Riportiamo dal
sito http://ctzen.it Di Carmen Valisano | 21 aprile 2014
Lucio Maggio – considerato uomo di fiducia dell’ex magnifico Antonino
Recca – è stato sospeso dal Cda dell’ateneo catanese. A contribuire
alla decisione un durissimo faccia a faccia con il rettore Giacomo
Pignataro culminato con un richiamo ufficiale, oltre a un nettissimo
parere dell’Avvocatura di Stato proprio sui dirigenti nominati nel
2009. Ma il direttore amministrativo è già partito all’attacco,
denunciando l’università al Tribunale del lavoro
Scontro al vertice dell’ateneo di Catania. Il rettore, Giacomo
Pignataro, ha convocato stamattina una seduta urgente del Consiglio
d’amministrazione in cui è stata approvata la sospesione fino al 16
maggio del direttore generale Lucio Maggio. Un periodo di quasi un mese
che dovrebbe servire a definire la revoca dell’incarico.
La mozione è stata accolta dai docenti che compongono il CdA, mettendo
di fatto alla porta quello che viene ancora oggi considerato uno degli
uomini-chiave dell’ex magnifico Antonino Recca. Le tensioni tra Maggio
– docente di Diritto romano, dirigente dell’ufficio staff di Recca nel
2009, successivamente nominato direttore amministrativo e poi direttore
generale – e l’attuale rettore sono culminate un mese fa.
La situazione – da più parti definita come già tesa – si è aggravata
dopo un durissimo faccia a faccia nato da un parere, giudicato errato,
dato da Lucio Maggio in una questione di competenza del magnifico. «Non
può non rilevarsi che in maniera del tutto singolare e niente affatto
accettabile, che il rettore sia stato non soltanto scavalcato ma
addirittura volutamente ignorato e tenuto totalmente all’oscuro della
vicenda», ha tuonato Pignataro nella seduta del 6 dicembre. Le
competenze di rettore e direttore generale sono differenti e non
prevedono una sudditanza del secondo rispetto al primo, è la difesa del
docente di Diritto romano. Però la questione si risolve con un richiamo
ufficiale. «Il Consiglio richiama il direttore generale a tenere, in
futuro, comportamenti rispettosi dei ruoli propri di ciascuno degli
organi di governo dell’ateneo, al fine di garantire un regolare e
corretto svolgimento delle relazioni istituzionali», è la decisione
finale del CdA.
Maggio - noto anche per le polemiche legate al suo contratto blindato
che gli frutta oltre 196mila euro lordi all’anno - ha risposto a
strettissimo giro. Ritenendosi «vittima di un provvedimento di inaudita
gravità» il 4 aprile ha denunciato al tribunale del lavoro etneo
l’intero ente universitario, come conferma il legale del docente. Sono
coinvolti tutti i partecipanti all’infuocata seduta, Giacomo Pignataro
in testa, assieme ai consiglieri che hanno votato la delibera di
censura (i docenti esterni Maria Caramelli e Rosario Pietropaolo, i
professori etnei Agatino Russo e Salvatore Santo Signorelli e i
rappresentanti degli studenti Gianmaria Mondelli e Santo Romeo). A
salvarsi dall’ira del direttore solo quanti si sono opposti alla
mozione, Febronia Elia, Enrico Iachello e Maria Antonietta Toscano,
chiamati a deporre in suo favore.
Lo scorso mese, inoltre, è arrivato un nuovo scossone al precario
equilibrio di palazzo Centrale, probabilmente letale sul fronte dei
rapporti dei piani alti di palazzo Centrale. L’Avvocatura di Stato ha
espresso un parere netto sulla riforma attuata nel 2009 dall’ex Recca.
«L’università di Catania è l’unico ateneo in Italia che ha ritenuto di
poter conferire a dirigenti interni di ruolo di seconda fascia
incarichi dirigenziali di livello generale», è il giudizio netto dei
legali. Una valutazione condivisa anche dai vertici del ministero
dell’Istruzione e che è sostanzialmente la stessa dal 2009, quando a
pronunciarsi era stato anche il Collegio dei Revisori, e nel 2012 con
il parere della Ragioneria generale dello Stato. Unict «non poteva
conferire incarichi di livello generale o equivalente (o di prima
fascia) perché, alla radice, non poteva istituire strutture complesse
in deroga ai principi e criteri direttivi fissati dalla legge»,
sostengono anche oggi i legali. Secondo le linee guida stabilite dal
ministero dell’Economia, gli atenei non possono avere dirigenti di
prima fascia, ma solo di seconda. Una riforma, quella che ha portato
alla nomina di cinque dirigenti di primo livello, condotta in
violazione della legge sulla Pubblica amministrazione per la quale
l’Avvocatura «raccomanda di rivalutare la posizione assunta
sull’argomento da codesto ateneo, adeguandosi alle indicazioni e
direttive giunte dagli organi di vigilanza e controllo».
