Nella
conferenza stampa di
presentazione dei nuovi criteri per gli esami orali in tempo di
Covid-19 che
inizieranno il 17 giugno, il Ministro
Lucia Azzolina ha dichiarato
che l'esame del secondo ciclo partirà
dalla discussione di un elaborato sulla materia di indirizzo, oggetto
del
secondo scritto seguirà con l’approfondimento di un breve testo di
italiano
studiato durante il quinto anno e con l’analisi del materiale
predisposto dalla
commissione sulle altre materie nell’ambito dei paletti fissati dal
Documento
del 15 maggio. Ultimo step il racconto dell’esperienza di alternanza
scuola-lavoro, finché è stato possibile svolgerla, e si concluderà con
Cittadinanza e Costituzione, ed ha aggiunto: "Mi piacerebbe
che, fra le conoscenze e competenze previste da C&C,
i docenti abbiano la possibilità di confrontarsi con gli studenti in
sede di
esame con l'esperienza vissuta durante la quarantena”
Lo ribadisce Luciano Corradini, già Sottosegretario all’Istruzione e tenace sostenitore dell’importanza dell’Educazione Civica e della cittadinanza attiva alla luce dei valori della Costituzione ed anche se collocate come “ultimo step” del colloquio interdisciplinare, le considerazioni degli studenti sull’esperienza di cittadinanza vissuta sulla propria pelle saranno indicative della maturità critica e riflessiva conseguita.
Gli studenti sono stati protagonisti attivi di un evento epocale che ha cambiato la storia, gli stili di relazione, i comportamenti sociali e che ha segnato angoscia, paura, dubbio, prevenzione, sospetto. Tutti elementi e fattori che hanno fortemente inciso sulla formazione e sul carattere di ciascuno, anche se non possono esistere regole fisse e omologate,
Il colloquio di esame, momento conclusivo del percorso scolastico, non può non tener presente quanto di recente è avvenuto, rinforzato o indebolito dalla pratica della didattica a distanza, che tra luci ed ombre ha segnato un momento storico di innovazione metodologica e didattica nella scuola italiana.
Ora è il momento di fare sintesi degli apprendimenti e mettere in luce le competenze acquisite, dimostrare a se stessi prima e alla commissione dopo di essere cresciuti, di aver maturato pensieri, concetti, idee, valori che gli insegnanti hanno trasmesso ed alcuni hanno anche testimoniato con professionalità e qualità d’insegnamento.
Certamente un colloquio che impone due metri di distanza tra il candidato e la commissione e con tanto di mascherine, ha un’aria di incontro artificiale e artificioso per i mille condizionamenti imposti dalle vigenti disposizioni di prevenzione.
L’atteggiamento dei docenti oscilla tra la comprensione dei disagi subiti dai ragazzi, costretti a restare lontani da scuola per il lockdown, e l’insoddisfazione per non aver potuto portare a termine il lavoro didattico programmato, e non solo l’ultimo anno, ma un cammino di accompagnamento e di formazione che è durato cinque anni e che ha registrato una reale crescita e una vera maturazione.
La verifica e la testimonianza dei valori di cittadinanza “incontrati” nel cammino scolastico formativo e interdisciplinare risponde a quel principio e finalità della scuola che ha il compito di “formare l’uomo e il cittadino”. La consapevolezza di essere portatori di diritti come persone, che la Costituzione scandisce nei primi 12 articoli e attivi e responsabili nel rispetto dei doveri del cittadino, dovrebbe emergere tra le righe dell’elaborato e tra le pieghe di colloquio interdisciplinare.
Se gli insegnamenti trasmessi hanno prodotto un apprendimento efficace, lo studente metterà in evidenza le modifiche apportate al proprio modo di pensare, di sentire e di agire.
Le regole apprese accompagnano il comportamento civico degli studenti che la scuoìa licenzia come “maturi” e pronti ad affrontare il mondo del lavoro o la prosecuzione degli studi universitari, e sarà proprio questo il segno di qualità di una scuola che educa e forma cittadini attivi e responsabili.
