
Si badi: in questa stima non rientrano gli interventi per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole per le quali il Comune ha pronto un piano da 34 milioni (12 quelli già stanziati). Piuttosto, il grosso della spesa è dato dai progetti di ricostruzione degli istituti: «Oggi a Milano ci sono almeno una decina di asili nido ospitati in manufatti temporanei predisposti, in alcuni casi, addirittura 40 anni fa». Ai nidi «precari» si aggiungono le sei scuole, tra elementari e medie, per le quali già da mesi Palazzo Marino ha stabilito la demolizione e la riedificazione, anche perché contaminate dall’amianto. Tra queste l’elementare di via Pisa (l’appalto sarà lanciato a settembre) e l’istituto comprensivo (elementari più medie) di via Cassinis. Solo per queste sei scuole, il Comune ha già preventivato una spesa di 30 milioni di euro.
Tradotto: demolire e ricostruire un istituto costa in media 5 milioni, coi fondi assicurati dal decreto del Fare si potrà intervenire al massimo su due scuole. Ma Palazzo Marino è intenzionato a presentare il conto senza sconti: «Il decreto consente di finanziare solo gli interventi immediatamente cantierizzabili — precisa la Rozza — e lascia alle Regioni il compito di decidere come ripartire gli stanziamenti tra i vari Comuni. Noi presenteremo a Palazzo Lombardia i sei progetti da 30 milioni di euro, immediatamente eseguibili, e vediamo quanto si riuscirà ad ottenere». L’esiguità dei fondi sbloccati col decreto del Fare, dovuta anche alle ristrettezze in cui si dibatte il Governo, non fa che risollevare una questione annosa. «Anche per l’edilizia scolastica, come già per l’Expo del 2015 — sottolinea l’assessore — è fondamentale ottenere dal Governo una deroga al Patto di Stabilità. In questo momento persino le spese di messa a norma degli istituti scolastica, quali le certificazioni antincendio, vengono conteggiate nel Patto. Il ministro Delrio ha detto che l’edilizia scolastica è uno dei temi per i quali è necessario pensare ad una deroga. Spero che dagli annunci si passi presto ai fatti. Altrimenti serviranno stanziamenti più congrui».
Giambattista Anastasio - Ilgiorno.it