Nella vita e nel
business, la laurea è solo l'inizio. Ma se il curriculum dice Harvard,
Stanford o Oxford, qualche pronostico in più si può fare. La società di
ricerca WealthInsight ha redatto in tandem con il magazine Spear's la
classifica delle 500 università che «producono più milionari» al mondo.
L'indagine, svolta sulle orme accademiche di 70mila Paperoni in 200
paesi, ha confermato i vertici già fissati anno per anno dai più noti
ranking di Times Higher Education e derivati.
Top 10 tutta nordamericana e britannica con le solite Harvard e
Stanford in cima, Italia in leggera controtendenza ai buchi nelle
ultime graduatorie con la doppia presenza della Sapienza di Roma
(90esima) e soprattutto Bocconi: 24esima, meglio di colossi come London
School of Economics e Imperial College. E tra i corsi di laurea? Si
sgonfia il vecchio dominio di economia, legge e finanza: i
"millionaires" del 2014 hanno studiato soprattutto ingegneria.
Di Zuckerberg ce n'è uno... Top 10 tutta americana e inglese, la
Bocconi meglio della Lse
L'indagine stronca la mitologia del self made man che «impara tutto sul
campo», evidenziando come appena l'1% dei super paperoni abbia fatto
strada senza il cappello di una preparazione accademica. Nomi grossi,
certo, dal Mark Zuckerberg che ha piantato Harvard per il suo impero
social in giù. Ma, appunto, nomi e non fenomeni statistici in una
classifica che parla chiaro sulle lauree più blasonate. La top 100
stilata da WealthInsight, nel dettaglio, non si smarca troppo da
gerarchie e mappatura dei ranking più influenti del settore. Le
eccellenze di Usa e Regno Unito conservano il timone, con una lista di
"alumni" da sei zeri che si appaia ai punteggi record per qualità
didattica e finanziamenti ricevuti: sul podio Harvard, Harvard Business
School e Stanford University, a seguire University of California,
Columbia, Oxford, Mit di Boston, New York University, Cambridge e
University of Pennsylvania. L'Italia non sfigura: con l'exploit di
Bocconi (24esima, tre posizioni sopra la London School of Economics) e
Sapienza (90esima) il nostro paese si posiziona 7esimo su scala
mondiale: dietro all'accoppiata States-Regno Unito, Canada, Francia,
India e Germania, davanti a giganti fragili come come Cina e Russia e
alla Svezia.
Vecchio curriculum, addio: fa successo chi innova
Se fai business, devi studiare "solo" business? Il background dei
magnati sotto la lente della ricerca dimostra di no: secondo i dati
WealthInsight, la facoltà con più appeal sui milionari internazionali è
ingegneria. La formazione tecnica e scientifica scalza le garanzie
comunque provvedute da itinerari più tradizionali come un Mba, legge,
economia, lauree triennali nella stessa Business Administration,
commercio, accouting, scienze informatiche, finanze e scienze
politiche. Il cambio di guardia non ha nulla di spiazzante, se si
considera l'evoluzione di un mercato del lavoro che guarda meno ai
curricula e più agli impulsi innovativi: oggi «molti ingegneri non sono
di fatto ingegneri, ma imprenditori», così come la storia della finanza
è costellata da laureati in giurisprudenza che «non devono le loro
fortune all'aver praticato le propria professione, ma all'aver scalato
posizioni nel settore dei servizi». Il futuro? Sempre secondo
WealthInsight una laurea in informatica e a maggior ragione in
ingegneria informatica potrebbe ritagliarsi una fetta ancora più
consistente tra i background dei milionari in classifica: «Negli anni
che verranno – hanno spiegato gli autori dell'indagine - più gli
imprenditori tech faranno crescere l'industria e più ci potremmo
aspettare di vederla crescere nella lista».
Alberto Magnani
Ilsole24ore.com