
L'attuale formula infatti non rende del tutto giustizia di un voto alto su una specifica materia perché viene automaticamente appiattito con la media della altre, cosicché una ottima preparazione nelle lingue straniere si eclissa con una insufficienza in matematica. Ma viene pure a mancare il blasone della scuola di provenienza che avrebbe potuto dare un punteggio accessorio nei concorsi pubblici dopo avere superato la valutazione dell'Invalsi. Piuttosto che lasciare al punteggio la collocazione nelle graduatorie di merito, si sarebbe dirottato alla scuola di provenienza questo compito, dopo certificazione seria da parte del Miur. Una vecchia idea di Belinguer quella della valutazione delle scuole e delle università, ma che ha trovato scarsi consensi anche perché nessuno è riuscito a emanare parametri convincenti e condivisi; stesso discorso per gli insegnanti il cui stipendio, sia se ci si aggiorna con spese cospicue e curando la classe, e sia se non si compra nemmeno un libro fregandosene degli alunni, è uguale per tutti. Contraddizioni evidenti che però, pur riscuotendo l'approvazione della maggioranza dei professori, nessuno riesce ad appianare in modo definitivo.
L'abolizione del valore legale avrebbe potuto anche prevedere degli esami specifici da pare degli ordini professionali per legalizzare il diploma, permettendo a chi ha frequentato il corso per geometra di partecipare agli esami per ragioniere, considerato pure che attualmente un diploma così come è congegnato rende poca giustizia del corso di studio seguito. Resta dunque, pare di capire, il valore legale del titolo di studio e resta pure, ma con quali risultati nessuno è in grado di dirlo con coerenza, anche la valutazione delle scuole i cui esiti, relativamente alla sperimentazione dello scorso anno, rimangono un mistero.
Pasquale Almirante (da La Sicilia del 30/1/2012)