La
decisione del TAR sul concorso nazionale per dirigenti scolastici rende
non più tollerabile la permanenza del ministro Bussetti al dicastero
dell’istruzione. Il ministro non può che assumersi la responsabilità
del disastro e dimettersi. Non si può non rilevare che l’incapacità di
garantire procedure concorsuali legittime, trasparenti e razionali ha
conseguenze devastanti: viene dissipata una notevole quantità di denaro
pubblico e si fa ancor più grave una situazione gestionale del sistema
scolastico, che già registra gravi difficoltà. Un numero notevole di
istituti è infatti gestito precariamente da presidi in reggenza che non
possono garantire continuità ed efficacia a scuole sempre più
complesse, anche per le discutibili scelte del “dimensionamento”.
Questa situazione, alla luce del pronunciamento del TAR, è destinata ad
aggravarsi nei prossimi mesi.
Sarebbe stato necessario un ripensamento del ruolo del dirigente
scolastico ma il governo gialloverde non solo non ha tenuto fede alle
promesse elettorali di abolizione della legge 107 ma non riesce, in
questo come in altri casi, neanche a garantire l’ordinaria
amministrazione.
Bussetti deve andarsene per incapacità. Una incapacità dolosa che si
intreccia con una linea politica che tende a destrutturare il sistema
scolastico nazionale per lasciare spazio all’”autonomia differenziata”
di marca leghista cioè alla frammentazione ad uso dei poteri forti e
dei ceti privilegiati.
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