Al di fuori delle città il paesaggio, frutto dell'incontro tra uomo e natura, è storicamente contrassegnato dall'intreccio, in proporzioni variabili, di tre elementi fondamentali: il bosco, i terreni coltivati, l'acqua. La Scuola di paesaggio "Emilio Sereni", fin qui dedicata prevalentemente al paesaggio agrario, cioè allo spazio coltivato, intende ora aprirsi allo studio degli altri due fondamentali elementi ambientali di questa feconda triade della trama paesaggistica, partendo dall'acqua considerata nella sua funzione di risorsa naturale essenziale alla vita, ma anche nel suo ruolo nei processi di formazione e di gestione del paesaggio.Paesaggi dell'acquaXI EDIZIONE della Summer School Emilio Sereni "Storia del paesaggio agrario italiano".
L'Italia è un paese modellato dalle acque. Non solo per essere circondato dal mare, ma anche per la rilevanza che i suoi fiumi, i suoi laghi, le sue paludi hanno rivestito sul piano degli insediamenti umani, delle forme dell'agricoltura e dell'allevamento. Più in generale dell'organizzazione territoriale, economica e sociale, toccando anche gli aspetti culturali e simbolici della vita comunitaria. Carlo Cattaneoscrisse che l'Italia è una patria artificiale costruita sulle acque, con riferimento alle bonifiche e alle forme di regolazione dell'uso della risorsa idrica, in particolare per l'agricoltura. Emilio Sereni, dal canto suo, includeva tra i paesaggi agrari italiani il "paesaggio delle paludi e degli acquitrini", le risaie, le terre irrigue e quelle frutto del "bonificamento". Per gli agricoltori l'acqua è sempre stata al tempo stesso un'opportunità e un rischio, comportando quindi la necessità di affrontare costantemente problemi di uso e problemi di difesa, sia lungo le coste che nell'entroterra, mentre l'accesso alla risorsa è stato da sempre un ambito di conflitto che nell'orizzonte contemporaneo è destinato ad allargarsi.
La presenza di strutture idrauliche (dagli acquedotti ai mulini, dalle dighe agli impianti per l'irrigazione...) ha punteggiato il paesaggio fin dall'antichità; le pratiche di difesa dalle acque (bonifiche, canali di scolo, sistemazioni idrauliche agrarie e forestali di pianura, di collina e montagna, regimazione di fiumi e torrenti...) hanno impegnato in tutte le epoche lavoro e saperi contribuendo anch'essi all'incessante processo di territorializzazione; le forme di regolazione dell'accesso all'acqua - dai bisogni domestici a quelli agricoli e produttivi, dai trasporti alla produzione energetica - hanno rappresentato una fonte di organizzazione socio-territoriale e un collettore di esperienza giuridica, presentandosi spesso nella dimensione del conflitto, a sua volta generatore di paesaggio. Ne discende che gli spazi caratterizzati dall'acqua sono anche quelli dove si raggiungono più avanzate forme di gestione collettiva delle risorse e che quindi possono divenire oggi interessanti ambiti di sperimentazione per la rinascita di pratiche e sistemi comunitari, nell'ottica di una rinascita territoriale delle zone rurali.
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