Sono stati, inoltre, effettuati alcuni seminari durante i quali sono stati affrontati i temi dell’assetto geodinamico della regione etnea, sul gas radon in relazione a tale contesto e dei suoi effetti sulla salute umana. Le attività formative e di raccolta dati sono state coordinate da Sandra La Ferrera (IIS-Amari), Anna Leonardi (geologo libero professionista), Marco Neri e Salvo Giammanco (INGV-OE), mentre gli studenti hanno potuto collaborare fattivamente a tutte le attività di acquisizione ed elaborazione preliminare delle misure insieme all’INGV-OE.
Come noto, l’Etna è un vulcano caratterizzato da fianchi percorsi da numerose faglie, la cui attività espone le popolazioni ad un doppio pericolo: da un lato esse generano sismicità prodotta proprio dal movimento delle faglie, e dall’altro le stesse faglie fratturano il terreno permettendo una più facile risalita di gas, tra cui anche il radon. Le misure di radon condotte presso l’IIS-Amari rientrano, quindi, in un monitoraggio condotto dall’INGV su un territorio ben più esteso, che considera misure condotte sia nei terreni (in-soil) che in abitazioni (indoor), in siti distribuiti lungo tutti i versanti dell’Etna.
I primi risultati delle misure radon indoor sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale Frontiers in Public Health - Environmental Health, in un articolo scientifico intitolato “Preliminary Indoor Radon Measurements Near Faults Crossing Urban Areas of Mt. Etna Volcano (Italy)”. Per tre anni sono state registrate misure continue di radon da dodici sensori collocati in sette edifici ubicati sulle pendici meridionali ed orientali del vulcano, nei territori Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Castello, Paternò, comprendendo anche le misure effettuate presso l’IIS-Amari di Giarre.
Nel complesso, i sensori hanno rilevato concentrazioni medie annue spesso superiori a 100 Bq/m3 (Bequerel per metro cubo, l’unità di grandezza con cui si misura il radon) che corrisponde al valore di primo livello di attenzione per esposizione media annuale raccomandato dall'OMS. In alcuni casi, tale concentrazione media è risultata maggiore di 300 Bq/m3, con punte superiori a 1000 Bq/m3 registrate per molti mesi consecutivamente. Lo studio documenta, inoltre, che le abitazioni con maggiore presenza di radon al loro interno sono ubicate in prossimità di faglie attive. Questo dato conferma, quindi, che la pericolosità delle faglie etnee è data non solo dalla loro sismogeneticità, ma anche dalla loro permeabilità ai gas, che consente una più facile risalita del radon verso la superficie.
Per quanto riguarda l’Istituto Istruzione Superiore “Michele Amari” di Giarre, però, i sensori hanno mostrato valori di radon piuttosto bassi, con medie di lungo periodo comprese tra 30 e 60 Bq/m3 (vedi Fig. 1). Pur essendo misure effettuate solo in due aule dell’edificio scolastico, tali valori risultano piuttosto tranquillizzanti per quanto riguarda la salute della popolazione studentesca che frequenta l’IIS-Amari.
Sandra La Ferrera