50 euro di elemosina per i docenti e ancor meno per gli
ATA e 500 di aumento per i presidi, 10 volte tanto: basta con lo
strapotere dei dirigenti scolastici! Il 10 novembre la scuola sciopera
contro la politica scolastica del governo e l’inserimento nel contratto
della legge 107, per il recupero almeno del 20% di salario perso in 10
anni. Le notizie riguardanti docenti ed ATA, che giungono dal fronte
della Legge di Bilancio che verrà discussa in Parlamento nei prossimi
giorni, sono micidiali. Dopo quasi dieci anni di blocco contrattuale,
durante i quali hanno perso circa il 20% del salario reale, il governo
annuncia che, col prossimo contratto, ad essi/e verrà restituito a mala
pena il 3% (45-50 euro netti in media) e per giunta in un biennio,
mentre per i presidi si prepara un aumento dieci volte tanto, di 500
euro mensili, per un totale di 11 mila euro lordi annui.
Si intende sancire così, anche a livello economico, lo strapotere e il
ruolo “padronale” dei presidi che già enormi danni stanno facendo, fin
dalla approvazione della legge 107 (la sedicente “Buona Scuola”),
poiché tali superpoteri (assegnazione a proprio piacere del “bonus”,
chiamata diretta dei docenti, distribuzione arbitraria cattedre e/o
potenziamento ecc.) disgregano il tessuto collaborativo nelle
scuole, dando luogo a soprusi continui nei confronti dei docenti ed ATA
che non si piegano alle sciagurate logiche aziendalistiche.
E’ vero che la vittoria giuridica che come COBAS abbiamo ottenuto nel
conflitto all’Istituto Boselli di Torino contro il trasferimento
illegale di Pino Iaria, membro dell’Esecutivo Nazionale COBAS, e di
altri suoi colleghi ha dimostrato, con una sentenza limpidissima, che
tali superpoteri non possono comunque annullare le decisioni degli
Organi Collegiali: ma è altrettanto vero che in molte scuole soprusi
analoghi non trovano purtroppo resistenza e diventano legge “de facto”.
Più in generale, dobbiamo impedire che la legge 107 venga “immortalata”
nel nuovo contratto, chiudendo definitivamente docenti ed ATA nella
“gabbia” della scuola aziendalistica, che fa dilagare una grottesca
Alternanza scuola-lavoro, forma sfacciata di addestramento al lavoro
gratuito o sottopagato, diseducativa e sottraente centinaia di ore di
scolarità; che impone i quiz Invalsi per valutare le scuole, i docenti
e gli studenti; che usa il famigerato “bonus” per gli insegnanti più
“collaborativi” e la chiamata diretta da parte dei presidi per
aumentare la conflittualità tra docenti e formare una sorta di
“aristocrazia” che, senza alcun merito, riceve significative
integrazioni salariali a patto di fornire sostegno pieno alle logiche
aziendalistiche.
Per combattere e invertire tali logiche e in generale
l’immiserimento galoppante, materiale (30 anni fa, il 13,2% della spesa
statale andava all’istruzione, oggi la quota si è ridotta all’8,6%) e
culturale, nel quadro dello sciopero di tutto il lavoro dipendente
indetto dai COBAS, dall’USB e dalla CIB-Unicobas, abbiamo convocato per
il 10 novembre lo sciopero generale della scuola.
Respingiamo l’offensiva elemosina dei 50 euro, vogliamo aumenti che
recuperino almeno quel 20% di salario perso nell’ultimo decennio;
diciamo NO all'inserimento nel contratto dei distruttivi contenuti
della legge 107;
SI’ all’eliminazione della “chiamata diretta” e ad una drastica
limitazione dei poteri dei presidi;
NO all'obbligo esorbitante di 400/200 ore di Alternanza scuola-lavoro,
le scuole tornino a decidere se fare l’Alternanza e per quante ore;
NO al taglio di un anno del percorso scolastico;
NO all’Invalsi come strumento di valutazione delle scuole, dei docenti
e degli studenti;
SI’ all’immediata assunzione dei vincitori dell'ultimo concorso, degli
abilitati e dei precari con tre anni di servizio su tutti i posti
disponibili in organico di diritto e di fatto; e per gli ATA;
SI’ al potenziamento degli organici, le immissioni in ruolo su tutti i
posti vacanti e il ripristino supplenze temporanee (anche per i
docenti). Infine, per ripristinare nelle scuole una accettabile
democrazia sindacale, vogliamo il diritto di assemblea per tutti, e una
scheda nazionale alle prossime elezioni RSU per misurare chi davvero è
rappresentativo.
Manifestazioni si terranno in molte città italiane, a carattere
regionale o provinciale; a ROMA la manifestazione scuola si svolgerà
alle 9.30 al MIUR (V.le Trastevere) e alle 11.30 a Montecitorio,
davanti al Parlamento. Insieme a docenti ed ATA vi parteciperanno anche
studenti medi e universitari, nonché lavoratori/trici di altre
categorie in sciopero.
Piero Bernocchi portavoce
nazionale COBAS