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Voce alla Scuola: Intervista Senatrice Tiziana Drago 'Canciari l’Italia' proposte e sogni per una scuola nuova

Redazione
Il nome della senatrice Tiziana Drago, siciliana doc, di Catania in questi giorni circola tra le righe del “totoministri” e si pena a Lei al Viale Trastevere. In una testimonianza su facebook si legge:
Ricordo i miei quindici anni come fosse ieri... Mia madre desiderava che studiassi Giurisprudenza Mio padre, invece, col quale avevamo spesso confronti accesi su temi di giustizia sociale ed economica, a mo' di provocazione e con sarcasmo pennellato da un sottile maschilismo, commentava (in lingua siciliana): "A vo' canciari tu l'Italia?".
Forse oggi ci sarà la possibilità di “canciari l’Italia” o meglio dare una svolta nuova alla politica italiana alla struttura dei partiti e fare in modo che la politica sia veramente “ricerca del bene comune”.

SENATRICE,  Lei sta contribuendo ad un progetto politico denominato Popolo Protagonista-Alternativa Popolare, in relazione al quale è stata formata alla Camera dei Deputati una componente che stenta a partire in Senato, nonostante la richiesta sia stata avanzata nell'ottobre del 2020 A causa di ciò ufficialmente non ha avuto modo di far pare della consultazione che il Presidente incaricato Mario Draghi ha avviato in questi giorni.
 Ho letto di una sua lettera aperta a MARIO DRAGHI nella quale  condivide la linea del Recovery Fund, inteso come che  un "debito buono", in quanto capace di generare  credito, grazie ad un moltiplicatore, a vantaggio dell’incremento democratico  nei prossimi anni.

Secondo la linea del progetto politico del movimento Popolo Protagonista - Alternativa Popolare, per il settore scuola quali sono le sue proposte e a quali interventi ritiene dare priorità?

Consapevole della complessità del sistema scuola, ritengo prioritario che si segua la regola della gradualità delle innovazioni , traendo spunto dal passato per un presente che guardi al futuro con stabilità, fiducia e progettualità, in vista di una visione globale e macroeconomica che coinvolga, in maniera armonica, la scuola, la famiglia, la crescita demografica, il settore produttivo e del lavoro.

BENESSERE DEI DOCENTI
Al primo posto metto il benessere del personale scolastico a garanzia di una scuola efficiente e di qualità. Perché i docenti ed i dirigenti scolastici stiano bene, occorre rivedere il meccanismo della mobilità, evitando che vi sia personale titolare al Nord e utilizzato o in assegnazione provvisoria al Sud, contraendo così tante spese per le famiglie. Si, perché oggi è tutto a carico di tale categoria di lavoratori, figuriamoci se ciò fosse sostenuto dal MI. Risolvere la questione assicurando, annualmente, il rientro di chi ha fatto già la gavetta per tre (non cinque) anni la ritengo una scelta di civiltà. In tal modo verremmo incontro alle esigenze statali, con meno carichi economici, e manterremmo la continuità didattica e disciplinare per il bene di tutti: alunni, docenti, dirigenti scolatici e famiglie.
L’ammissione nei ruoli dei circa  64.000 docenti precari, a mio parere, sarebbe dovuto avvenire per titoli e servizio, vista la straordinarietà e l’impellenza del momento, facendo in modo che, durante l’anno di prova “straordinario”, i docenti vengano affiancati adeguatamente da tutor qualificati, in modo tale da sostenere, al termine, una prova finale “seriamente selettiva” (anche riproponendo il format del concorso attualmente in sospeso…), conseguendo, così, ufficialmente la conferma in ruolo.
 
BENESSERE DEGLI STUDENTI
Quali sono le proposte per  ridurre il numero degli alunni per classe ?

Gli studenti devono vivere serenamente il loro tempo scuola ed in sicurezza. Le classi non dovranno essere numerose, pertanto sarà opportuno rivedere e determinare sin da adesso l’organico delle classi che non superino i 18 alunni per aula o 16 se in presenza di alunni con disabilità certificata, tenendo conto, ovviamente, della capacità degli ambienti.
Tutto ciò comporterà anche un aumento di organico dei docenti e maggiori servizi per gli studenti.
Nella Scuola dell’Infanzia, per i genitori che lo richiedessero, nel ciclo primario e nella Secondaria di I grado, è indispensabile il servizio mensa, quindi occorre che le scuole siano attrezzate ed efficienti in collaborazione con gli Enti locali. Questo è il momento giusto! Investendo grazie all’utilizzo di una quota del Recovery a fondo perduto. Traguardo e meta da conseguire migliorando l’edilizia scolastica e le strutture di supporto alla scuola, laboratori e palestre.
Il servizio di refezione scolastica è da considerare anche in funzione di sostegno e di agevolazione alla famiglia e alle mamme lavoratrici. Un ulteriore elemento imprescindibile per l’innalzamento dell’indice di natalità.
 
Lei ha operato  per cinque anni nella  Scuola dell’Infanzia, ha delle proposte particolari in merito? 
Sulla questione della valutazione con giudizi e senza voti qual è il suo parere?

