
Le prove differenziate
Le prove differenziate, nello schema del nuovo decreto, sono sì previste, ma «hanno valore ai fini del superamento dell’esame e del conseguimento del diploma finale» solo se «equipollenti a quelle ordinarie». Spiega bene il concetto l’avvocato Chiara Garacci, che tutela diverse associazioni: «Con la normativa antecedente tutti i ragazzi disabili potevano avere prove differenziate, anche facilitate, per raggiungere l’obiettivo della licenza. Ora le prove potranno essere differenziate solo in senso metodologico, ad esempio testi in Braille per i ciechi, ma non dal punto di vista didattico». In caso contrario, agli studenti con handicap verrà rilasciato un attestato che gli permetterà sì di frequentare la scuola secondaria di secondo grado ma chiaramente senza avere alcuna chance di diplomarsi a tutti gli effetti: «La programmazione per loro era finora identica a quella degli studenti normodotati, ma procedeva per obiettivi minimi: ora invece rischiano di seguire un percorso di formazione di livello inferiore».
«Non sono pietre miliari»
In sostanza viene modificato il principio del DPR 122/09, che invece vedeva l’esame di primo ciclo per i disabili come la conclusione di un percorso di formazione che l’alunno con disabilità ha seguito in modo personalizzato. «Ormai da oltre vent’anni i ragazzi con disabilità che sono in grado di sostenere una prova d’esame, anche se adattata alle loro capacità, conseguono un regolare diploma- spiega Fogarolo – Invece così viene modificata radicalmente la stessa filosofia dell’inclusione». Il risultato? «Ciechi, Down, e molte altre categorie di disabili che fino ad oggi potevano trovare un lavoro facilmente, grazie alla licenza media, ora resteranno con un attestato che non serve a nulla- sottolinea Daniela Costabile, insegnante di sostegno dei Partigiani della Scuola pubblica- Solo un fatto simbolico, che non li aiuterà ad inserirsi nella società». Ma non tutto è «perduto»: secondo Simona Flavia Malpezzi, deputata Pd che segue le deleghe sulla scuola, «le deleghe potranno essere modificate, non sono pietre miliari: la riflessione è aperta- assicura – e sono previste audizioni di associazioni, neuropsichiatri, esperti, proprio per valutare tutti gli aspetti critici».
Valentina Santarpia
Corriere della sera