Un
ragazzino di 14 anni si suicida perché gay e gli altri non lo
capiscono. Già è diverso.
Ci si accanisce contro il ministro Kyenge, perché è nera. Già è diversa.
Intanto ecco gli Egiziani e i Siriani che scappano da una guerra e
arrivano a morire sulle spiagge italiane, prima tappa verso il sogno di
una vita migliore in Europa. Ma nessuno li vuole. Già sono diversi.
Però, se seguiamo l'etimologia, i diversi siamo noi. Quelli che stanno
bene, quelli normali, quelli che stanno girati dall'altra parte.
Appunto di-versi.
Non so che aggiungere, ho trovato ieri un sito che si chiama così: www.tuttiicriminidegliimmigrati.com
Non so che dire.
Mi mancano le parole, a me che mi nutro di parole.
Basterebbe mettersi nei panni dell'altro. E tutti sono altro da noi.
Persino io sono altro da me stessa in certi momenti.
Basterebbe pensare: potrei essere nata in Egitto, ora sarei io sul
barcone.
Basterebbe pensare che siamo tutti uguali: non solo fra esseri umani,
ma tutto ciò che vive è nato da quell'unica cellula. Siamo tutti
uguali...
Invece niente: i fifoni, gli ignoranti, quelli davvero poco poco
intelligenti ci sono sempre.
Ecco io quelli li compatisco nel profondo: sono i veri infelici, le
vere vittime della natura, di un'educazione sbagliata, di una
deformazione congenita non so.
Sono le vere vittime perché sono così: impauriti, stupidi e senza vita.
Già morti. Vorrei guarissero, non solo perché appestano il mondo, ma
per loro, poveretti e per me, perché mi spiace provare sentimenti
negativi verso di loro. E li provo, ahimè se li provo.
Maria Rosa Pantè
mrpante@libero.it