Il Concorso
docenti 2016 si sta svolgendo regolarmente... così si è letto e
sentito ovunque, dal primo giorno di questo insensato quanto inadeguato
strumento di reclutamento, incostituzionale perché ha escluso una parte
dei
docenti in servizio da anni, i docenti di III fascia, i giovani, gli
specializzati, ecc., “riservato” a professionisti abilitati, in
possesso
cioè di tutti i titoli e le certificazioni valide per insegnare.
Infatti, i
docenti che hanno dovuto effettuare un concorso bandito in “tempi
record”,
ovvero oltre tre mesi dopo la scadenza segnata dalla legge 107, sono
tutti
docenti in servizio nella scuola pubblica, quindi non solo abilitati e
titolati, ma chiamati a svolgere a pieno titolo il ruolo per il quale
oggi
i MIUR pretende di selezionarli. Un enorme bluff, costato milioni allo
Stato, un'enorme bufala, perché i posti banditi non sono minimamente
sufficienti a coprire il fabbisogno del sistema scolastico statale.
Eppure,
il MIUR, sordo a ogni richiesta di ripensamento, ha preferito
sbandierare
una proposta politicamente apprezzata da chi la scuola non la vive e
non la
conosce, piuttosto che arretrare di un passo.
Ma dietro ai sorrisi
smaglianti della Ministra e alle sperticate ed enfatiche dichiarazioni
del
Sottosegretario Faraone, si nasconde una realtà torbida e
inaccettabile:
una pioggia di segnalazioni, infatti, è arrivata alla nostra
associazione,
relativa alle numerose irregolarità riscontrate dei partecipanti al
Concorso docenti 2016 sia durante lo svolgimento delle prove che nella
modalità stessa con cui sono state fatte le convocazioni dei candidati.
Molte delle segnalazioni pervenute, da ogni angolo del Paese, hanno
riguardato la totale mancanza di griglie di correzione, pubblicate con
molto ritardo, dopo l'espletamento delle prove, cosa che porta a
pensare
possa essere scaturita dalle verbalizzazioni pretese dai candidati
durante
lo svolgimento delle prove; l'assenza di trasparenza rispetto alla
composizione della commissione, anch'essa pubblicata in alcuni casi
“postuma” e composta da docenti in pensione, quindi privi delle
competenze
chiamati a valutare; la mancanza di indicazioni chiare relative al
funzionamento del programma utilizzato per lo svolgimento delle prove,
programma “testato” sulla pelle dei primi partecipanti al concorso,
molti
dei quali hanno perso irrimediabilmente il loro lavoro, proprio a causa
di
tale inammissibile “leggerezza”, e molto molto altro.
Tra queste presunte
irregolarità, sono numerose le denunce di anomalie assai preoccupanti,
sulla cui gravità sarà chiamata ad esprimersi la Procura della
Repubblica,
nel merito di un esposto che siamo in procinto di depositare e in cui
abbiamo raccolto, sottoscritto da oltre quattrocento docenti, non
soltanto
le irregolarità e le anomalie più ricorrenti ma anche casi difficili da
credere, come l'invito a firmare le buste rivolto ai candidati dalle
commissioni, la presenza di non abilitati senza provvedimenti cautelari
regolarmente iscritti a partecipare o il mancato rispetto dell'ordine
alfabetico per l'assegnazione della sede e dell'aula di esame.
Ora, dopo gli ennesimi fatti eclatanti, che hanno interessato intere
classi
di concorso e le prove pratiche, fatte eseguire “per iscritto” per
carenza
di strutture adeguate all'espletamento delle prove, la stampa nazionale
finalmente si sta occupando di noi e da più parti si leggono le
“bastonate”
ricevute dai docenti che hanno partecipato al concorso, colpiti da
bocciature da record che in molti casi non permetteranno di ottenere
tante
idoneità quante sono i posti disponibili. Sarà che il MIUR, per
rispettare
i tempi assurdi che si è dato, ha pensato bene di “consigliare” di
ridurre
il numero degli esaminandi?
Ben venga, che il Paese conosca quello che
abbiamo dovuto subire e stiamo ancora subendo. Tuttavia, le denunce
mediatiche non bastano e noi abbiamo deciso di passare ai fatti.
Vedremo se
l'umiliazione subita, dopo anni dedicati allo studio e all'esercizio
della
professione, potrà essere compensata e riequilibrata dalla Giustizia.
Certo
che il sistema di formazione non ne esce proprio bene, se i nostri
titoli,
conferiti dalle Università statali, non corrispondono ad una
preparazione
adeguata a superare un concorso pubblico.
Ma non ne escono bene nemmeno il
sistema scolastico, che finora ha utilizzato, sfruttandoli da precari,
insegnanti ritenuti incapaci dagli esaminatori e tanto meno il sistema
di
valutazione complessivo, che fa acqua da tutte le parti, carente di
trasparenza ed equità, con troppi spazi lasciati alla discrezionalità
dei
commissari. Vedremo se i nodi verranno al pettine!
Valeria Bruccola, Coordinatrice
nazionale Adida