L’allarme delle
Province, colpite da tagli per 9 miliardi: non possiamo garantire la
sicurezza e il riscaldamento delle aule Da Genova a Bari, tremila
istituti senza i fondi necessari per la manutenzione. Banchi dagli
sponsor e bidelli imbianchini - ROMA L’allarme apertura delle scuole,
che dal 2012 a oggi è cresciuto ogni estate con un’intensità pari ai
tagli subiti, nelle parole del presidente della Provincia di Bari si fa
grido: «Il 17 settembre non riusciremo ad aprire i portoni dei nostri
138 istituti, ci manca tutto». Francesco Schittulli ha scritto al
presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ha scritto proprio così: «La
ripresa delle lezioni potrebbe non essere garantita per questioni di
sicurezza». Al suo bilancio mancano 43,5 milioni di euro, destinati
alla manutenzione ordinaria e straordinaria: eliminazione delle
architetture pericolose, acquisto degli arredi basilari.
Nello specifico, la Provincia di Bari sta chiedendo alla Regione Puglia
116 milioni di arretrati, ma non sono le partite di giro tra enti
locali il nocciolo del problema. La questione è questa: tra il 2011 e
il 2014 alle Province d’Italia sono stati sottratti 9 miliardi e 415
milioni, un miliardo e sette solo quest’anno. Altri 344 milioni di
finanziamenti statali non più dovuti (lo dice la riforma Delrio,
entrerà in vigore il 12 ottobre prossimo) toglieranno alle centosette
Province l’ossigeno per sopravvivere. Le Province italiane non sono
state abolite, solo fortemente depotenziate, e continuano ad avere in
carico uno stock importante di scuole: 5.179 edifici che ospitano 3.226
secondarie. Continueranno in futuro, senza soldi. I presidi baresi
rivelano che con i finanziamenti europei ormai si comprano le sedie per
le aule, si realizzano i controsoffitti. I bidelli, in Puglia, sono
diventati pittori per le imbiancature interne, elettricisti per
l’installazione delle telecamere. Impalcature dimenticate da anni,
finestre cadenti. Per i banchi rotti, spesso, ci si rivolge a sponsor
privati.
Al liceo scientifico Scacchi, pieno centro, il dirigente ricorda come
da due anni servano 800 sedie nuove: la Provincia ne ha promesse la
metà, ha organizzato il bando e alla fine ha fatto sapere: «Ci
chiudono, non possiamo più comprarvi le sedie».
Il presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria, Antonio
Eroi, ha detto ai colleghi rottamandi: «C’è il rischio concreto che a
settembre le scuole medie e gli istituti superiori non possano aprire
perché le amministrazioni provinciali non potranno fare i bilanci».
Domenico Zinzi (Caserta) lo ha detto al ministro dell’Interno, Angelino
Alfano, compagno di partito: le nostre cento scuole in queste
condizioni non otterranno il certificato di agibilità.
Dipendenti e funzionari della Provincia di Biella — che nell’autunno
2012 ha già registrato un default — hanno srotolato striscioni al Giro
d’Italia: «Siamo destinati a morte certa». Sessanta sindaci hanno
chiesto un incontro con il governo: «Da ottobre non potremo avviare il
riscaldamento
delle aule». Lo scorso inverno i ragazzi sono rimasti in classe con il
cappotto, in una zona dove le temperature vanno sotto zero da novembre
a febbraio. A Teramo — meno 14,2 milioni in due stagioni — la
sottrazione del calore a scuola è una voce necessaria. Per la Provincia
di Cuneo sono in arrivo altri tagli per cinque milioni e 300 mila euro:
«Con questi ammanchi », assicura il commissario Giuseppe Rossetto, «non
saremo in grado di far partire le scuole ». Si va verso il disavanzo,
«anticamera del dissesto».
La Provincia di Milano ha trovato geniale l’idea genovese (ottanta
strutture, otto milioni da risparmiare) di togliere il sabato alla
settimana scolastica: gli studenti sono felici, ventidue presidi su 57
delle superiori hanno aderito, l’amministrazione ha accolto entusiasta
la possibilità di risparmio. Lecco ha più volte sottolineato «la totale
assenza » di risorse economiche: «Non abbiamo alcuna copertura
finanziaria per qualsiasi gara d’appalto». Poi, a compromettere il
prossimo avvio dell’anno scolastico, ci appalesano i soliti vuoti negli
organici. Rivela la Cgil scuola della Toscana: «A settembre
104 istituti in regione saranno senza preside, 50 senza segretario,
2.706 cattedre saranno vacanti».
La situazione dovrà sbloccarsi entro luglio, dicevano i presidenti,
«altrimenti saranno guai seri». Ad agosto si sta studiando la
reintroduzione della tassa sui passi carrai. «Ci vuole l’apertura del
patto di stabilità anche per noi, come si è fatto per i comuni, ci
stiamo lavorando con il governo », dice il presidente dell’Unione
province d’Italia, Alessandro Pastacci. «Le scuole, comunque, le
dobbiamo far partire».
La Repubblica