Sono passati 30
anni esatti da quando l'uomo per la prima volta diventava un
'satellite' della Terra: il 7 febbraio 1984 l'astronauta Bruce
McCandless, dopo essere uscito dallo shuttle Challenger 'indossò' uno
zaino motorizzato e si allontanò senza essere vincolato in alcun modo
alla navetta. Era così diventato un ''satellite umano'' che girava
intorno al nostro pianeta alla stessa velocità orbitale dello space
shuttle, distante da lui qualche centinaio di metri, ossia a 29.000
chilometri orari.
Nella missione STS-41B del Challenger, la decima della navetta
americana dal suo esordio tre anni prima, McCandless seguito da Robert
Stewart fu inviato nello spazio con il compito di collaudare una
'poltrona spaziale' chiamata Manned Maneuvering Unit (Mmu). Era un
dispositivo che, grazie a 24 piccoli motori a razzo, consentiva agli
astronauti di allontanarsi dalla navetta in maniera indipendente ossia,
per la prima volta, senza quei cavi chiamati 'cordoni ombelicali' che
li vincolavano a rimanere nei paraggi. È lo stesso zaino a razzo che
utilizza George Clooney nella prima parte del film ''Gravity'' per
volteggiare liberamente intorno alla Stazione Spaziale.
La Mmu era stata progettata per fornire un mezzo di locomozione agli
astronauti per recuperare o riparare satelliti senza che la navetta si
avvicinasse troppo consumando, nelle manovre, prezioso propellente.
Dopo il collaudo eseguito da McCandless e Stewart la Mmu fu usata nel
corso di altre due missioni sempre nel 1984 per recuperare tre grandi
satelliti andati in avaria. Con il disastro della navetta Challenger
esplosa nelle fasi di partenza nel 1986 la Mmu fu mandata in pensione
perché giudicata complessa, costosa e rischiosa.
Nel 1994 fu collaudata una nuova versione molto più piccola e
maneggevole chiamata Safer che è utilizzata ancora oggi ma solo per
motivi precauzionali in quanto, da allora le passeggiate spaziali, sono
state sempre compiute rimanendo agganciati, con robusti cavi, alla
navicella. La Safer, che possiede un'autonomia di funzionamento di
dieci minuti, è posizionata sotto lo zaino degli astronauti e consente
loro, in caso di inavvertito allontanamento, il ritorno verso la
navetta o la Stazione Spaziale Internazionale. Fu indossata, ma
fortunatamente non utilizzata, anche dall'astronauta italiano Luca
Parmitano nelle sue due passeggiate spaziali del luglio 2013.
Ansa.it