Sono trascorsi cinque
lustri dall'anno di grazia 1991, quando a Massa e
altrove si è voluta ricordare solennemente la ricorrenza dei cento anni
dalla pubblicazione della prima edizione ufficiale di " Myricae"
di Giovanni Pascoli. La vera celebrazione in effetti
è stata quella intrapresa dal Comitato Pascoliano di
Massa in virtù della passione autentica di Antonia Cerboncini e Walter
Fiani, che hanno coinvolto istituzioni e scuole
nell'iniziativa affascinante di reperire e pubblicare documenti
inediti e fare intervenire i più qualificati studiosi del Poeta
romagnolo nei serrati dibattiti che allora si svolsero tra Liceo
Classico "Pellegrino Rosssi" e Palazzo Ducale di Massa. Il
Liceo apuano poteva vantare la presenza di un archivio storico ricco e
ben conservato e di un registro dei verbali del Collegio docenti nel
quale si udiva ancora la voce cristallina dell'autore di "Myricae". Qui
egli aveva insegnato latino e greco e dopo di lui vi insegneranno
B3albino Giuliano, Manara Valgimigli, Enrica Carpita ed altri docenti
di valore.
In quell'anno di grandi propositi editoriali e e di pregevoli
interventi istituzionali (mi sembra giusto ricordare
l'attivismo bibliografico dell'assessore alla Cultura pro
tempore, Dott. Pier Paolo Santi) si sono messi in moto
tutti gli organismi pascoliani e si è rievocato
puntualmente il soggiorno in città pure delle due sorelle del
Poeta, Ida e Maria. In quell'anno sono state prodotte inoltre
attività culturali non mediocri e saggi critici più che
dignitosi attorno al Pascoli massese ed alla genesi apuana di
"Myricae" . I professori Emilio Palla e Sergio Pellegrinetti sono stati
artefici di significativi contributi storiografici. Il loro
lavoro è davvero funzionale alla ricostruzione di un Pascoli nazionale
e non solo massese. Il merito maggiore di tutta l'operazione va
attribuito però ai due organizzatori citati, infaticabili e
generosi uomini di scuola e di cultura. A loro si deve la curatela di
molte opere pubblicate con finanziamenti municipali .
L'attività del Poeta a Massa negli anni della sua
permanenza in città, con la stesura più o meno definitiva di scritti in
prosa ed in poesia, è stata ripensata, approfondita e pubblicata ed è
disponibile nelle biblioteche civiche apuane. Le liriche massesi del
Poeta, raccolte e selezionate anche con l'ausilio di cronologie fornite
in scitti minori dalla sorella Naria, sono state ristudiate e
ripubblicate in modo autonomo e molti studiosi locali hanno
dedicato le loro energie chiarificatrici. .Io stesso ho dato il mio
contributo teoretico nei limiti delle mie capacità e ho tentato
di presentare un Pascoli né simbolista né impressionista, né idealista
né naturalista, ecc. un Poeta con una ideologia della sofferenza
esistenziale e con una poetica pluralista che abbraccia il
"fanciullino", il "nido" e tutto il resto di sentimenti e pensieri
utili alla costruzione dell'arte pascoliana e particolarmente di
"Myricae", la raccolta più fresca e creativa, quella con la quale si
entra in una " nuova" modernità nella storia della poesia italiana.
L'ideologia del Pascoli non è riferibile dunque ad una condizione
unica, ma ad una serie di condizioni e di fattori teoretici e pratici
che magari si sono prestati ad essere unificati con parole d'ordine di
scarsa incisività o di grande banalità che sono state facilmente
aggredite da Croce e dai crociani. Ma la verità estetica è
più complessa del semplice riferimento al "fanciullino" ed al "nido" ed
abbraccia intuizioni e idee che operano nella profondità dell'arte e
che non si lasciano banalizzare in dimensioni deboli ideologicamente e
psicologicamente nella prassi dell'arte. La poetica pascoliana consiste
in una pluralità di pensieri, di varia natura, a partire
da quello assai profondo del sognatore di un rifugio sicuro nella
tempestosa avventura dell'esistenza. Anche gli uomini forti piangono e
cercano un luogo sicuro dal quale possano osservare non visti. Ma
la realtà è dura e nessun velo può nasconderla. La poetica del
Pascoli massese o nazionale oscilla prevalentemente tra
dolore, sofferenza e morte e non vi è nido che consoli al soffiare
della bufera. L'immagine che viene alla memoria è quella del
carrettiere che atttraversa neri e pericolosi territori con
disinvolta leggerezza" O carrettiere che dai neri moni/ vieni
tranquilloe fosti nella notte/sotto ardue rupi, sopra aerei ponti/, O
carrettiere che dai nerivai tranquillo, e fosti nella notte/sotto aedue
rupi, sopra neri ponti"( "Carrettiere", in "Myricae").monti"( da
"Carrettiere" in
"Myricae").
