Apprendiamo
tristemente i dati riportati su un articolo della Sicilia, in data 8
settembre 2019. In seguito a un calo demografico, all'aumento di
trasferimenti e alla mancanza di servizi, il numero degli alunni
per l'anno scolastico 2019/2020, si è ridotto drasticamente. Ci sono
circa 12000 studenti in meno nelle nostre classi, così riferisce anche
l'onorevole Josè Marano del M5S, la quale presenterà a breve
un'interrogazione al Parlamento della regione Sicilia, chiedendo misure
di intervento. Negli ultimi 10 anni, si è registrato uno " svuotameno"
delle regioni meridionali ( solo in Sicilia 500000 persone), a cui ha
contribuito anche la " Buona Scuola" costringendo tante docenti e tanti
docenti a trasferirsi, in molti casi con figli piccolissimi
a seguito, a migliaia di kilometri dai luoghi di residenza e in seguito
a una assunzione e a una mobilità obbligatoria.
Sul piano occupazionale, l'isola e le regioni del Sud, sono state
deprivate di posti e di lavoratori, soprattutto donne, di età compresa
tra i 40 e i 50 anni, sdradicati dal proprio contesto sociale,
affettivo e lavorativo. L'effetto peggiorativo della 107 ha coinvolto,
quindi, economia e popolazione, consegnando gli stessi territori agli
anziani over 70, con una ricaduta che ha privilegiato solo il Nord ,
mentre i dati Svimez 2019 riportano una previsione di crescita per il
Sud, pari a -0,3% e un calo dell'occupazione a -1,7%. In questa
situazione anche molti giovani sono costretti ad emigrare, per
studio o per lavoro alla ricerca di una più ampia offerta
formativa da sempre negata alle regioni meridionali.
Tutto ciò si colloca nella mai risolta Questione Meridionale, a
cui le parti sociali non hanno ancora dato risposte concrete. Si
ritorna agli albori, all' Archè storico, a quel punto di non ritorno
che vede da più di un secolo il problema del Sud come una spina nel
fianco, di una ricchezza mal distribuita volontariamente, che ha reso i
cittadini del Meridione di serie B.
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