Signor Ministro,
I Precari della Scuola, docenti, amministrativi, ausiliari e anche
studenti, visto che il loro iter educativo è stato vieppiù precarizzato
dall’“epocale” controriforma basata sulla falcidie di posti di lavoro e
materie portanti che è stata attuata dall’arrogante e incompetente
Gelmini, da Ella molto ammirata, sono spiazzati e si sentono
francamente insultati dal Suo impudente e incredibile “augurio” di
buone vacanze, ulteriore contrassegno della siderale distanza esistente
tra la percezione ministeriale, deamicisianamente stucchevole ed
irenistica, della vita scolastica attuale e prefigurabile, e la
percezione drammaticamente sofferta e conflittuale che della Scuola
hanno i precari, che da anni ci lavorano con passione in condizioni
estreme, e che stanno profondendo tutte le loro energie nello sforzo di
scongiurare la deriva privatistica e la rifunzionalizzazione
antidemocratica di una Istituzione cruciale per i destini del paese,
che gli ultimi governi, del tutto indifferenti ai valori della cultura
e incapaci di riconoscerne la peculiare “produttività”, hanno avuto
l’ardire di degradare a “servizio”.Controbattere alle Sue affermazioni allegramente parenetiche e alle Sue rosee prospettazioni significherebbe costringerLa ad uno sforzo troppo prolungato e articolato di analisi e di meditazione, se non altro in ragione del fatto che parlare di futuro come se il passato non concorresse a ispirarne e condizionarne la costruzione è già di per sé un assurdo storico e teoretico.
Ci limitiamo, perciò, alla sola intestazione della sua surreale letterina, che a noi suona già come una provocazione. Vorremmo infatti sapere a quali studenti Ella si rivolga quando dice “Cari studenti ”: forse a quelli che l’hanno contestata in diverse sedi e che sono scesi in piazza cento volte, sfidando i Suoi manganelli, per protestare contro l’azzeramento del diritto allo studio? O a quelli che quest’anno si sono visti aumentare le tasse regionali del 120% e che Ella ha insultato e ferito, in Sicilia, pochi giorni fa, attribuendo esclusivamente a loro, in quanto “fuoricorso”, il tracollo di un’Università piagata dal baronato, vergognosamente depauperata, ridotta ad un laureificio seriale e vanificata, nella sua azione, da una società sempre meno disposta ad accogliere personale altamente qualificato, trovando più comodo e funzionale brutalizzare i lavoratori e farli morire precari?
E a quali insegnanti e professori si rivolge quando dice “Cari insegnanti e professori”, di grazia? A quelli di ruolo, che rischiano di tornare, a settembre, in una scuola violentata e balcanizzata dalla Legge “ex Aprea”, il cui passaggio proditorio abbiamo scongiurato con le nostre recentissime proteste, che si configura come strumento-cardine della dissoluzione di quell’unità d’Italia tanto celebrata a chiacchiere e che esautora i docenti, riducendoli a burattini ricattabili da presidi-padroni e da privati finanziatori abilitati anche ad espropriarli della dignità professionale, stabilendo quali argomenti trattare e quali no, allo scopo di creare non più cittadini consapevoli, ma perfette macchine da sfruttamento aziendale?
Oppure si rivolge a noi precari, decrepiti quarantenni da spazzar via per far posto a quei “giovani” tenuti tuttavia con tracotanza e per prudenza fuori da tutti i palazzi del potere; a noi, che siamo inseriti in Graduatorie faticosamente scalate che Ella vuole capricciosamente e irresponsabilmente “sparigliare” con un concorso che violerebbe qualunque norma giuridica sui diritti acquisiti e che cozza contro il più elementare buon senso?
Noi siamo sgomenti e restiamo davvero basiti, non solo nel constatare l’illegittimità, la pericolosità e l’inconsistenza delle motivazioni che La inducono ad annunciare, nelle condizioni in cui i governi dal ’97 ad oggi ci hanno messo, un nuovo concorso (troviamo sia permeato di pericolosissimo razzismo eugenetico l’assioma assurdo che un “giovane” sia necessariamente portatore di valori e metodi "innovativi"!), ma anche nel rilevare l’assoluta strafottenza che Ella ostenta rispetto alle tremende falle e ai feroci limiti che hanno caratterizzato i sistemi di reclutamento fin qui posti in essere per “fare cassa” sulla precarietà, di cui non dobbiamo essere e non saremo certo noi (questo glielo promettiamo senz’altro!), a pagare definitivamente lo scotto, facendoci da parte in silenzio dopo anni e anni di attesa, di esperienza maturata, di dolore patito nel lasciare in sospeso, per violenza istituzionale, il dialogo appena instaurato con i nostri studenti e di furto legalizzato delle nostre spettanze.
