E’ in corso
il dibattito sul tema della autonomia differenziata ed, in particolare,
della cosiddetta regionalizzazione del sistema scolastico italiano. Si
tratta di un dibattito che trova le origini nel contratto di governo
nel quale al paragrafo 20 si legge “Sotto il profilo del regionalismo
l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda
di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo
richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo
comma, della Costituzione”. E continua “Il riconoscimento delle
ulteriori competenze dovrà essere accompagnato dal trasferimento delle
risorse necessarie per un autonomo esercizio delle stesse…”. Dunque già
dalla nascita del governo Conte le parti contraenti avevano
sottoscritto un accordo che faceva presagire alle odierne conseguenze.
E’ inoltre da ricordare che la Regione Veneto ha approvato una legge
nella quale è scritto “Con legge regionale, nel rispetto dei principi
fondamentali delle leggi dello Stato, la Regione istituisce i ruoli del
personale delle istituzioni scolastiche e formative regionali e ne
determina la consistenza organica” (invitiamo ad andare a vedere quali
partiti hanno votato a favore!).
Adesso tutti cadono dalle nuvole e si risveglia in tanti un senso di
unità nazionale del sistema scolastico italiano che fa pensare che né
le forze politiche né le OO.SS. hanno analizzato attentamente quanto
scritto nel contratto e quali conseguenze avrebbe potuto generare.
Ancodis nello scorso mese di marzo, proprio a 20 anni dalla
promulgazione del DPR 275 sull’autonomia scolastica scrisse
“Fu vera autonomia?… o piuttosto nei fatti è un’autonomia
“germinale” alla quale – volutamente in questo ventennio – sono stati
posti limiti, vincoli e paletti che ne hanno condizionato la vera
portata innovativa fino al tentativo di sottoporla OGGI ad un’autentica
“eutanasia”?
Comprendemmo proprio che era in corso un tentativo lungo almeno 10 anni
di indebolimento dell’autonomia scolastica per giustificarne il
fallimento e prospettare la nuova visione: la regionalizzazione.
Nulla di più falso! Nulla di più mistificante! Nulla di più demagogico!
L’autonomia scolastica ha subìto colpi (fuoco amico) che l’hanno
indebolita ma non abbattuta ed occorre dire a chiare lettere che
l’alternativa della regionalizzazione determina quel virus di diversità
che farà distinzione in aree regionali di serie A e di serie B, in una
visione duale e differenziata del sistema scolastico italiano.
Non possiamo passare dal sistema dell’autonomia scolastica seppur
ferita di oggi a quella delle autonomie regionalizzate e poi
confliggenti!
Per Ancodis, invece, occorre davvero dare forza al DPR 275 – dalla
autonomia didattica a quella organizzativa, da quella di ricerca a
quella finanziaria – per fare esprimere la vera
potenzialità dell’autonomia scolastica finalizzata alla
costruzione di un sistema scolastico NAZIONALE, MODERNO, EFFICIENTE,
SOLIDALE.
Per questa ragione, Ancodis sostiene convintamente la lettera aperta di
uomini e donne della scuola che hanno aderito al nascente movimento
Stati generali della scuola contro la proposta di regionalizzazione
partendo dal principio che “La Repubblica ha il dovere di garantire
pari opportunità a tutti e necessita che siano une e indivisibili le
proprie istituzioni” e rispondendo favorevolmente all’invito per un
confronto costruttivo con le Istituzioni, forze politiche, OO.SS.
associazioni.
Restiamo convinti, quali Collaboratori dei DS, che la moderna scuola ha
bisogno di una visione moderna ma UNITARIA, legata alle radici
culturali e storiche del nostro Paese ma che guardi ai bisogni
contemporanei delle nuove generazioni, che offra a tutti pari
opportunità ma non ponga un freno a quanti vogliono fare emergere le
loro professionalità e competenze, che consenta a tutti – alunni,
personale e famiglie – di poter dire con orgoglio di frequentare e
lavorare nella scuola ITALIANA!
ANCODIS