Il 21 ottobre si sono riuniti in assemblea, docenti e ATA siciliani, a Enna. Notevole la partecipazione dei docenti provenienti da tutte le province dell’isola che hanno discusso i punti all’odg previsti, tra i quali: Iniziative contro l’innalzamento a 24 ore dell’orario di lavoro dei docenti; NO al concorso; NO alla privatizzazione della scuola e ritiro immediato della DDL. 953 (ex legge Aprea); NO alla riconversione dei Docenti soprannumerari su sostegno; Ritiro dei tagli effettuati da questo e dai governi precedenti; Difesa dei docenti inidonei; Diritto alla retribuzione delle ferie non godute. Rabbia, determinazione ma anche molta disillusione hanno attraversato tutta l’assemblea dinanzi all’analisi spietata che molti intervenuti hanno fatto sugli ultimi provvedimenti del nuovo governo “tecnico” che sono stati considerati, da tutti, il “colpo” finale ad una istituzione già pesantemente attaccata e “tagliata” negli ultimi anni. Partendo dall’ultima vergognosa proposta inserita nella legge di stabilità, di innalzare l’orario dei docenti a 24 ore, si comprendono gli ultimi provvedimenti di questo governo (riconversione e concorso) come riciclo della gran massa di soprannumerari che si sarebbe prodotta per le norme a venire, e la farsa propagandista di varare un concorso su un numero di posti ridicolo che sarebbe scomparso del tutto considerando l’innalzamento dell’orario di insegnamento. Un serio allarme proviene anche dalla cosiddetta privatizzazione della scuola pubblica statale resa possibile dall’approvazione in VII commissione della ex PDL 953 ( Aprea-Ghizzoni), che permetterebbe pericolose ingerenze dei soggetti economici nelle scelte formative e culturali delle scuole, rese organismi autonomi, ed aprirebbe la via sia alla chiamata diretta dei docenti nonché al varo di un sistema di valutazione degli stessi, a cura di un fortificato sistema di valutazione nazionale già ora soggetto ad aspre critiche (INVALSI).
Infine, si è molto riflettuto sul fatto che, questo aumento dell’orario di lavoro, oltre a causare i danni sopra descritti, derogando ad un contratto nazionale stipulato in accordo con le organizzazioni sindacali, rappresenterebbe un punto di non ritorno rispetto ad un principio fondamentale del diritto al lavoro che è l’inderogabilità dei contratti nazionali. A quel punto tutti i lavoratori del pubblico impiego sarebbero a rischio e si metterebbe in seria discussione il ruolo stesso del sindacato. Anche il recente provvedimento di revoca del pagamento delle ferie non godute per i lavoratori precari della scuola va nella direzione dello smantellamento del contratto collettivo nazionale. L’assemblea ha per questo deciso la necessità della preparazione di due distinti documenti da condividere anche con i movimenti delle altre regioni, per informare da una parte genitori, cittadini e lavoratori, e dall’altra le organizzazioni partitiche e sindacali, allo scopo di esercitare una forte pressione sugli stessi per spingerli a battersi seriamente e con forza contro questi provvedimenti scellerati. Pressione da esercitare anche da parte dei numerosi docenti iscritti a sindacati e partiti che hanno partecipato all’assemblea.
Si sono poi discusse una serie di forme di protesta da organizzare per cercare di bloccare i provvedimenti ma anche per portarli alla ribalta dell’opinione pubblica dato che i media nazionali continuano a non darne il giusto risalto. Quelle che sono emerse come le più fattibili visti anche i vincoli di legalità sono le seguenti: Organizzazione di una manifestazione nazionale a Roma prima dello sciopero fissato per il 24 novembre, che potrebbe risultare inutile perché tardivo, al massimo per il 15 novembre. Un’alternativa, altrettanto valida, potrebbe essere quella di convocare una manifestazione territoriale ma sincronizzata a livello nazionale in tutte le provincie. Adozione di forme di boicottaggio nei confronti del concorso, come ad esempio l’invio “passivo” della domanda di partecipazione, che potrebbe causare il blocco della macchina organizzativa. Adottare forme di lotta dentro le scuole come lo "sciopero bianco", ovvero: il rifiuto di svolgere attività extra tra le quali la partecipazione a progetti; lo svolgimento di funzioni strumentali; l’accettazione di ore eccedenti; l’osservazione rigorosa della normativa da parte dei docenti in compresenza (sostegno e itp) che prevede che questi ultimi non debbano mai lasciare la classe (se non in casi di straordinaria necessità); la non partecipazione a visite didattiche e viaggi di istruzione ed altre qualora si presentassero. Esercitare una forte pressione su partiti e sindacati tutti affinché il governo torni indietro sui provvedimenti sulla scuola presenti nella legge di stabilità. Riunire assemblee presso le proprie scuole per coinvolgere il più possibile colleghi "dormienti" e disinformati, nonché le famiglie ed i cittadini. A seguito dell’individuazione di queste come possibili strategie di lotta e di protesta i partecipanti ritengono inoltre necessario: che l’assemblea possa e debba rappresentare la base per l’emergere di un movimento regionale forte e consapevole, con rappresentanti provinciali che si muovano in modo coordinato e in rete, e
il raccordo con le altre regioni, da effettuarsi anche con mezzi virtuali e social network, sicuri che la forza dei movimenti sia individuata nell’unitarietà e nel numero.
I Lavoratori della Scuola Siciliani