A chi dice “Cari genitori ”, poi? Alle madri-maestre licenziate e rispedite a fare le casalinghe perché surroghino quel welfare che il permanere dei privilegi di pochi speculatori rendono “insostenibile”? Ai genitori che si sono visti tagliare il tempo pieno e che sempre più sono costretti a iscrivere i loro figli nelle costose scuole private del pensiero unico? Alle madri e ai padri degli alunni disabili buttati fuori dall’aula-Taigeto quando vengono “somministrati” alle classi i velenosi e stolidi quiz dell’odioso e odiato Invalsi, rigettati dai loro stessi creatori per la loro inefficacia e da voi adottati a dispetto dell’opposizione strenua di docenti e famiglie?
E a chi si rivolge, ancora, quando dice “Cari impiegati del personale amministrativo, tecnico e ausiliario”? Ha forse dimenticato che la spending review, da Ella certamente approvata con quell’alto senso di responsabilità che vi impegna moralmente a scaricare i costi della crisi sui più deboli e a massacrare il settore pubblico, obbliga i docenti inidonei e i tecnici a svolgere le mansioni degli amministrativi, che restano, così, senza lavoro?
L’avete chiamata “riconversione”... ricorda? E' quell’infamia con cui si equipara il lavoro di operatori scolastici specializzati a quello di fungibili lavapiatti! 10.000 docenti, “in esubero” per i tagli pregressi, andranno ad insegnare materie che non conoscono e 4000 docenti circa, gravamente ammalati, saranno costretti a improvvisarsi segretari!
E tutto questo mentre si parla, con retorica melensa ed "efficientista", di merito e di competitività! Quindicimila lavoratori tutelati dalla legge e dalla Costituzione verranno barbaramente umiliati e defunzionalizzati per raggranellare 200 milioni di euro, cioè poco più del costo di un solo maledetto bombardiere F-135!
Non staremo a rimarcare, per noia e per stanchezza, la fallacia e vacuità della Sua puerile fede nella biunivoca corrispondenza tra informatizzazione e “ammodernamento”: Le ricordiamo che anche le immagini pedopornografiche viaggiano, oggi, attraverso i “dematerializzanti” canali telematici, e La sfidiamo a sostenere che anche in questo caso siamo di fronte ad una “modernizzazione”!
Anche noi Le auguriamo buone vacanze, Signor Ministro, senz’ombra di ironia, dal fondo della nostra angoscia crescente. Le auguriamo un periodo di riflessione profonda sulla devastazione e sui molteplici guasti che l’estensione indebita, alla Scuola, del modello produttivo mercantilistico sta generando, compromettendo l’organicità strutturale del sistema scuola e rinnegando la finalizzazione disinteressata, umanistica e civica dei processi educativi, cioè mettendo fortemente a rischio l’unità del paese, l’uguaglianza costituzionalmente sancita tra cittadini e, in prospettiva, la pace nazionale.
Le suggeriamo di fare letture proficue, magari di rileggere i passi in cui Quintiliano, primo professore di “Stato”, elogia la scuola pubblica e ne illustra i vantaggi rispetto alla privata, o di rileggere quel passo del Siddharta di Herman Hesse in cui il protagonista dimostra concretamente, a un imprenditore, quanto una superiore cultura filosofica e umanistica “implementi” anche il guadagno materiale, consentendo di anticipare intuitivamente le reazioni dei partner d’affari,
oppure ancora di leggere qualche libro-testimonianza di Erri de Luca, scugnizzo assurto al rango di osservatore acuto e geniale delle dinamiche del vivere e dell’essere grazie alla Scuola della Repubblica, a quella Scuola statale che, tra le sue mura, come egli ha scritto, ha fatto “il pari ” dal dopoguerra a oggi, emancipando chi altrimenti sarebbe rimasto eterna vittima del fattuale e brutale “dispari ” economico-sociale.
Noi precari in vacanza non ci andiamo, in massima parte: molti di noi non possono permetterselo; altri non hanno il coraggio né l’animo predisposto ad andarci, pensando che, dopo anni di abnegazione e di insegnamento nonostante tutto gratificante, di aggiornamento a proprie spese e di sacrifici personali e familiari, non riusciranno ad entrare in classe, forse mai più; altri ancora sono alle prese con la pianificazione laboriosa ed estenuante delle necessarie azioni di contrasto al progetto governativo di smantellamento totale della Pubblica Istruzione, surrogando la quasi inesistente opposizione parlamentare.
Auspichiamo che Ella, Signor Ministro, che può godersele senza ansie né timori, torni dalle Sue serene vacanze con un minimo di pudore e con un massimo di dovuta resipiscenza.
I Precari Uniti contro i tagli
earbori@tin.it