Sono
un’insegnante di lingua inglese e vi scrivo per condividere una
riflessione legata ai progetti PON, che per noi precari sono una
boccata di ossigeno in un mercato del lavoro pressoché saturo. In
questi giorni sono diversi i bandi di PON, pubblicati anche sul vostro
sito, destinati all’insegnamento delle lingue straniere...ora, a fronte
del cospicuo numero di suddetti progetti, noto però che la maggior
parte è espressamente rivolta a docenti madrelingua.
Trovo che in un certo senso questo requisito di accesso sia ingiusto,
quasi discriminante, per chi non ha la "fortuna" di essere nato e
cresciuto in un paese di tipo anglofono ma sia comunque qualificato per
essere un ottimo docente di lingua inglese, in seguito a esperienze di
studio/lavoro all’estero e in Italia che tale lo hanno reso.
Per carità, ci sta sicuramente che una scuola consideri come valore
aggiunto il contributo di un native speaker in orario extracurricolare,
ma mi colpisce il fatto che spesso a parità di qualifiche, o
addirittura in situazioni in cui il docente italiano possieda le stesse
certificazioni di un madrelingua che viene a insegnare in Italia (ad
es. CELTA/DELTA) più le normali qualifiche italiane, si trovi sempre e
comunque ad essere automaticamente messo in subordine, scavalcato o
addirittura escluso a priori dalla selezione, proprio perché non
madrelingua ... al giorno d’oggi si parla di diversi tipi di inglese,
proprio perché l’inglese non può più essere considerato come una lingua
standard parlata in Gran Bretagna, con una pronuncia unica..la
didattica di una lingua straniera d’altronde è qualcosa di molto più
complesso che esula dall’essere semplicemente la propria L1, e questo è
qualcosa che all’estero è da tempo ampiamente testimoniato dal fatto
che ad insegnare inglese come LS siano docenti di svariate nazionalità,
senza problemi o pregiudizi nei confronti di chi li assume o segue le
loro lezioni.
Spero sia ben chiara la distinzione fra l’essere madrelingua E
competenti in didattica e l’essere soltanto madrelingua, eppure dai
criteri stilati su questi bandi sembrerebbe che spesso ci sia poca
cognizione di causa in questo senso.
Basterebbe semplicemente rendere accessibile a tutti il bando,
premiando colui che – madrelingua o meno – dimostri di avere il
curriculum più meritevole, alla luce di tutti quei fattori che rendono
un docente di lingua inglese un BUON docente a prescindere dal paese di
provenienza.
Lettera firmata