Avendo lavorato per cinque anni nella  Scuola dell’Infanzia (ambito della scuola italiana per nulla valorizzato), ritengo che sia giunto il momento di rendere l’ultimo anno della  Scuola dell’Infanzia obbligatoria per i bambini di 5 anni, in modo da prepararli all’ingresso alla Scuola Primaria attraverso la  precipua propedeuticità dell’ultimo anno di Scuola dell’Infanzia, grazie agli esercizi di prescrittura , prelettura e precalcolo, alla stimolazione della logica, dei nessi spazio-temporali, causa ed effetto, ad esempio, così da rendere agevole e funzionale il percorso formativo della scuola primaria con la possibilità di contrarre il primo ciclo in 7 anni o il ciclo  della secondaria in quattro, agevolando, così, l’uscita anticipata dal sistema scolastico, in vista di un efficace inserimento nel mondo del lavoro e/o universitario.
Il progetto del Liceo dei quattro anni potrebbe essere un percorso da sperimentare in maniera sistematica e diffusa.
Il sistema universitario 3+2 va rivisto. Spesso la laurea magistrale ripropone al suo interno discipline che gli studenti hanno già affrontato nella triennale. Pensare ad un sistema di 4 anni con laurea abilitante, ovviamente tenendo conto dell’indirizzo di studio, potrebbe permettere ai nostri giovani l’ingresso anticipato nel mondo del lavoro e, chissà, avvicinare l’età delle primipare, non più attempate, ai fatidici 25 anni, arco temporale in cui si registra il picco della fertilità per una donna.
 
In questi giorni si registra un grade disagio di tanti docenti  di scuole primaria che rischiano di essere licenziati perché senza laurea. Cosa pensa si possa fare?

Venire incontro alle maestre di Scuola dell’Infanzia e Primaria senza titolo universitario, evitandone il licenziamento, collocandole in coda nelle GAE (che dovranno realmente scomparire!), permettendo anche a loro un assunzione per titoli e servizio  e prevedendo, in collaborazione con le Università, di poter conseguire una laurea triennale abilitante, al fine di essere confermate nel ruolo. Non possiamo disperdere un tale patrimonio esperienziale, ma occorrerà ulteriormente formarsi adeguatamente. Ecco, quindi, che gli atenei dovranno elaborare un percorso ad hoc alla situazione di studente-lavoratore.
 
In più occasioni ha sostenuto le richieste delle scuole paritarie, Ritiene che sia il momento giusto per armonizzare il sistema scolastico  che comprende scuole e statali e paritarie?

Dare il meritato riconoscimento di “servizio pubblico” alle scuole paritarie e trovare una forma di rispetto della libertà di scelta educativa attraverso la messa in campo della cosiddetta “quota standard di sostenibilità” per alunno o similare.
Realizzare, come nel sistema francese, due albi o graduatorie per docenti, fornendo agli insegnanti l’opzione di inserimento o nell’Albo della scuola statale o nell’Albo della scuola paritaria. Ciò allo scopo di evitare l’intasamento delle graduatorie e di permettere di assumere i docenti, attingendo da un contenitore in cui trovare personale formato secondo i progetti educativi che le scuole si propongono di attuare.
La retta delle scuole sarà così fortemente ridotta ed, al contempo, si potrà dare la possibilità alle famiglie di scegliere la scuola, pubblica statale o pubblica paritaria, che offra un progetto didattico-educativo confacente alle attese dei genitori. Ciò determinerebbe la stimolazione di una sana competizione. Mettiamo al centro l’attività pedagogica, dando la possibilità a tutti gli alunni, nessuno escluso, di potersi formare adeguatamente.
Infine, ma ciò richiede una notevole apertura di tutti gli attori coinvolti, eliminerei il giudizio, la valutazione sia numerica che discorsiva, fino al completamento del ciclo della Secondaria di I grado. Occorre che il ragazzo  “ami” se stesso per la persona che è e che potrà diventare. Sappiamo tutti quali siano le dinamiche all’interno delle classi e purtroppo, quasi sempre, si associa il “valore” della prestazione al  valore della persona valutata. Occorre infondere nei giovani “l’amore per la conoscenza” e guidarli ad una processo di “autovalutazione” Devono farlo per sé, per il loro futuro, per la loro formazione a 360 gradi. L’insegnante sarà il tutor, l’ostetrico che maieuticamente fa emergere, “venir fuori”, il meglio del cittadino in erba. Lo aiuterà ad acquisire un metodo di studio, a porsi sempre il perché delle cose, a fare un’analisi critica della realtà, ad acquisire autostima, a comprendere il confine del “mio” e del “tuo” che diventa un “noi”…se lo vogliamo”.

Grazie, Senatrice, Le auguro buona fortuna e noto che il suo nome è molto simile a quello del Presidente del Consiglio dei Ministri e tra “draghi”, “vi sapiti assentiri”.

​​Giuseppe Adernò








Postato il Venerdì, 12 febbraio 2021 ore 18:00:00 CET di Giuseppe Adernò
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