
Coloro che manifestano oggi chiedono l'annullamento dei trasferimenti interprovinciali di scuola primaria e secondaria inferiore pubblicati nei giorni scorsi. Perché, secondo quanto dichiarato dagli interessati e in base a quanto riscontrato dai sindacati, l'algoritmo che ha provveduto ai trasferimenti, in parecchi casi, non avrebbe rispettato l'ordine di punteggio per assegnare ai docenti gli ambiti territoriali per il prossimo anno scolastico, ma avrebbe seguito altri criteri. E docenti con punteggi più alti si ritrovano al Nord, mentre colleghi con meno punteggio in Sicilia o in sedi meno disagiate.
Gli insegnanti in piazza sono gli assunti nel corso dell'anno scolastico appena trascorso - il 2015/2016 - con la legge della Buona scuola, ma nelle due fasi in cui il cervellone ministeriale poteva collocare in una qualsiasi provincia italiana i precari delle graduatorie provinciali da assumere. La protesta scoppia adesso perché l'anno scorso molti neo immessi in ruolo - coloro che avevano già una supplenza - hanno posticipato il trasferimento al Nord. Ma adesso sono costretti a spostarsi almeno per tre anni prima di tornare a casa.
Una situazione che, considerata l'età di tanti ex precari, rischia di mettere in crisi famiglie con bambini piccoli o genitori anziani da accudire. Per Marcello Pacifico, leader dell'Anief, si tratta "di 50mila docenti meridionali in prevalenza ultra quarantenni e cinquantenni, che rischiano fortemente da questa estate di essere 'nominati' per andare ad insegnare in una delle cento province italiane, anche lontana centinaia di chilometri dai propri cari".
Salvo Intravaia - palermo.repubblica.it