In
vista dei prossimi esami di Stato a conclusione del primo e del secondo
grado
d’istruzione si ripropone la dimensione orientativa, elemento
caratterizzante
la funzione formativa della scuola che “attraverso l’acquisizione
sistematica e
critica della cultura promuove la formazione integrale della persona,
uomo e
cittadino”.
Una volta, a conclusione degli esami di terza media, si formulava il “consiglio orientativo” che spesso era correlato alla media dei voti in base alla quale si consigliava l’iscrizione al Liceo, all’Istituto Tecnico o all’Istituto professionale.
Nella dimensione educativa, nell’esprimere il giudizio della Commissione, il consiglio orientativo avrebbe dovuto seguire la traccia: “L’alunno nel corso del triennio ha sviluppato specifiche competenze che potranno essere migliorate e potenziate seguendo il percorso liceale, classico, scientifico, tecnologico….”
Spesso, però, i genitori determinavano la scelta e, a volte, anche l’orientamento del gruppo dei compagni diventava determinante.
Le innovazioni culturali e sociali di oggi impegnano la scuola a gestire meglio questo delicato momento della vita degli adolescenti.
La domanda “Cosa farai da grande?” non è una formula generica che chiude il colloquio d’esame, ma rappresenta una guida orientativa e aiuta a meglio comprendere e conoscere le diverse opzioni di scelte possibili da compiere.
Appare indispensabile rendere gli studenti attori del loro orientamento, guidarli a sviluppare abilità cognitive tali da poter elaborare le informazioni funzionali alle scelte da compiere;, collaborare allo sviluppo della loro personalità e autonomia;, stimolarli alla realizzazione di un progetto di formazione che favorisca la realizzazione di sé;, dare significato al percorso scolastico svolto e ai risultati conseguiti.
Sono questi gli obiettivi che tutti i docenti dovrebbero tener presenti nell’esercitare il compito di guidare gli studenti verso il mondo delle professioni, (che) oggi (sono) profondamente mutate rispetto al passato.
L’Osservatorio permanente sul mercato del lavoro ha indicato alcune misure occupazionali e formative ed ha identificato alcune professioni che emergeranno nei prossimi 10 anni in Italia: Specialisti delle interfacce umane; Esperti delle applicazioni IoT (Internet of Things- Internet delle cose e degli oggetti) in agricoltura; Human-machine; Teaming manager; Tecnico delle macchine a guida autonoma; Addetti all’integrazione con i robot assemblatori; Progettista di visite ed eventi virtuali; Manovali e personale non qualificato della costruzione; Giornalisti; Personale non qualificato addetto ai servizi di custodia d’impianti; Addetti all’assistenza personale; Esperti legali in imprese.
Per orientare gli studenti alle nuove professioni del 2030 è necessario continuare a focalizzare l’attenzione pedagogica sulle competenze di apprendimento e ascolto attivo, di adattabilità ideazione e originalità, di comprensione degli altri; gestione di problem solving; capacità di analisi; conoscenze e abilità tecniche; abilità sociali e relazionali.
L’azione didattica è, appunto, orientata a sviluppare queste competenze, molti insegnanti lavorano in questa direzione, ma non sempre si riesce a far dialogare i contenuti didattici con le prospettive future, anche se, sulla carta si compila il PECUP- Profilo Educativo Culturale e Professionale.
Guidare e indirizzare le potenzialità di ogni studente verso abilità e competenze spendibili per il futuro professionale e per la realizzazione del personale progetto di vita di ciascuno è questa la sfida di una scuola nuova, efficiente e protesa verso i traguardi della qualità.
Giuseppe Adernò
Una volta, a conclusione degli esami di terza media, si formulava il “consiglio orientativo” che spesso era correlato alla media dei voti in base alla quale si consigliava l’iscrizione al Liceo, all’Istituto Tecnico o all’Istituto professionale.
Nella dimensione educativa, nell’esprimere il giudizio della Commissione, il consiglio orientativo avrebbe dovuto seguire la traccia: “L’alunno nel corso del triennio ha sviluppato specifiche competenze che potranno essere migliorate e potenziate seguendo il percorso liceale, classico, scientifico, tecnologico….”
Spesso, però, i genitori determinavano la scelta e, a volte, anche l’orientamento del gruppo dei compagni diventava determinante.
Le innovazioni culturali e sociali di oggi impegnano la scuola a gestire meglio questo delicato momento della vita degli adolescenti.
La domanda “Cosa farai da grande?” non è una formula generica che chiude il colloquio d’esame, ma rappresenta una guida orientativa e aiuta a meglio comprendere e conoscere le diverse opzioni di scelte possibili da compiere.
Appare indispensabile rendere gli studenti attori del loro orientamento, guidarli a sviluppare abilità cognitive tali da poter elaborare le informazioni funzionali alle scelte da compiere;, collaborare allo sviluppo della loro personalità e autonomia;, stimolarli alla realizzazione di un progetto di formazione che favorisca la realizzazione di sé;, dare significato al percorso scolastico svolto e ai risultati conseguiti.
Sono questi gli obiettivi che tutti i docenti dovrebbero tener presenti nell’esercitare il compito di guidare gli studenti verso il mondo delle professioni, (che) oggi (sono) profondamente mutate rispetto al passato.
L’Osservatorio permanente sul mercato del lavoro ha indicato alcune misure occupazionali e formative ed ha identificato alcune professioni che emergeranno nei prossimi 10 anni in Italia: Specialisti delle interfacce umane; Esperti delle applicazioni IoT (Internet of Things- Internet delle cose e degli oggetti) in agricoltura; Human-machine; Teaming manager; Tecnico delle macchine a guida autonoma; Addetti all’integrazione con i robot assemblatori; Progettista di visite ed eventi virtuali; Manovali e personale non qualificato della costruzione; Giornalisti; Personale non qualificato addetto ai servizi di custodia d’impianti; Addetti all’assistenza personale; Esperti legali in imprese.
Per orientare gli studenti alle nuove professioni del 2030 è necessario continuare a focalizzare l’attenzione pedagogica sulle competenze di apprendimento e ascolto attivo, di adattabilità ideazione e originalità, di comprensione degli altri; gestione di problem solving; capacità di analisi; conoscenze e abilità tecniche; abilità sociali e relazionali.
L’azione didattica è, appunto, orientata a sviluppare queste competenze, molti insegnanti lavorano in questa direzione, ma non sempre si riesce a far dialogare i contenuti didattici con le prospettive future, anche se, sulla carta si compila il PECUP- Profilo Educativo Culturale e Professionale.
Guidare e indirizzare le potenzialità di ogni studente verso abilità e competenze spendibili per il futuro professionale e per la realizzazione del personale progetto di vita di ciascuno è questa la sfida di una scuola nuova, efficiente e protesa verso i traguardi della qualità.
Giuseppe Adernò