Marco Tullio
Cicerone, nato ad Arpino il 3 gennaio 106 a.C. da una
ricca famiglia dell'ordine equestre, è stato una delle figure più
rilevanti di tutta l'antichità romana. Divenuto molto popolare con gli
studi e la sua oratoria, è stato nominato Console. Si immerse
nell'agone politico del suo tempo, alleandosi, nel 50 a.C., con Pompeo
contro Cesare e, quando Cesare morì, venne assassinato dai sicari di
Antonio presso la sua villa di Formia, il 7 Dicembre del 43 a.C. Ha
lasciato molte opere importanti, tra le quali, "Laelius
de amicitia", scritta tra
l'estate e l'autunno del 44 a.C., un dialogo di carattere filosofico
(immaginato svoltosi nel 129 a.C.) e dedicato a Tito Pomponio Attico.
L'Amicizia, secondo Cicerone, dopo la sapienza, è il bene più prezioso,
quel sentimento limpido e disinteressato che non nasce dalla ricerca
dell'utile, ma da un'inclinazione naturale che unisce due o più persone
e diviene anche nobile attività quando si allarga alla sfera pubblica,
diventando la più autentica manifestazione di concordia civile che sta
alla base della coesione sociale e della forza morale di un popolo.
Approfondendo lo studio del libro sull'Amicizia e rivedendolo con gli
"occhi di oggi", mi sono accorto che è di sorprendente attualità. Per
Cicerone, l'amicizia "Nulla è tanto
adatto alla natura umana e tanto conforme sia alla buona che alla
cattiva sorte. Chi osserva un vero amico, osserva l'immagine di se
stesso".
L'amicizia, quella vera, secondo il pensiero di Cicerone, è un bene
prezioso; non proviene dall'eloquenza o dall'intelligenza che si
possiede, ma proviene unicamente dal cuore. Il libro "Laelius de
Amicitia" è il racconto di un dialogo tra Gaio Lelio e Scipione
Emiliano, avvenuto dopo la morte di Scipione Emiliano. Lelio (Lelius),
rievocando la figura dell'amico Scipione Emiliano, da poco scomparso,
racconta di quest'amicizia ai suoi generi, Gaio Fannio Strabone e
Quinto Mucio Scevola.
Cicerone scrisse "Laelius de Amicitia" in uno dei momenti più difficili
di Roma dell'era repubblicana, si ispira allo stoicismo collegato al
"Circolo filellenico" degli Scipioni, basato sull'ideale della
filantropia, della promozione e della solidarietà fra gli uomini più
dotati per realizzare i più alti valori umani, sia come individui, che
come "Civis". Per Cicerone, senza "Virtus", considerata il primo
requisito, non si può realizzare la vera amicizia e Scipione viene
descritto da Lelio come modello esemplare d'amico. Ma la Virtus di cui
parla Cicerone non è quella dei saggi, ma la qualità propria degli
uomini onesti e perbene che con essa garantiscono il mantenimento
dell'ordine sociale.
L'Amicizia di cui parla Lelio non è solamente "convivenza di
interessi", ma il bisogno di instaurare rapporti sinceri basati
sull'affetto. Lelio, anche nella vecchiaia, godeva del ricordo della
sua amicizia con Scipione, da sembrargli d'aver vissuto felice proprio
perché "ha vissuto" con Scipione, avendo avuto in comune la cura degli
affari pubblici e privati, la condivisione dei beni propri e
collettivi. Il valore dell'amicizia è la massima armonia dei desideri,
delle inclinazioni e delle idee. Lelio si rallegrava nel raccontare,
non la sua fama di saggio, ma ciò che gli stava più a cuore: il suo
profondo rapporto d'amicizia con Scipione Emiliano, ed esortava i suoi
generi, che lo interrogavano, a mettere l'amicizia al di sopra di
tutto. E non l'amicizia per "convenienza", ma solamente quella che
dimostra lealtà, onestà, imparzialità, generosità; un'amicizia in cui
non vi è alcuna cupidigia, passione e sfrontatezza, ma vi è, invece,
virtù, fermezza e humanitas. A coloro che hanno la "virtus
humanitas", la natura stessa ha generato l'amicizia. Lelio afferma che
"l'amicizia non è niente altro che una grande armonia di tutte le cose
umane e divine, insieme con la benevolenza e l'affetto.
Chi osserva un vero amico, osserva come una immagine di se stesso. Se
si cancella dalla natura il legame dell'amicizia, né casa, né città, né
alcuna civitas può rimanere ben salda; se manca l'amicizia subentra la
discordia che porta all'instabilità sia nelle case, sia nelle città,
sia nelle comunità".
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it