Madia:
salta limite età per professori e primari - La commissione Affari
Costituzionali del Senato ha licenziato il testo del decreto legge
sulla Pubblica amministrazione, inserendo 4 modifiche rispetto al
provvedimento uscito dalla Camera. Si tratta degli emendamenti del
governo. Le proposte emendative presentate dall'esecutivo sono quindi
passate tutte, ci sono anche l'abolizione del pensionamento d'ufficio
per professori universitari e primari a 68 anni, il ritorno alle
penalizzazioni per chi esce a 62 anni e l'eliminazione dei benefici per
le vittime del terrorismo. La Commissione ha dato anche l'ok al mandato
al relatore. Il testo è atteso nell'Aula di Palazzo Madama. Per quanto
riguarda il parere della commissione Bilancio, dovrebbe arrivare domani
in prima mattinata. La commissione Affari Costituzionali del Senato ha
anche approvato un ordine del giorno, sottoscritto da tutti i gruppi,
che impegna il governo a valutare una soluzione per i pensionamenti
nella scuola, noti come 'quota 96', in un prossimo provvedimento.
"Dobbiamo correre". Così il ministro della Pubblica Amministrazione,
Marianna Madia, a chi gli chiede se sul dl P.A. sarà posta la questione
di fiducia al Senato. Una possibilità che al ministro "sembra
ragionevole", visto che anche alla Camera si è fatto ricorso a questo
strumento.
Riprende la discussione in Aula. Alle 18 si dovrebbero votare le
questioni pregiudiziali poste da tutti i gruppi di opposizione. Il
governo finora non è intervenuto. In seguito alle modifiche apportate
dalle commissioni competenti a Montecitorio, il provvedimento dovrà
ritornare al Senato.
Flc-Cgil: su 'Quota 96' palese ingiustizia - La decisione del Governo
di stralciare dal decreto legge sulla pubblica amministrazione
l'emendamento per risolvere la vicenda del personale della scuola di
quota 96 "è un atto di palese ingiustizia". Lo afferma il segretario
generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, facendo notare che "la
copertura finanziaria era del tutto irrisoria e i benefici sarebbero
stati ampiamente maggiori rispetto ai costi". "Ancora una volta -
osserva il sindacalista - prevalgono gli interessi e le logiche delle
burocrazie ministeriali sulla funzione della politica nel garantire
giustizia e equità. Si blocca la permanenza a scuola di insegnanti e
personale Ata che per effetto della devastante riforma Fornero non
hanno potuto accedere alla pensione, al termine dell'anno scolastico
2011-2012, pur avendo maturato i requisiti. Si ritarda di molti anni il
pensionamento di quelle persone e non si consentono ulteriori 4 mila
immissioni in ruolo. Alla faccia di tutta le retorica sui giovani e la
centralità della scuola. Vorrei ricordare che per il prossimo anno
scolastico - prosegue Pantaleo - le assunzioni sono solo 33.380 a
copertura del solo turn over e notevolmente inferiori rispetto alla
disponibilità di posti. Non si intravede alcun cambio di passo del
Governo sulla scuola pubblica e la vicenda di quota 96 conferma -
conclude - che l'unica logica rimane quella della drastica riduzione di
spesa".
Gilda: su 'Quota 96' beffa di Stato - "Una beffa di Stato che denota
una mancanza di serietà intollerabile da parte delle istituzioni". Così
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti,
commenta la cancellazione da parte del Governo dell'articolo
riguardante Quota 96 contenuto nel decreto sulla Pubblica
Amministrazione. "Dopo due anni di calvario, 4000 insegnanti assistono
impotenti per la seconda volta allo scippo della pensione maturata
legittimamente e tutto ciò avviene perché viviamo in un Paese dove la
politica è fatta soltanto di annunci. La copertura economica per
risolvere la questione, e sanare un'autentica ingiustizia, ammonterebbe
a 45 milioni di euro: una somma che il Governo potrebbe recuperare -
afferma Di Meglio - razionalizzando capitoli di spesa come quello
relativo alla gestione del sistema informatico del Miur, per il quale
si spendono 30 milioni annui con risultati pessimi, come dimostrano i
numerosi problemi sorti durante le operazioni di mobilità".
Sel: su quota 96 governo conferma ingiustizia - "Il Governo dei soli
annunci ha colpito ancora: per i lavoratori della scuola 'quota 96' si
allontana di nuovo il sacrosanto diritto di andare in pensione. Il
governo, in piena continuità con le politiche montiane di tagli e
riduzione della spesa, perde un'occasione importante per tutelare i
diritti lesi dalla fallimentare Riforma Fornero". Lo hanno dichiarato
le senatrice Loredana de Petris, presidente del gruppo Misto - SEL e
Alessia Petraglia, capogruppo SEL in commissione Istruzione. "Si
conferma così - hanno proseguito - una grande ingiustizia non
consentendo a 4mila lavoratori della scuola di andare in pensione e si
impedisce a migliaia di precari la giusta stabilizzazione. Un danno per
i singoli e la scuola tutta perché nonostante 33.380 assunzioni, i
posti da coprire per una vera scuola pubblica sono ancora tantissimi".
"Il governo continua a raccontare bugie, perché per la maggior parte
delle misure economiche annunciate mancano le coperture necessarie.
Eppure erano evidenti a tutti i benefici di questo emendamento
approvato all'unanimità alla Camera. Noi chiediamo di ripristinare
l'emendamento, trovare le risorse e dare finalmente un segnale vero di
questo cambiamento tanto annunciato ma sempre rinviato". "Insomma,
quanto avevamo chiesto al ministro Carrozza, oggi torniamo a chiederlo
ai ministri Giannini e Madia e al presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, e ci auguriamo che questa volta - hanno concluso De Petris e
Petraglia - si riesca ad ottenere un risultato positivo per i
lavoratori".
Studio: 6 miliardi l'anno costo imprese per ritardo pagamenti - Il
ritardo dei pagamenti ai fornitori della pubblica amministrazione ha
finora determinato un costo del capitale a carico delle imprese
italiane di oltre 6 miliardi di euro all'anno, pari a quasi 30 miliardi
nel periodo 2009-2013. Il dato emerge da una ricerca realizzata dal
centro studi "ImpresaLavoro" di Udine. I pagamenti del committente
pubblico italiano arrivano in media dopo 170 giorni dal ricevimento
della fattura, mentre i fornitori privati di norma pagano dopo 60
giorni. Secondo le stime prudenziali di 'ImpresaLavoro', l'ammontare
per il 2013 è di circa 74,2 miliardi di euro, pari a circa il 4,8% del
Pil. Lo stock di debito commerciale della nostra P.A risulta in calo:
nel 2010, esso aveva toccato la cifra record di 87,3 miliardi di euro,
pari al 5,5% del Pil. ''La diminuzione dello stock è dovuta alla
riduzione della spesa pubblica relativa all'acquisto di beni e servizi,
nonché dei tempi di pagamento concordati con i fornitori. Non è quindi
diminuito il ritardo medio nel pagamento delle fatture'' si afferma
nello studio.
Ansa.it