
Per dare efficace garanzia all’applicazione di tale requisito la scuola non può restare esclusa e si potrebbe proporre al Ministro che parte di questo sussidio riguardante il servizio d’istruzione sia assegnato direttamente alla scuola che se fa carico nella gestione, così da poter garantire l’acquisto dei libri, dei sussidi necessari, del computer e del materiale didattico, la contribuzione integrativa per la refezione scolastica, il trasporto se necessario, le attività di recupero o di potenziamento, il corso di qualificazione linguistica, la pratica sportiva, i viaggi d’istruzione, le visite ai musei e quanto afferisce alla vita ordinaria dello studente.
La scuola garante della regolarità delle procedure costituisce un punto fermo di riferimento per la famiglia ed un vero sostegno per la crescita dei ragazzi con disagi familiari.
Questa iniziativa viene considerata un’azione di supplenza, ma risulta efficace per lo studente e la famiglia e contribuisce in maniera positiva alla crescita dell’alunno collaborando alla gestione dell’intera giornata scolastica a tempo pieno e prolungato.
Anche gli eventuali corsi di recupero e le attività sportive potrebbero avere da questi “sussidi per l’inclusione attiva” una maggiore efficacia di regolare continuità a beneficio degli alunni e con il coinvolgimento dei compagni di classe.
Qualcuno dirà che non è competenza della scuola gestire tale servizio, che afferisce alla sfera dei servizi sociali. E’ vero, ma “gli alunni sono nostri e ci appartengono” e anche se non è un servizio contemplato nei mansionari scolastici, è un dovere morale “prendersi cura dello studente” e di questi studenti “particolar” non sempre le istituzioni si prendono cura, limitandosi ad erogare sussidi, che, oggi, a seguito delle ristrettezze economiche degli Enti locali si riducono sempre più a danno dell’intera comunità cittadina.
Gestire e amministrare i sussidi per l’inclusione attiva potrebbe essere una forma speciale di accompagnamento e di efficace sostegno allo studente, cosicché la scuola possa svolgere un’azione di efficace centralità formativa.
Chi dovrà svolgere tale servizio? E’ questa una domanda da porsi dopo che la proposta sarà accolta se ritenuta opportuna, ma potrebbe coincidere con la segreteria della didattica con la supervisione del dirigente e di un docente referente con funzione strumentale di assistenza agli alunni, in dialogo educativo con la famiglia.
E’ mortificante dover rilasciare un semplice foglio di carta per attestare la frequenza dell’alunno, da presentare ai servizi sociali, se poi questa frequenza non risulta efficace e coinvolgente per lo studente e contribuisce poco o parzialmente alla formazione dell’alunno e se l’alunno non studia e non rende scolasticamente, anche a causa delle carenze di base che non si riescono a colmare e la famiglia non ha mezzi necessari e le opportunità formative e di crescita culturale sono limitate o nulle.
Si è assistito nel tempo al cattivo uso persino del buono libro che, a volte, veniva “scambiato” in macelleria invece che in libreria. Una fetta di carne fa più sostanza!
Tra le proposte innovative lanciate da Tuttoscuola nel dossier “Sei idee per rilanciare la scuola”, si legge, infatti,: “Si potrebbe anche lanciare un programma di sostegno alle famiglie con difficoltà economiche (com’è stato fatto in Brasile), o agli esodati o ai lavoratori in Cig, condizionando il sussidio al fatto che i figli continuino a studiare (condizione verificabile utilizzando in maniera appropriata l’anagrafe scolastica, finalmente disponibile) ”.
Il Governo ha fatto un passo avanti e noi non possiamo restare fermi a guardare.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it