
Nel dramma c’è tutta la poetica di Luigi Pirandello, il suo profondo senso della vita che vacilla e che vuole restare attaccata “come un rampicante attorno alla sbarra d’una cancellata”. Ma c’è soprattutto l’uomo, pieno d’ardore e di vita, almeno fino “all’attimo prima”, quando, improvvisamente «sa di dover morire di cancro, tra non molto. Dapprima, “l’uomo del fiore in bocca” sembra non preoccuparsene, ma non è così; cerca infatti la vita con “l’immaginazione”, cerca la vita nella vita degli altri, degli sconosciuti, come quella d’un oscuro “avventore”. “La vita è simile alle “buone albicocche”, che vanno spremute tra le dita e mangiate succhiandole. E la vita vale la pena sempre d’essere vissuta, anche quando sembra una “triste buffonata”, perché fatalmente “abbiamo in noi la necessità di ingannare noi stessi”. Ed è un inganno vitale! Sempre!».
Deliziosa è la descrizione delle commesse che avvolgono la stoffa per i clienti, “sbirciate per ore e ore”, o il “dialogo con le sedie”, in un salotto buono d’un medico di provincia: non sai mai chi sono e cosa pensano chi occupa quelle “piccole e insignificanti sedie”. La vita è un fluire nel nulla, un correre a perdifiato, una corsa nel vuoto! O forse no!? «E se si desse senso al non senso pirandelliano – si chiede Pesce, nella chiusura – immaginando una possibile rinascita, una nuova via d’uscita, dopo il trapasso, che dia proprio consistenza ai ragionamenti paradossali, legati soltanto al mondo sensibile!? E se “l’altro da sé” andasse oltre “l’uno, nessuno e centomila”, della vita sensibile e fosse invece unità, senso e un’altra vita che conduce alla perfezione finale!?». E poi il finale, con “Di sera, un geranio”, dove viene dipinto lo scetticismo cupo pirandelliano, e dopo il buio sul palco, che dura un attimo o un’intera vita.
Rivive il protagonista che si rincontra con l’avventore, nello stesso bar, per parlare con la speranza “in bocca”, come non l’aveva mai fatto prima, come non l’aveva immaginato più. E alla fine, la domanda di chiusura senza certezza, «Non c’è un segreto filo che porta alla Verità Assoluta!? No, cari signori, non è dato saperlo, né a voi, né a me!». Queste ultime riflessioni, le quali cercano il senso dell’oltre, sono la novità della “pièce” che in ogni caso testimoniano come il teatro sia la rappresentazione della vita attraverso la vita.
Angelo Battiato