Al MIUR chi scrive i
comunicati ormai non ci capisce più niente. Infatti per stare dietro
alle assurdità che la Gelmini deposita qua e là, in un
comunicato presente nel sito, scrivono: Dati Ocse
smentiscono classi-pollaio dal 2000 spesa per studente aumentata del 6%.
I dati del rapporto Ocse sull'istruzione in Italia confermano la
necessità di proseguire nella direzione delle politiche adottate dal
governo e ne indicano alcuni risultati positivi. Viene dimostrata
l'assoluta infondatezza delle polemiche sul presunto sovraffollamento
delle classi.
I dati Ocse dimostrano infatti che gli studenti italiani vivono in
classi relativamente poco numerose, con un insegnante ogni 10,7 alunni
nella scuola primaria (media Ocse 16) e uno ogni 11 alunni nelle
secondarie (media Ocse 13,5).Inoltre, la riorganizzazione dei curricoli
e la razionalizzazione delle ore di insegnamento attuate dalla Riforma
vanno nella giusta direzione, poichè gli studenti italiani trascorrono
a scuola un numero di ore superiore alla media Ocse. Infatti gli
studenti dell'area Ocse tra i 7 e i 14 anni hanno una media di tempi
d'istruzione di 6.732 ore, mentre la media italiana è di 8.316 ore. A
questo dato, si collega il tema dello stipendio inferiore alla media
dei docenti italiani. Gli insegnanti
italiani infatti sono numerosi, per fare fronte all'elevato numero di
ore di insegnamento; questa è una delle cause della loro retribuzione
non alta. I dati Ocse dimostrano inoltre che, tra il 2000 e il
2008, la spesa delle scuole per ogni studente è aumentata del 6%,
mentre è aumentata dell'8% per ogni studente universitario.
E’
molto significativo che, dopo il taglio di 133.000 posti in tre anni,
la Gelmini, commentando inconsapevolmente i dati del 2008, continui a
dire, come un disco rotto, che gli insegnanti sono troppi e che per
questo motivo essi vengono mal retribuiti.
Ora invece i tagli ci sono stati e il trenta per cento dei cosiddetti
risparmi è stato e sarà utilizzato per garantire la retribuzione degli
scatti nei tre anni tagliati 2010-2011-2012.
Per fare ciò a regime i 960 milioni
del merito dal 2012 non saranno più disponibili per altre operazioni.
Ma è possibile che al Miur non ci sia nessuno che spieghi a questo
disgraziato ministro questa elementare questione di bilancio!
Tali servizi non saranno valutati giuridicamente per raggiungere i
successivi scaloni.
Un milione di dipendenti della scuola
ogni volta che dovrà passare di scalone dovrà attendere tre anni di
più. Lo conferma una recente Circolare del MEF. Anche i precari
neo nominati in ruolo dovranno sostare nel primo scalone non solo 9
anni ma altri 5 (3+2) derivanti dalla cancellazione delle anzianità
prodotta dall’art. 9, comma 23,della legge 122/2010 e dalla legge
111/11 che ha convertito il decreto legge 98/11 e prorogato al 2014
tale taglio dei servizi. Infatti l’articolo 16, comma 1 lettera b) di
tale legge stabilisce “la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle
vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici
anche accessori del personale delle Pubbliche Amministrazioni previste
dalle disposizioni medesime”.
Lo scrivono nello stesso
comunicato ma non si sono accorti che i dati della spesa per
l’istruzione e l’intero Rapporto 2011 si riferiscono all’anno 2008!
La spesa per l’istruzione del 2008,
superiore a quella del 2007, è da attribuirsi alla finanziaria
presentata dal governo Prodi. Chi scrive i comunicati, se non la
Gelmini, dovrebbe saperlo!
Se il Rapporto 2011 si riferisce all’anno 2008 non si capisce come
possa indicare i risultati positivi della politica della Gelmini
realizzati con la legge 133/2008 che ha avuto il primo anno di
attuazione nel 2009-2010!
Non si capisce perché la Gelmini debba
compiacersene. Gli effetti della sua politica dei tagli hanno portato
nel 2010 la spesa rispetto al PIL al 4,2%.
Infatti oggi i dati dell’Italia sono molto più bassi di allora: nel
2010 si trattava
del 4.2% del PIL!
Infatti con riferimento alla spesa pubblica valutata rispetto
all’andamento del PIL nel Programma di stabilità (PS) del DEF 2011-14
approvato dal Parlamento, alla Tavola
V.1, la previsione di spesa relativa all’istruzione scende dal
4,2% sul PIL del 2010 al 3,7% del 2015 e al 3,2% del 2030.
Questa scelta di riduzione della spesa strutturale per l’istruzione è
la più significativa forse unica in Europa. Essa si potrà realizzare
con i tagli agli enti locali e con il blocco
degli scatti.
Essa contraddistingue in Europa il Governo Berlusconi in questo
fondamentale settore.
La spesa totale per l’istruzione(Scuola e Università)
CONFRONTO ITALIA(MEDIA OCSE)
% A
% B
Anno 2008
9,4 (12,9)
4,8(5,9)
Anno 2007
9,0 (13,3 )
4,5 (5,7)
Anno 2000
9,8 (13,0 )
4,5 (5,1)
Anno 1995
9,0 (12,1 )
4,6 (5,2)
A=percentuale della spesa totale (scuola e università) per l’istruzione
sul totale della spesa pubblica
B= percentuale della spesa totale (scuola e università) per
l’istruzione rispetto al PIL
Il dato complessivo OCSE è superiore alla somma di scuola è università
perché comprende anche i dati della scuola dell’infanzia e per
l’educazione permanente
La spesa totale nel 2008 per Scuola e Università
CONFRONTO ITALIA(MEDIA OCSE)
% A1
% B1
Anno 2008 SCUOLA
6,7(8,7)
3,3((3,8)
Anno 2008 Università
1,7(3,0)
1,0(1,5)
Anno 2007 SCUOLA
6,4 (9,0 )
3,1 (3.5)
Anno 2007 Università
1,6 (3,1 )
0,8 (1,2) ()
A1=percentuali della spesa per la scuola e per l’università sul totale
della spesa pubblica
B1= percentuali della spesa per la scuola e università rispetto al PIL
Chi lo desideri può consultare nell’allegato le tabelle e i relativi
grafici che nel rapporto 2011 trattano tali materie.
(di Osvaldo Roman da ScuolaOggi)
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