Le pratiche democratiche di vita scolastica, assemblee di classe e di istituto, consulte giovanili, partecipazioni ai progetti didattici anche esterni alla scuola, gemellaggi, scambi culturali, Erasmus, sono tutte occasioni formative che, se ben condotte, lasciano un segno indelebile.
Se la scuola non ha “insegnato”, lasciando un vero ed incisivo segno di educazione, ha fallito la sua missione, disattendendo le finalità istitutive che comprendono in maniera unitaria e compatta: l’istruzione e la formazione.
Lo ribadisce Luciano Corradini, già Sottosegretario all’Istruzione e tenace sostenitore dell’importanza dell’Educazione Civica e della cittadinanza attiva alla luce dei valori della Costituzione ed anche se collocate come “ultimo step” del colloquio interdisciplinare, le considerazioni degli studenti sull’esperienza di cittadinanza vissuta sulla propria pelle saranno indicative della maturità critica e riflessiva conseguita.
Gli studenti sono stati protagonisti attivi di un evento epocale che ha cambiato la storia, gli stili di relazione, i comportamenti sociali e che ha segnato angoscia, paura, dubbio, prevenzione, sospetto. Tutti elementi e fattori che hanno fortemente inciso sulla formazione e sul carattere di ciascuno, anche se non possono esistere regole fisse e omologate,
Il colloquio di esame, momento conclusivo del percorso scolastico, non può non tener presente quanto di recente è avvenuto, rinforzato o indebolito dalla pratica della didattica a distanza, che tra luci ed ombre ha segnato un momento storico di innovazione metodologica e didattica nella scuola italiana.
Ora è il momento di fare sintesi degli apprendimenti e mettere in luce le competenze acquisite, dimostrare a se stessi prima e alla commissione dopo di essere cresciuti, di aver maturato pensieri, concetti, idee, valori che gli insegnanti hanno trasmesso ed alcuni hanno anche testimoniato con professionalità e qualità d’insegnamento.
Certamente un colloquio che impone due metri di distanza tra il candidato e la commissione e con tanto di mascherine, ha un’aria di incontro artificiale e artificioso per i mille condizionamenti imposti dalle vigenti disposizioni di prevenzione.
L’atteggiamento dei docenti oscilla tra la comprensione dei disagi subiti dai ragazzi, costretti a restare lontani da scuola per il lockdown, e l’insoddisfazione per non aver potuto portare a termine il lavoro didattico programmato, e non solo l’ultimo anno, ma un cammino di accompagnamento e di formazione che è durato cinque anni e che ha registrato una reale crescita e una vera maturazione.
La verifica e la testimonianza dei valori di cittadinanza “incontrati” nel cammino scolastico formativo e interdisciplinare risponde a quel principio e finalità della scuola che ha il compito di “formare l’uomo e il cittadino”. La consapevolezza di essere portatori di diritti come persone, che la Costituzione scandisce nei primi 12 articoli e attivi e responsabili nel rispetto dei doveri del cittadino, dovrebbe emergere tra le righe dell’elaborato e tra le pieghe di colloquio interdisciplinare.
Se gli insegnamenti trasmessi hanno prodotto un apprendimento efficace, lo studente metterà in evidenza le modifiche apportate al proprio modo di pensare, di sentire e di agire.
Le regole apprese accompagnano il comportamento civico degli studenti che la scuoìa licenzia come “maturi” e pronti ad affrontare il mondo del lavoro o la prosecuzione degli studi universitari, e sarà proprio questo il segno di qualità di una scuola che educa e forma cittadini attivi e responsabili.
Le pratiche democratiche di vita scolastica, assemblee di classe e di istituto, consulte giovanili, partecipazioni ai progetti didattici anche esterni alla scuola, gemellaggi, scambi culturali, Erasmus, sono tutte occasioni formative che, se ben condotte, lasciano un segno indelebile.
Se la scuola non ha “insegnato”, lasciando un vero ed incisivo segno di educazione, ha fallito la sua missione, disattendendo le finalità istitutive che comprendono in maniera unitaria e compatta: l’istruzione e la formazione.
Giuseppe Adernò