Venti
braccia alzate e vedi per un attimo che lo sorreggono tutte insieme,
davvero, quel sogno
che inseguono, con le famiglie di essere considerati come persone. Come
dice la canzone su
cui ballano. Per due ore si parla di loro e dei loro diritti. Di chi,
troppo spesso, è messo in un
angolo perché non grida, non sbraita, non ha santi in paradiso. E poi
dopo quel ballo se ne
tornano a posto, educati, tranquilli. Orami sono il marchio di fabbrica
dell’Associazione
Augurabile, niente di banale. Solo un ballo, e dieci ragazzi che sanno
emozionare. Eppure
qualcosa si muove. Anche sotto il cielo di Melito. L’occasione è un
convegno organizzato da
Anida onlus, Augurabile e Centro Zenit, nell’aula consiliare del
comune, per fare punto e a
capo sulla disabilità, intitolato “Luci e ombre” in un Paese, l’Italia,
dove le leggi ci sono ma
non vengono applicate. O vengono applicate male.
Come quella sui contrassegni, che finisce
col favorire spesso, l’amico di turno.
O quelle sull’inserimento dei disabili al lavoro. C’è
ancora tanta strada da fare.
Ma qualcosa si muove perché è stato nominato il primo Garante
per i disabili, istituito a Villaricca, il dottor Giuseppe Bove, una
new entry per la Campania,
nelle intenzioni una rivoluzione copernicana.
E siccome i comuni stanno recependo che i disabili possono essere una
risorsa, molti altri
sindaci inseriranno la figura nei municipi. A patto che tutto questo
significhi integrazione vera
e non una nuova forma di discriminazione. Loro, fiduciosi, si affidano
ma per farli vivere
davvero occorre di più.
Giuste le iniziative dei primi cittadini di Melito, Villaricca, Mugnano
che mirano ad abbattere le barriere, a volte anche mentali. Ma non
basta. Bisogna recepire le
istanze dei disabili e di chi li rappresenta. E, attraverso la voce dei
presidenti di Anida,
Augurabile e Centro Zenit rispettivamente Giuseppe Sannino, Valentina
Maisto, Roberta
Palazzo si sente la il grido silenzioso di chi non parla mai.
“Vigileremo, apriremo tavoli, è
solo l’inizio” spiega Sannino. “Ci vuole cuore – gli fa eco Maisto –
abbiamo già realizzato
progetti di integrazione. Uno dei nostri ragazzi con sindrome di down
oggi lavora nella
ristorazione”. Ci vuole più cuore, ci vuole più propensione
all’ascolto. Ci saranno altre
occasioni di dibattito e proposte e risposte concrete. Loro i
diversamente abili, ci guardano.
Sono persone.
anidadan@gmail.com