Ho letto con sommo dispiacere il preambolo
alla riforma scolastica del ministro della P.I. Baccelli nel 1894:
"... bisogna insegnare solo a leggere e scrivere, bisogna istruire il
popolo quanto basta, insegnare "nozioni varie", senza nessuna precisa
indicazione programmatica o di testi, mettendo da parte
l'antidogmatismo, l'educazione al dubbio e alla critica, insomma far
solo leggere e scrivere. Non devono pensare, altrimenti sono guai!". Mi
è sembrato di leggere le linee guida della “riforma” Gelmini 2010.
Ho letto con sommo piacere la lettera
della Prof.ssa Caterina Ciraulo. Le sue parole mi sono penetrate
come una brezza marina, come una inaspettata carezza. Scrive tra
l’altro: “Spesso sentiamo la riconoscenza nell'allievo per il nostro
operato, ma mai dalla società. (…) Noi produciamo la reale ricchezza di
uno Stato, noi formiamo menti capaci di pensare ed agire ed anche di
programmare l'evoluzione delle future generazioni”.
Ho letto e riletto, sul Corsera 04/12/10, le dichiarazioni dell’
onorevole (?) Verdini «Non ho mai né pensato, né a maggior ragione
detto, che noi ce ne freghiamo delle prerogative del capo dello Stato,
ce ne "freghiamo politicamente". La Costituzione riconosce al
Presidente della Repubblica il diritto di seguire il percorso che
ritiene più giusto (durante una crisi di governo); altrettanto la
Carta suprema riconosce ai partiti, che nello specifico hanno il
diritto di chiedere, anche a gran voce, di non escludere da un
eventuale governo chi ha stravinto le elezioni ». Adesso capisco perché
la “riforma” Gelmini ha eliminato il Diritto dalla maggior parte dei
programmi scolastici e resa marginale l’Educazione Civica. Io, vecchio
prof., stamattina a scuola ho messo da parte la spiegazione del
condizionale e mi sono dedicato alla Costituzione scritta tutta
all’indicativo, il modo della realtà, il più facile e semplice, e
non secondo le opinioni fantasiose di Verdini-Berlusconi. Dei partiti
si parla solo all’art. 49 (il diritto di libera associazione), all’art.
98 (casi di limitazione di iscrizione ai partiti) e nella XII
disposizione finale (divieto di riorganizzazione del partito fascista).
Verdini, ma dove si parla dei poteri dei partiti? La sua
ignoranza è epocale! Lei “onorevole” disonora la Costituzione,
non la conosce proprio. L’ha mai letta?... Lei “se ne frega”, cioè ne
ha una strafottente noncuranza. La sua espressione è
fascista, dannunziana e, prima ancora, guerriniana.
L’etimologia vuole che ME NE FREGO viene dal latino “fricare” che
significa «strofinare», in senso proprio e in senso figurato, cioè in
riferimento al sesso maschile. Nel Ventennio, e non solo, si usava
l'espressione con chiaro il riferimento all'audacia virile di chi si
identificava nell'azione anche violenta, guidata da un capo-dux.
Lei, Verdini, se ne frega così come il capo del suo partito che (almeno
fin’ora) non ha i pieni poteri nello Stato, che ancora è una Repubblica
Parlamentare.
Ho riletto l'articolo, pubblicato sulla rivista 'La Nuova Antologia'
(1° gennaio 1897), del deputato di destra Sidney Sonnino: “Torniamo
allo Statuto”. Nella crisi dello stato liberale di fine secolo dopo
un'aperta denuncia della debolezza del sistema parlamentare italiano –
inetto nei suoi esponenti, inquinato da interessi particolari e
clientelari e dunque incapace di guidare lo stato– Sonnino sosteneva la
necessità di ristabilire il potere assegnato al re dallo Statuto
albertino, come unico rimedio per salvare la classe liberale dal
pericolo di un'avanzata dei socialisti e dei cattolici in Parlamento.
Gli eventi storici non seguirono gli auspici del conservatore Sonnino,
anche se, un quarto di secolo dopo, la stessa sfiducia nell'efficienza
del sistema parlamentare rappresentativo e il timore per la concreta
crescita delle forze politiche e popolari di sinistra furono tra le
cause della svolta autoritaria che diede origine al fascismo.
Sonnino-Verdini, noi non torniamo più indietro: né allo Statuto,
nè al Ventennio. Piuttosto noi difenderemo i nostri diritti con
lo scudo della Costituzione, come gli universitari ai cortei contro i
manganelli.
Prof.ssa Ciraulo, sono d’accordo con Lei. TORNIAMO ALLA LEZIONE.
Torniamo a formare menti capaci di pensare e riflettere senza deformare
i documenti. Oggi essere cittadini significa pensare con la propria
testa, per difendere la VERITA’, l’unico valore che ci permette di
essere LIBERI.
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com