La scuola
media è davvero l’anello debole della scuola italiana. Lo suggeriscono
le rilevazioni internazionali, secondo le quali gli studenti italiani
sono quelli che patiscono la più profonda flessione dei propri
risultati di apprendimento nel passaggio dalle scuole elementari alla
media, come pure la cattiva reputazione che la secondaria di primo
grado oggi gode presso l’opinione pubblica, le famiglie e nello stesso
mondo della scuola. Lo confermano nuove ricerche realizzate dalla
Fondazione Agnelli e rese pubbliche nel suo Rapporto sulla scuola in
Italia 2011.
Il Rapporto sulla scuola in Italia 2011 sarà presentato oggi a Roma dal
direttore della Fondazione, Andrea Gavosto, presso la sede degli
Editori Laterza, per i cui tipi il volume sarà in libreria ai primi di
dicembre. Alla presentazione parteciperanno il ministro
dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Francesco Profumo,
Alessandro Laterza (amministratore delegato Laterza), Maria Sole
Agnelli e John Elkann (presidente e vicepresidente della Fondazione
Agnelli).
Il Rapporto mette in luce come sia proprio alle scuole medie che
esplodono in modo drammatico i divari di apprendimento determinati
dall’origine socio-culturale degli studenti, che invece le scuole
elementari riescono a contenere con successo. La probabilità di essere
in ritardo alla fine delle medie da parte di uno studente figlio di
genitori con licenza media è quattro volte superiore a quella del
compagno figlio di genitori laureati, quella di uno studente straniero
nato all’estero e scolarizzato in Italia è addirittura venti volte
superiore a quella di un italiano. I divari sociali di apprendimento
che nascono alle medie rischiano di compromettere il percorso
scolastico, specialmente degli studenti di origine più svantaggiata.
Questi divari e ritardi diventano, infatti, irrecuperabili alle
superiori, generando la grave piaga dell’abbandono, mettendo a rischio
il futuro di troppi ragazzi e, in definitiva, privando il Paese di
risorse umane preziose in una fase storica così difficile e incerta.
Il Rapporto rivela, inoltre, che gli insegnanti della scuola media sono
i più anziani (età media, oltre 52 anni, con moltissimi concentrati
nella fascia intorno ai 58 anni) e i meno soddisfatti della loro
preparazione complessiva, oltre a essere coinvolti nel più vorticoso
turnover di cattedre di tutta la scuola italiana: 35 docenti di scuola
media su 100 non insegnano l’anno dopo nella stessa scuola, con le
prevedibili conseguenze negative per la continuità didattica dei loro
allievi.
Occorre affrontare presto e con energia questa profonda crisi della
scuola media, che da molti anni ha smarrito la propria identità e il
senso della sua missione (non riuscendo a essere efficace, ma nemmeno
equa). Occorre ridarle una missione chiara (essere più efficace,
innanzitutto perché più equa) aggiornando le sua offerta pedagogica e
didattica, attraverso (1) un forte orientamento alla personalizzazione
dell’insegnamento da realizzarsi attraverso un’estensione del tempo
scuola con una vera “scuola del pomeriggio”; (2) maggiore attenzione
alla progettazione comune degli insegnanti; (3) un arricchimento della
“cassetta degli attrezzi” dei docenti che permetta loro soluzioni
didattiche che integrino o sostituiscano la lezione frontale (ad es. il
cooperative learning); (4) una valorizzazione pedagogica del modello
dell’istituto comprensivo (e del curricolo verticale), diffusosi e oggi
generalizzato quasi esclusivamente per ragioni di contenimento dei
costi, ma di cui le ricerche della Fondazione indicano una evidente
superiorità dal punto di vista degli apprendimenti; (5) una seria
riflessione nazionale sul tema dell’essenzializzazione delle materie.
Perseguendo queste priorità, sarà possibile rendere la scuola
secondaria di primo grado più adatta alle esigenze di allievi
preadolescenti, nel pieno di una delicata transizione dal punto di
vista cognitivo, psicologico e relazionale.
Una scuola media rinnovata, più efficace e insieme più equa, deve
essere uno degli obiettivi di politica scolastica fondamentali nel
prossimo futuro, a cui dedicare attenzione e investimenti. La prima
condizione per realizzarlo è approfittare della finestra di opportunità
offerta dal prossimo pensionamento di decine di migliaia di insegnanti
delle medie per realizzare un serio e profondo rinnovamento del corpo
docente, attraverso soluzioni di reclutamento (chiamata diretta o
concorso) orientate in modo specifico alla secondaria di primo grado,
che permettano di verificarne l’effettiva preparazione sul piano
disciplinare come su quello pedagogico-didattico, quest’ultimo in
particolare oggi assai carente.
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