Il tema della pace è ricorrente in tutti i convegni e
seminari
di studio ed in occasione della XVI Giornata sociale diocesana la
riflessione è
stata indirizzata all’enciclica “Pacem in terris” di Papa
Giovanni XXII
dell’11 aprile 1963.
A
distanza di 60 anni il messaggio della Pace, secondo la
dottrina sociale della Chiesa, appare attuale e di costante richiamo ad
essere
“artigiani e operatori di pace” per la costruzione del bene
comune.
Il
convegno, presso il Seminario Interdiocesano, è stato
introdotto dall’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, il quale ha
salutato
Mons. Salvatore Gristina che dal 2005 ha promosso con Don Piero
Sapienza il progetto diocesano ed ha presieduto le precedenti 15
edizioni.
L’ultima è stata quella del 2019, alla quale è seguita l’interruzione a
causa
della pandemia.
I numerosi conflitti che insanguinano il mondo intero ed il
dramma della vicina Ucraina sollecitano non soltanto manifestazioni e
cortei,
ma riflessioni di “pensiero pensante” alla ricerca del senso e della
visione
della pace, che non è soltanto assenza di guerra, ma sollecita
strategie di
disarmo e una reale visione geopolitica e antropologica positiva di
bene
comune.
“Vedere,
giudicare, agire e celebrare” sono i verbi che
costituiscono il binario di un cammino da percorrere insieme per dare
concretezza sinergica alla fede cristiana e all’impegno sociopolitico,
La
lectio magistralis di Mons. Mario Tosi, Vescovo
di Faenza, già Rettore dell’Università Pontificia Salesiana, membro
della
Commissione CEI per i problemi sociali e del lavoro e del Comitato
scientifico
delle Settimane Sociali, ha indirizzato la riflessione sulla società
politica e
la dignità della persona, secondo i valori del Vangelo e i principi
sanciti
dalla Carta Costituzionale, che sollecita una costante ricerca del
“bene
comune”.
Dopo
aver chiarito il concetto di “autorità”, che non è solo
“potere” e “privilegio”, bensì “facoltà di comandare secondo ragione”,
Mons Toso, si è soffermato sul concetto di “democrazia”, come già ben
definito
da Papa Pio XII nel 1944 e analizzato nel saggio “La democrazie e le
sue
ragioni” dal Card. Pietro Pavan,
il quale ha partecipato alla redazione del Codice di Camaldoli del 1943
ed ha
collaborato alla redazione della Pacem in terris.
“Diritti
e Doveri, Società, Stato, Bene comune”, animati dal “personalismo
comunitario e relazionale, aperto alla trascendenza” costituiscono
i
pilastri della democrazia che sollecita una reale riappropriazione del
valore
“pace” e la costruzione di una coscienza sociale positiva, sulla scia
dei
valori antropologici ed etici.
La
cultura della Pace che Paolo VI ha indirizzato allo “sviluppo
integrale”; Benedetto XVI all’etica sociale e Papa
Francesco alla fraternità
e all’ecologia integrata, consente l’attuazione dei diritti della
persona
alla vita, alla salute, al lavoro, che comportano correlati doveri, in
contrasto con i falsi diritti dell’aborto, dell’eutanasia,
dell’assistenzialismo senza lavorare.
Per
un’efficace educazione alla pace il Relatore ha indirizzato particolare
attenzione alle otto beatitudini, che coniugano i principi
della non
violenza e costituiscono il presupposto della vera pace sociale.
Condividendo
quanto scritto nel documento diocesano “Non
possiamo tacere” sulla “democrazia partecipativa” che
sollecita la
responsabilità di tutti e di ciascuno, Mons. Toso ha lanciato un
messaggio di
“umanizzazione della politica” sul modello evangelico del “buon
samaritano”,
principio architettonico della fraternità.
Fare
la pace” è, "un lavoro artigianale, da
fare con passione, pazienza, esperienza, tenacia, perché è un processo
che dura
nel tempo".
Nel
messaggio di saluto, in collegamento video, Don Piero
Sapienza ha tracciato il percorso storico delle “Giornate sociali
diocesane” elencando anche i positivi traguardi conseguiti con alcuni
interventi che hanno prodotto sociale benessere alla comunità cittadina
nei
quartieri periferici.
La
rilettura della Pacem in terris, in vista del 60°
anniversario, accende i fari sulla “verità, giustizia, amore,
libertà e
perdono” e impegna ad un cammino sinodale verso una rinnovata
progettualità
di testimonianza cristiana, che non si può limitare alla visione
riduttiva
della carità e dell’assistenzialismo.
Il
secondo intervento del convegno è stato dedicato al documento
“Non possiamo tacere” redatto da un gruppo di laici in vista
delle
elezioni amministrative e l’impegno operative prosegue con diversi
appuntamenti
programmati.
Il
dott. Claudio Sammartino, ex prefetto di Catania,
commentando una poesia di Eliot ha declinato le azioni del “vedere,
giudicare, agire e mai rassegnarsi” al fine di costruire una realtà
sociale
con “nuovi mattoni”, adottando un “nuovo linguaggio” e
promuovendo
un “impiego per ciascuno”, così che tutti siano protagonisti,
attori,
artigiani e operatori di pace per il bene comune ed a tale scopo appare
indispensabile un cammino di scuola
di formazione politica.
I
dati statistici mettono in evidenza le criticità della
provincia etnea, con 150 mila giovani che studiano e lavorano
all’estero, con
11 milioni e 840 mila abitanti che vivono il dramma della povertà
economica,
mentre il tasso della dispersione scolastica raggiunge il 25,2%,
assegnando a
Catania un primato di cui non si potrà essere fieri.
Nel
processo di democrazia partecipativa un dato significativo
da prendere in esame è il 36,1% di cittadini che non vanno a votare, e
di
questi pare che il 39% si dichiara
essere “cattolico”.
Queste
problematiche ed emergenze sociali sono state oggetto di
discussione nei sei gruppi di studio organizzati e le relazioni finali
sono
state raccolte dall’Arcivescovo per un cammino di ripresa e resilienza.
Giuseppe
Adernò