Un luogo sarebbe
stato congeniale a Kafka più di ogni altro, sarebbe stato per lui fonte
di mostruosa e immortale ispirazione: la scuola italiana. In questo
periodo si vivono dei drammi farseschi o delle farse drammatiche, di
certo siamo in pieno Kafka. Ahimè ora uscirò dalla letteratura e
piomberò nella scuola italiana: polverosa, farraginosa e povera.
C'è un drappello di circa 4000 insegnanti che ha maturato, secondo la
legge, i requisiti per la pensione, anche seguendo le restrizioni
dell'infausta legge Fornero. Ma c'è un piccolo cavillo tecnico: i
docenti per motivi legati all'anno scolastico sono gli unici che vanno
in pensione non a dicembre ma a settembre e dunque sono gli unici
lavoratori ad essere stati esclusi da quella finestra di pensionamento,
nonostante ne avessero ogni diritto.
Quindi ecco Kafka, quando la burocrazia, ignorante, prende il
sopravvento sulla persona. Quando cavilli tecnici decidono della vita
di individui in carne ed ossa, anche un po' ammaccate. Non solo i 4000
che devono lavorare anche se hanno diritto alla pensione, ma pure i
giovani precari che non sono assunti.
Un'ultima chicca che avrebbe mandato Kafka in visibilio.
Verranno messi in pensionamento forzato alcuni dirigenti della PA. Un
emendamento ha escluso magistrati, primari e docenti universitari, ma i
dirigenti scolastci devono per forza andare in pensione. Io ne conosco
alcuni che non vogliono essere accantonati così, da un momento
all'altro, ma devono rassegnarsi.
Così - tra pensionamenti negati e pensionamenti forzati - il quadro
dell'assurdo è perfetto.
Ora però viriamo verso Orwell, quello della Fattoria degli animali. Nel
romanzo si parla di una fattoria in cui gli animali si ribellano al
padrone e costruiscono una vera democrazia dal basso, ma piano piano
un'oligarchia di maiali prende il sopravvento.
Resta famosa la trasformazione del settimo e più importante
comandamento da parte dei potenti di turno.
TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI
MA ALCUNI SONO PIU' UGUALI
DEGLI ALTRI
Questa frase si adatta molto bene alla situazione dei famosi "Quota
96". Non mandare in pensione chi ha un diritto acquisito, (ma caro
Cottarelli è lì l'unico luogo ove risparmiare? Lì l'unico tema su cui
alzare la voce e pestare i piedi?) contrasta palesemente con quanto
affermato a proposito delle pensioni d'oro. Ve le ricordate? Vi
rinfresco la memoria: non si può fare una legge per ridimensionarle
perché non si può toccare un diritto acquisito.
Ma come?
Allora dobbiamo dedurre che tutti i diritti sono acquisiti ma alcuni
sono acquisiti più degli altri?
E così tutto questo, anche tutto questo, spiega bene perché l'Italia
continua a essere in recessione prima di tutto culturale, politica e
anche giuridica.
Maria Rosa Panté - Personaedanno.it