Primi anni
sessanta del secolo scorso: otto uomini assaltano
un'oreficeria di Milano. Dalle auto, quattro Alfa Romeo Giulia
che bloccano gli accessi alla strada, scendono in cinque col
volto coperto e le armi in pugno. Uno si piazza in mezzo alla strada
col mitra. Gli altri si dirigono verso il negozio per la rapina che
passerà alla storia come la "rapina di Via Montenapoleone": una
rapina spettacolare che colpisce il salotto buono della città. E' il 15
aprile 1964 e il clan dei marsigliesi è sbarcato in grande stile in
Italia.
Milano pastis, romanzo di Davide Pappalardo - giornalista
siciliano che vive a Bologna, da tempo attento al problema
della criminalità organizzata in Italia ed ai suoi intrecci con la
vicenda politica e sociale del paese - prende spunto da
questo fatto di cronaca per scrivere una storia "nera" che ci
riporta ai primi anni sessanta, fra due grandi città: Parigi, sede
organizzativa della rapina, e Milano, luogo della spettacolare
azione criminale . Seguendo i protagonisti della vicenda sia prima
della rapina che dopo attraversiamo luoghi e atmosfere tipica del noir
d'oltralpe (il racconto delle dure vicende di vita delle bande
criminali ha la durezza e la tenerezza di Jean Paul Izzo ) e seguiamo
le disincantate indagini della polizia italiana e francese, che ci
fanno pensare alla grande lezione di Carlo Emilio Gadda e al suo
"pasticciaccio" .
A proposito, il pastis del titolo è il nome di un famoso liquore
marsigliese, profumato all'anice e con un'alta gradazione
alcolica.Il suo nome viene dall'occitano pastís, che significa
"pasticcio" o "miscela" .
Il termine quindi può richiamare in italiano anche i "pasticci",
gli imbrogli, i "grovigli" di cui appunto parlava Gadda. E tanti sono
i "pasticci" italiani , vicende ancora poco chiare, alle
quali si addice il noir, il colore di questo romanzo. Il 1964 infatti
non è solo l'anno della rapina di Via Montenapoleone, è anche
l'anno del Piano Solo, il tentativo - fallito - di un colpo di
Stato da compiersi ad opera della "sola" arma dei carabinieri contro le
preoccupanti aperture del centrosinistra.
Come hanno dimostrato poi diverse inchieste su questa vicenda e su
altri simili misteri italiani, tanti sono i punti di
contatto fra criminalità organizzata, destra neofascista e servizi
segreti. Il romanzo allude a questi intrecci, ma va oltre.
Nell'incontro fra la realtà ( i dati dell'inchiesta da cui l'autore è
partito) e l'invenzione, i personaggi assumono via via spessore e
umanità e ci raccontano non solo la vicenda che li vede protagonisti,
ma anche le loro storie. Storie difficili, vite ai margini della
società, rese con un linguaggio duro, sferzante, attento allo
slang dei diversi ambienti, ma anche alle parlate dialettali.
Una prova impegnativa e interessante, quella di Davide Pappalardo, una
strada sicuramente da percorrere, magari per rievocare altri "pasticci"
della nostra storia recente.
Luca Cangemi
lucangemi@libero.it