Presso l'ufficio
scolastico di Milano è già arrivata la polizia di Stato chiamata dai
ricorrenti Adida per omissione d'atti d'ufficio e
inottemperanza da parte dell'ufficio
scolastico di Ordinanze del Consiglio di Stato. Sul luogo referenti
Adida per eventuali contatti.
Momenti convulsi e grande confusione stanno caratterizzando le
convocazioni per l'attribuzione degli incarichi a tempo determinato da
parte degli uffici scolastici provinciali ai docenti iscritti nelle
graduatorie ad esaurimento, in vista della riapertura dell'anno
scolastico. Tra i destinatari dei contratti su posto vacante, fino al
30 giugno, migliaia di ricorrenti Adida che il Consiglio di Stato ha
ordinato di inserire nelle suddette graduatorie, già nel mese di marzo,
costretti ad un ennesimo contenzioso per costringere gli uffici
scolastici ad ottemperare. Fortissime sono state le resistenze ad
inserire questi docenti nelle GAE, procedura che è durata mesi e con
ostruzionismo evidente nell'attribuzione dei punteggi corretti, un
ritardo costato caro ai vincitori del ricorso in quanto ha impedito la
loro assunzione a tempo indeterminato, quella prevista dal “piano 0” de
La Buona Scuola, nonostante l'Ordinanza parlasse chiaro.
Nemmeno l'ottemperanza ha portato gli uffici scolastici a provvedere in
modo solerte e uniforme a gestire la presenza dei vincitori del ricorso
nelle graduatorie e, a fronte di qualche provincia, la maggior parte
dei dirigenti continua a dichiarare l'indisponibilità
dell'amministrazione a dare piena esecuzione del provvedimento
giudiziario, con evidente omissione d'atti d'ufficio. Torino, Lucca,
Mantova, le provincie dove è stato persino richiesto l'intervento delle
forze dell'ordine e, nelle prossime ore, anche Milano potrà essere
teatro di manifestazioni di protesta e pressioni affinché l'Ordinanza
del Consiglio di Stato sia applicata a favore dei ricorrenti.
Proprio da Milano, infatti, è partita la nostra azione di ottemperanza
che ha permesso di chiarire che la natura della riserva con la quale
sono stati inseriti in GAE i docenti, non influisce in alcun modo sulla
loro posizione lavorativa e l'assunzione di incarichi, cosa ancor oggi
negata dagli Uffici scolastici. Questo, secondo noi, è stato fortemente
condizionato dall'assenza di un atto formale da parte del MIUR che
permettesse ai dirigenti degli uffici stessi di inserire i ricorrenti
nelle GAE con modalità uniformi e, soprattutto, di eseguire un
provvedimento giudiziario inequivocabile. L'indirizzo politico, quindi,
che ha voluto eliminare una fetta importante di precariato, quello
escluso dalle GAE appunto, semplicemente negandone persino lo statuto
di precari, disapplicando la direttiva europea contro lo sfruttamento
del precariato, si sta ripercuotendo pesantemente sull'obbligo da parte
delle amministrazioni di assumersi le proprie responsabilità, nonché
sulla vita di migliaia di docenti estromessi dai piani di assunzioni in
atto, pur avendone pienamente diritto.
Accanto alle proteste, che almeno hanno il pregio di portare alla
ribalta questioni che una parte della politica e delle istituzioni
volutamente tacciono, l'associazione Adida, a difesa dei diritti dei
propri ricorrenti, sta valutando una serie di azioni legali di
risarcimento, visto il gravissimo danno subito dal mese di marzo ad
oggi dai docenti titolari del provvedimento. Inoltre, la questione è
stata posto al vaglio della Procura della Repubblica a seguito di una
querela che permetta di risalire alle responsabilità dell'accaduto,
visto l'inaccettabile “scaricabarile” tra amministrazione centrale e
territoriali di cui siamo stati in questi mesi testimoni. A questa, ne
seguiranno molte altre, contro l'operato dei vari Uffici scolastici
provinciali e regionali che ostinatamente dichiarano di non voler
ottemperare, vista l'evidente disparità di trattamento subita dai
docenti a seconda della provincia di inclusione in graduatoria. Andremo
avanti fino in fondo, per ristabilire equità e giustizia, a sostegno
dei nostri ricorrenti che da anni subiscono le vessazioni del MIUR.
Valeria Bruccola