti 2 e 4
della Ss106 Jonica sono a zero, come il raddoppio della Bari-S.Andrea
Bitetto, la velocizzazione della Catania-Siracusa, il porto di Augusta,
gli adeguamenti tecnologici della Bari-Taranto e della
Messina-Siracusa, il polo fieristico di Napoli e si potrebbe continuare
per altre decine di interventi.
I numeri delle "certificazioni" di inizio agosto confermano, quindi,
quanto già si sapeva. Di questo passo non ce la faremo a evitare il
taglio di risorse e lo stesso ministro per la Coesione territoriale,
Carlo Trigilia, aveva lanciato l'allarme in Parlamento parlando di
un'area di risorse a rischio di 10 miliardi. Il Governo e le Regioni
provano a correggere il tiro ancora una volta, riprogrammando risorse e
destinandole a interventi immediatamente spendibili, come quelli di
sostegno all'occupazione, ma qui è una corsa sempre più in salita.
Anche gli spazi per i "meccanismi contabili" che si sono utilizzati nei
mesi passati con la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale,
sembrano arrivati al capolinea. Ora sarebbe proprio il momento di
spendere, anche per dare un po' di ossigeno all'economia, ma il flusso
degli investimenti continua a incepparsi nelle maglie burocratiche e
nell'eccesso di frammentazione. Forse qualcosa potrà fare il Dl lavoro
che ha spostato un miliardo di risorse nazionali dai programmi in
affanno verso la decontribuzione delle assunzioni di giovani under 29 e
verso altre forme di incentivo alla formazione, come borse di studio e
stage.
Vediamo qualche numero di dettaglio. Per le Regioni «convergenza»
(Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) su una spesa dei
programmi nazionali e regionali prevista a 34.134 milioni, siamo a
12.282 milioni contro gli 11.328 del 31 dicembre 2012, con un aumento
di appena 954 milioni. Nell'arco dell'intero 2013, la spesa necessaria
per raggiungere tutti i target è di 4.514 milioni. Nei primi 7 mesi si
è quindi certificato poco più del 20%.
Se si prendono i soli programmi regionali, sono state certificate spese
per 596 milioni nella prima parte dell'anno a fronte di un target a
fine anno di 2.472. Siamo al 25% dell'obiettivo annuale. Ma ci sono
situazioni di particolare difficoltà, almeno alla lettura dei dati. Il
programma Fesr (Fondo europeo sviluppo regionale) siciliano ha segnato
un avanzamento di appena 62,5 milioni e ne dovrà fare 495 nell'intero
anno.
La Campania ha aggiustato il tiro, almeno contabilmente, sul piano
Fesr, con un drastico abbassamento del cofinanziamento nazionale al
25%: il risultato è che la Regione ha già raggiunto e superato il
target per fine anno. Restano le grandi difficoltà, invece, per il
Fondo sociale europeo: spesi 20 milioni a fronte dei 243 previsti come
target annuale. Siamo sotto il 20% ma qui le politiche di
decontribuzione alle assunzioni degli under 29 varate con il decreto
occupazione potrebbero dare un aiuto.
Sul versante della competitività (tutte le altre regioni, comprese
quelle del centro-nord) va un po' meglio, al solito. Dal 1° gennaio
sono stati certificati 852 milioni sui 2.206 che dovranno risultare a
fine anno: siamo al 38,6%. Anche qui, però, non siamo del tutto al
riparo del rischio taglio, nonostante le cifre da spendere, programma
per programma, siano notevolmente più contenute.
Giorgio
Santilli - Ilsole24ore.com