Ancora una volta i gruppi politici che rappresentano questa maggioranza che a parole si dimostrano solidali alla nostra causa, nei fatti poi, finiscono per voltare le spalle ai diritti dei lavoratori nascondendosi dietro “la salvaguardia dell’interesse finanziario dello Stato” e quindi bocciare gli emendamenti presentati.
Hanno dimostrato, di nuovo, tutta la loro incapacità nel governare e risolvere i problemi, perché anziché impegnarsi per trovare la soluzione con una opportuna copertura finanziaria hanno preferito bocciare gli emendamenti risolutivi spostando il problema ancora più in là e negli anni a venire.
I partiti
Bifronte,
A parole dimostrano di esserci vicini
affermando, in teoria ,di voler risolvere
la nostra questione ed in pratica invece agiscono arroccandosi attorno al RE di turno.
la nostra questione ed in pratica invece agiscono arroccandosi attorno al RE di turno.
E’ evidente che manca la volontà politica di risolvere il problema che interessa migliaia di lavoratori e famiglie.
Eppure la scorsa settimana è stato approvato in aula un “decreto contro il femminicidio” con la presenza in esso di norme disomogenee ed in violazione dei principi della Costituzione.
Oltre al tema del contrasto della violenza sulle donne, infatti, includeva tanti altri temi: TAV, vigili del fuoco, furti di rame, frodi informatiche, province, protezione civile…
Ciò a dimostrazione che i partiti quando hanno un interesse di parte sorvolano su tante cose, tant’è, che nel predetto decreto ci hanno infilato di tutto e di più, che, nulla avevano a che fare con la finalità del decreto , in primis il salvataggio delle province, alla faccia degli impegni e dei proclami che si sono sentiti in campagna elettorale.
La politica ancora una volta non ha saputo comprendere le esigenze dei lavoratori della scuola defraudati nella loro dignità per l’anzianità lavorativa loro rubata.
Migliaia di lavoratori ATA-ITP provenienti dagli Enti Locali che hanno creduto di vivere in uno Stato di diritto, si sono ritrovati, alla fine, ingannati, derubati ed umiliati.
Eppure consapevoli della difficile congiuntura economica, ci siamo dichiarati fin dal primo momento disponibili ad un accordo e/o a qualunque concordato sotto l’aspetto amministrativo.
Ci eravamo affidati con fiducia alla risoluzione n. 8-00196 approvata dalla XI^ Commissione Lavoro della Camera dei Deputati il 25 luglio 2012, ma, come al solito, si fanno promesse da marinaio per soli scopi elettorali e per accaparrarsi la fiducia e i voti da sfruttare nelle campagne elettorali.
A questo punto non ci resta che organizzare i ricorsi in massa per spostare la lotta per il riconoscimento dei nostri diritti nei tribunali causando, nostro malgrado, ingenti costi allo Stato Italiano a causa di politici inetti ed incapaci che hanno preferito fare come “lo struzzo” invece di affrontare e risolvere una questione che andava assolutamente “disinnescata”.
Quindi da oggi, ai circa 11.000 ricorsi attivi nei vari tribunali lo Stato Italiano ne dovrà affrontare ancora altre decine di migliaia che seguiranno nei prossimi tempi.
I lavoratori ATA-ITP ex EE.LL. che da più di tredici anni lottano per il riconoscimento del loro diritto “scippato” da un grave e vile atto normativo noto come il comma 218 dell’art. 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e, forti di ben due sentenze emesse dalle Corti di Giustizia Europea che hanno condannato l’Italia per aver rinunciato a proteggere la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo creando di fatto discriminazione tra lavoratori, DICHIARANO che non rinunceranno in nessun modo alla battaglia intrapresa e dichiarano lo STATO DI AGITAZIONE di tutto il personale Ata-itp ex enti locali che sfocerà in una nuova protesta da organizzarsi a breve nella capitale sotto i palazzi del potere e della burocrazia.
vincenzoloverso@tiscali.it