Il "nido" simboleggia l'immaginifico sogno di armonia, di quiete
e di fraternità nella giungla che è la vita concorrenziale e
conflittuale nella società piccolo-borghese Nella tempesta
e nel dissidio si immagina un luogo utopico di assoluta
tranquillità, nel quale i contrasti sono banditi e gli umani ritornano
fratelli dopo aver sperimentato l'odio e la barbarie. La barca
dell'esistenza affonda e con la memoria delle origini matriarcali
si cerca la salvezza in una fantastica dimora platonica ripulita
e riplasmata sulla base dei valori cristiani e primordiali
di aiuto reciproco e di fratellanza genuina: "Ma gli uomini amarono più
le tenebre che la luce più il male altrui che il proprio bene."( dalla
Prefazione alla terza edizione di "Myricae" del 1894).Qui si introduce
un elemento di novità non empirica, e cioè un'entità superindividuale
tratta da Giovanni e facilmente rintracciabile in un a sfera metafisica
di un male assoluto che domina la volontà degli umani. La musica
pascoliana cambia repertorio e si La liricità avvertono altri
ritmi e più forti tonalità. La lirica in "Myricae" non si
lascia sopraffare dalle operazioni speculative grandiose e rimane
legata al suo naturalismo teoretico per la ricerca di immagini
minimaliste che diano un segnale poderoso all'umana
piccolezza.
Forse il X agosto del 1867, il giorno dell'assassinio del padre Ruggero
Pascoli, è l'inizio individuale e familiare della scoperta
del male empirico, ma vi deve essere un Maligno metafisico che si
aggira per l'universo e ne conquista l'essenza; e tutti
gli altri giorni sono come quello per tutti gli umani. La rondine
ritornava al suo nido, cadde tra spini e interruppe per sempre il
rapporto affettivo con i suoi piccini, esattamente come Ruggero, il
padre di Giovanni Pascoli, e come tutti gli altri. Anche questa
lirica va alla ricerca di una tranquillità impossibile nelle
vicende della storia antropologica. Anch'essa fa parte di
"Myricae", dove non mancano le varianti sintattiche, linguistiche e
stilistiche accanto al policentrismo ideologico ed
esistenziale che non può dare unità ed omogeneità e neppure
organicità alla poesia pascoliana, come del resto aveva già
chiarito lo stesso Benedetto Croce quando per questa ragione
soprattutto non aveva potuto apprezzare il Poeta romagnolo.
Certo, la disorganicità, da sola o in compagnia di altre
componenti, non è sufficiente a decretare il destino della
poesia, specie dopo la rottura operata dal futurismo e
perciò ho sempre preferito affidarmi ad altre nozioni più fluide
per definire l'arte del Pascoli. Il fatto che il Poeta fosse un
grande intellettuale ed un sommo letterato, un autentico
classicista ed un professore, tutto ciò ha infranto i
sogni di purezza teoretica tanto cara a l Croce e immesso la
lirica pascoliana sul terreno assai viscido dell'ideologismo e della
ricerca sistematica ed intenzionale di significative
analogie, di fronte alle quali passano in seconda linea o arretrano le
varie poetiche unitarie del "fanciullino" o del "nido" e avanzano
le considerazioni estetiche ed esegetiche come si può facilmente
eevincere soprattutto nella raccolta poeica di "Myricae" con il
supporto di prefazioni, spiegazioni e aggiunte
teoriche. "Myricae" è una miniera di pensieri, immagini ed
intuizioni di una forte creatività: un vero laboratorio poetico e non
solamente un luogo della prima e più genuina poesia del Pascoli .
Qui si trovano pure le liriche "massesi" e si può cogliere l'importanza
che l'area apuana ha avuto per il Poeta nell'elaborazione del suo
linguaggio artistico.
Il Pascoli ha dato molto a Masa, ma ha anche ricevuto tanto in
termini conoscitivi, affettivi e linguistici. La poesia "Il Lauro" si
potrebbe assumere a paradigma di un'estetica plurale e di un sentimento
di calda simpatia per il territorio apuano Massa lo ha arricchito
esteticamente e lui dichiara il suo amore alla città apuana:
"Nell'orto a Massa- o blocchi di turchese, /alpi Apuane! O lunghi
intagli azzurri/nel celestino,, all'orlo del paese...". L'alloro è
l'immagine dei sogni di gloria infranti o superati dalla dura
realtà dell' economia di mercato che ha introdotto nuovi
strumenti r produttivi. La natura incontaminata è un'entità
indefinibile, di valore inestimabile. Ed è un altro aspetto
ideologico quello che il giovane contadino Fiore, convinto coltivatore
di cavoli, vede nel suo mondo e che ritiene
sia il progresso, mentre non riesce a comprendere il valore
degli ideali e della vita letteraria ed artistica. . Il Poeta lo
ricorda con affetto e commozione. Egli esprime gratitudine ad una
terra integra, la cui bellezza è certamente superiore a qualsiasi
dimensione economica. Pure queste riflessioni rientrano nel e gli
studiosi è opportuno precisare che i riferimenti biografici, geografici
e e Pascoli pluralismo ideologico e sentimentale del Poeta
romagnolo e confermano la tesi da me sostenuta.
Infine, per gli studenti e gli studiosi è opportuno precisare che
i riferimenti geografici e cronologici sono stati tratti dal libro di
Maria Pascoli "Poesie varie di Giovanni Pascoli", Zanichelli, Bologna
1914 e che per ulteriori riferimenti ho utilizzato
ampiamente il volume "Myricae" curato da Vincenzo Mengaldo e
pubblicato da Rizzoli, Milano 1991.
prof. Salvatore Ragonesi