Boom di pensionamenti
nella scuola: il 50 per cento in più in appena dodici mesi. Secondo i
dati provvisori forniti dal ministero dell’Istruzione, per il prossimo
mese di settembre si profila una vera e propria fuga dalla cattedra. Il
tutto, mentre la riforma Fornero comincia ad allentare la presa su
maestre e professori, sempre più anziani. E chi può, lascia il posto ai
colleghi più giovani.
«Che sistema scolastico è quello attuale? — si chiede Marilina Aiello,
docente di Matematica in un liceo di Palermo — Non è certamente il
treno che ho preso all’inizio della carriera. I continui cambiamenti in
corso d’opera degli ultimi anni non fanno lavorare bene. Mancano
indicazioni precise e ogni sei mesi c’è una novità. Per questo chi può
va via».
In poco più di un quindicennio, la scuola italiana è stata interessata
da ben quattro importanti riforme: Berlinguer, Moratti, Gelmini,
Giannini. Con slanci in avanti e passi indietro ad ogni cambio di
esecutivo. E con i docenti costretti ad inseguire le novità. Si va via
anche per “colpa” dei genitori? «Quelli che sanno tutto — spiega
Antonietta Bartolomucci, 62 anni, insegnante di scuola dell’Infanzia in
un istituto comprensivo del frusinate — sono in aumento, ma per fortuna
parecchi genitori ancora si affidano alla scuola. Mi mancherà il
rapporto con i bambini, ma sento che è venuto il momento di andare via:
troppi alunni in classe, tutto troppo complesso. Per non parlare delle
strutture che accolgono le sezioni, non sempre adeguate ».
A settembre, saluteranno definitivamente la cattedra 2.594 insegnanti
di scuola dell’infanzia, 5.807 maestre di scuola primaria, 5.378 che
insegnano alla media e 6.436 professori del superiore. In tutto, 20.215
docenti, il doppio del 2013 quando la legge Fornero entrò in vigore.
L’anno scorso furono in 13.454 a passare la mano.
«Il dato numerico — dice Pino Turi, della Uil scuola — non mi
meraviglia: la maggior parte degli insegnanti di oggi è stata assunta
negli anni Ottanta e sta maturando i requisiti per andare in pensione.
Ma restare nella scuola, oggi, non è facile».
«La fuga dalla scuola è un segnale profondo del disagio che il docente
vive — aggiunge Lena Gissi, della Cisl scuola — La mortificazione alla
quale è sottoposto il personale, produce indifferenza e disaffezione.
Ora bisogna invertire la tendenza».
Con tutti questi pensionamenti il rischio è quello di trovarsi alla
disperata ricerca di docenti da mandare in cattedra. Anche se dal
ministero rassicurano: «Il grosso dei 63.712 posti del concorso 2016
deve ancora essere assegnato e ci sono ancora alcune graduatorie
provinciali da svuotare. Stiamo inoltre già lavorando per il prossimo
anno». Inoltre, i docenti più anziani di sempre (età media di 51,5
anni) si avvicinano ai requisiti della legge Fornero e aumentano le
uscite. E per il 2018 sono previsti 30mila pensionamenti.
Salvo Intravaia
La Repubblica