
Allora, se il quadro europeo è così variegato, perché insistere tanto sull’abbassamento dell’età in cui si consegue il diploma di scuola superiore? Per di più di fronte a un tasso di disoccupazione giovanile che davvero non sembra incoraggiare un ingresso anticipato nel mondo del lavoro? A noi sembra evidente che lo scopo è sempre lo stesso e accomuna tante cosiddette novità, dall’alternanza scuola lavoro, al proliferare di progetti e “collaborazioni” coi privati e il mercato, alla didattica per competenze: ridurre il tempo-scuola e abbassare il livello di istruzione complessivo della popolazione scolastica. Produrre cittadini sufficientemente istruiti e specializzati, ma non educati a pensare. Ridurre i saperi e aumentare le “competenze”, creare manodopera a diverso livello di specializzazione, disponibile a lavorare alle condizioni dettate dal mercato, manodopera non in grado di produrre pensiero critico sull’esistente, cittadini inermi di fronte ad ogni cambiamento peggiorativo delle loro condizioni di vita e lavoro. Ogni provvedimento degli ultimi 20 anni, dalla riforma Gelmini alla L. 107, alle leggi delega di quest’anno, va in questa direzione.
È necessario anche sottolineare che ridurre di un anno il tempo della scuola porterà ad accentuare ancora di più il gap tra gli studenti che provengono da famiglie abbienti, in grado di garantire ai figli esperienze, cultura, conoscenze e gli studenti che queste possibilità non hanno, indebolendo ulteriormente il ruolo di ascensore sociale che la scuola pubblica e statale ha avuto per molti anni
Inoltre da lavoratori della scuola, non possiamo non chiederci che effetti un provvedimento del genere possa avere sull’organico docente. Quanti posti di lavoro potrebbero perdersi?
Infine, troviamo davvero inquietante l’idea di aumentare il monte ore annuale da 900 a 1050, dopo che per anni tutti i ministri succedutisi al dicastero dell’istruzione hanno lavorato al taglio delle ore di scuola giornaliere con la scusa dell’eccessiva fatica che quel numero di ore avrebbe comportato per gli studenti. Improvvisamente il problema non esiste più? Sorvoliamo sulla pretesa di concentrare l’ASL nei periodi di vacanza, ovvero sull’ulteriore aggravio di lavoro per studenti e docenti.
Alla luce di tutto questo invitiamo i collegi docenti a bocciare tali sperimentazioni, prive di valore pedagogico, ma utili al progetto di smantellamento del sistema scolastico pubblico e statale in favore della scuola azienda funzionale al mercato.
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