
Questa situazione, però, va necessariamente letta politicamente, soprattutto dopo le dichiarazioni che ribadiscono la legittimità dell'esclusione dal concorso dei non abilitati, come stabilito dalla legge. Ma quanti si sono chiesti quale sia veramente lo spirito dietro questa iniqua legge? Il “Concorsone” del 2012 aveva tentato la stessa parziale esclusione, impedendo l'accesso a determinati blocchi di laureati. Tuttavia i Tribunali li hanno ammessi, rilevando come il bando non potesse irragionevolmente escluderli, viste anche le disattenzioni normative e procedurali che hanno caratterizzato il sistema di reclutamento scolastico per oltre dieci anni.
Poi, nel 2015, arriva la Legge 107 e, come il Governo vuol far credere, pretende di mettere ordine in una materia complessa e annosa, come il precariato scolastico, frutto di una stratificazione irrazionale e di scelte politiche di volta in volta diverse a favore di un sistema di formazione mai rispettoso delle persone o dei bisogni del reali del sistema. Ecco, qui è il nodo: può una legge aggirare le sentenze escludendo possibili candidati ad un concorso pubblico, candidati per altro già pienamente inseriti nel sistema di reclutamento a tempo determinato, in modo assolutamente cinico e senza ripensamenti?
Diverso sarebbe stato, in un quadro politico rispettoso delle persone, dei cittadini, oltre che dei titoli e delle professionalità, se la scelta di riservare un concorso agli abilitati fosse stata completata da una adeguata programmazione volta ad assorbire quel precariato pregresso, assunto dalla III fascia d'istituto, precariato non autogeneratosi ma con il quale anche l'attuale amministrazione ha siglato migliaia di contratti, nonostante i proclami demagogici e vuoti che hanno accompagnato il varo de “La Buona Scuola” contro la “supplentite”. Invece, l'esclusione dei non abilitati non è nemmeno stata confortata dall'annuncio di percorsi abilitanti, né ordinari né straordinari, questi ultimi richiesti dal 2014, per risolvere il problema dei docenti non abilitati con anni di servizio alle spalle e per rispondere alla nuova prospettiva imposta dall'attuale Governo di accedere al reclutamento solo con il famigerato titolo abilitante.
Lo stesso titolo, tuttavia, non sembra essere necessario per fare da tappabuchi in un sistema nel quale i recenti piani di assunzione hanno avuto un impatto insignificante, non avendo escluso minimamente il ricorso al precariato, anche non abilitato, e senza lasciare intravedere alcuna soluzione adeguata alla categoria nei prossimi anni, date le premesse e l'insufficienza dei posti messi a bando rispetto alle esigenze del sistema.
Insomma, dal nostro punto di vista, i criteri scelti per il bando dell'attuale concorso sono totalmente inadeguati, sia per gli esclusi, sia per coloro i quali è rivolto, di fatto a loro volta esclusi insensatamente dai piani di assunzione attuati. A cosa serve un concorso per selezionare abilitati, ovvero docenti già formalmente “perfetti” per esercitare la professione che già esercitano? E perché un docente non abilitato non può dimostrare le sue capacità e competenze attraverso un concorso pubblico, strumento che è servito in tutta la storia della Repubblica proprio per stabilire l'accesso alle professioni? La politica non risponde, non risolve, anzi genera nuove contraddizioni e, cosa assai più grave, stabilisce nuove regole che danno vita a nuove disparità, non rispettando nemmeno i principi costituzionali di equità ed uguaglianza.
In modo discutibile, poi, il mondo politico si sbilancia in previsioni, sostenute dall'attuale legge, auspicando l'esclusione dal concorso, nel merito, dei non abilitati, a dispetto delle cautelari. In mancanza di griglie di correzione adeguate che, nonostante le richieste, non sono state ancora rese note, come possiamo escludere che al merito non si arriverà mai e che i ricorrenti, per i quali saranno forse attivate sessioni suppletive, quindi individuabili, saranno adeguatamente valutati?
Si tratta di uno scenario sicuramente delirante ma, nel clima di totale ambiguità in cui è avvolto questo concorso, ogni scenario, se non altro, appare possibile.
Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale Adida
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