Abbiamo studiato per mesi e mesi prima di poterci sentire pronti a parlare in pubblico, sia in italiano che in francese, davanti ai nostri corrispondenti e a qualche turista attratto dai nostri discorsi. Alla fine tutto è andato per il meglio e nemmeno la pioggia e il vento hanno potuto fermarci. Insieme ai giovani francesi e ai rispettivi docenti, abbiamo visitato la tanto amata città di Catania, Acireale, Aci Trezza e Aci Castello, terre di leggende, e ancora Taormina e Siracusa. Naturalmente non poteva mancare l’escursione sulla “muntagna”, la nostra Etna. I ragazzi sono rimasti estasiati alla vista di uno scenario che a tratti sembra lunare. Unica la possibilità di vedere insieme due paesaggi, quasi ossimorici, come mare e montagna.
Lo scambio, oltre alla sua importanza educativo-culturale, è stato fondamentale nell’instaurazione di rapporti umani autentici. Non a caso i corrispondenti, per definirlo, hanno utilizzato il termine “amicizia”. Quest’ultimo indica l’unione e la complicità raggiunta tra di noi. Un’altra parola molto gettonata è stata “famiglia”, indicante l’importanza di un rapporto profondo con i genitori ospitanti. Ma il termine che mi fa più sorridere è “cucina”, eh già, perché, come hanno confermato i ragazzi nizzardi, in Sicilia la “vera guerra” si fa a tavola, tra antipasti, primi, secondi, contorni e dolci.
Durante questa settimana, è nato un gruppo che si è mosso sempre “insieme”, anche quando si trattava di passare una serata in allegria. Quanti ricordi condivisi e quante esperienze vissute...
Nel fine settimana con le famiglie, i ragazzi hanno avuto la possibilità di visitare il resto della Sicilia: il Siracusano, i luoghi di Montalbano e l’Agrigentino. Poi, la domenica, abbiamo trascorso un pomeriggio durante il quale i nostri corrispondenti francesi hanno avuto la possibilità di scoprire come funziona una tradizionale scampagnata siciliana. Naturalmente, non sono mancati i panini con le polpette di carne di cavallo e le partite a schiaccia 7.
Ma, purtroppo, tutto ha una fine e il momento del rientro, al quale non si vuole mai pensare, è arrivato. La tristezza, la si percepiva sin dal risveglio; poi, in aeroporto il momento più toccante. Tutto il gruppo, oramai fin troppo unito, è scoppiato in lacrime. Era troppo difficile dirsi addio, salutarsi...
Ma non è stato un volo a fermare il nostro legame e sin da subito, grazie alle nuove tecnologie, ci siamo messi in contatto.
“Nessuno può fischiettare una sinfonia. Ci vuole un’orchestra per riprodurla” (H. E. Luccock).
Andrea Andò classe 4D Liceo Classico Europeo