Il contratto del docente di Diritto romano non rientra tra quelli
incriminati, ma in qualità di direttore ha confermato in maniera
autonoma due dei cinque senza consultare il Cda. Una decisione che –
assieme a quella di comunicare un cottimo fiduciario da oltre 130mila
euro 15 mesi dopo la stipula – ha accelerato l’iter per la sospensione
di Lucio Maggio. Il quale, con l’ulteriore rinnovo dei due rapporti di
lavoro, avrebbe potuto contribuire ad aggravare la posizione
dell’ateneo. Infatti, nel caso in cui Unict dovesse adeguarsi al parere
dell’Avvocatura, i dirigenti potrebbero anche decidere di ricorrere
contro i vertici di palazzo Centrale innescando un processo fatto di
carte bollate e richieste risarcitorie.
Unict, per Maggio proroga e superstipendio
Esposto Uil: «Anomalie nella scelta»
Di Carmen Valisano | 3 novembre 2012
Uno stipendio da quasi 164mila euro all’anno e un iter di assegnazione
dell’incarico (che sarà prorogato per 4 anni) giudicato “anomalo”. La
Uil Rua ha presentato un esposto alla Corte dei conti e alla Procura
sulla nomina di Lucio Maggio a direttore generale dell’Università di
Catania. «Da tre anni non ci sono contrattazioni né relazioni
sindacali, non ci restano altre strade». L’Ateneo replica: «Tutto
regolare»
Un incarico pesante, di grande responsabilità e a tratti poco
invidiabile visti gli ultimi mesi di intense polemiche. Quello di Lucio
Maggio – ex direttore amministrativo dal 2009 e adesso direttore
generale dell’Università di Catania, secondo la nuova denominazione
assunta con il nuovo statuto – è anche un lavoro ben remunerato. Uno
stipendio lordo da quasi 164mila euro - 163.914,54 per la precisione –
più un possibile bonus del 20 per cento complessivo. «Con 14 lavoratori
a rischio e in tempi del genere, non è una cosa moralmente normale»,
afferma Nino Gatto, segretario generale della Uil Rua di Catania. Lo
stipendio del dirigente era già stato al centro delle polemiche in
passato, quando noi di Ctzen lo avevamo confrontato a quello del
ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Adesso la polemica si
estende alle modalità di scelta del prof. Maggio.
Un esposto presentato alla Corte dei conti e alla Procura della
Repubblica ripercorre l’iter che ha portato alla nomina di Maggio – che
fino a poco prima del suo incarico era ricercatore di Diritto romano
dell’ex facoltà di Giurisprudenza – prima a direttore amministrativo
(nel giugno 2009) e poi, dopo l’entrata in vigore dello statuto, a
direttore generale. Un ruolo affidato in maniera anomala – sostiene il
sindacalista - senza una selezione che tenesse conto delle altre figure
che potevano potenzialmente ambire al posto. Viene ritenuta strana –
visti i tempi di revisione di spesa e ristrettezze nella pubblica
amministrazione – anche la clausola che lega per altri quattro anni
Maggio al suo posto, nonostante a febbraio si debba votare per il nuovo
rettore. «Un po’ di allegria in questa gestione c’è», afferma Nino
Gatto. La replica di palazzo Centrale non si è fatta attendere molto.
«L’Ateneo conferma che le procedure per tali nomine sono state eseguite
nel più rigoroso rispetto delle leggi, dei regolamenti e dello statuto
vigenti – si legge in una nota inviata alla stampa - Nelle ultime
sedute del Consiglio di amministrazione (venerdì 26 ottobre) e del
Senato accademico (lunedì 29 ottobre), inoltre, il rettore Antonino
Recca ha comunicato di aver conferito pieno mandato ad uno studio
legale “al fine di predisporre una relazione con la quale si chiarisca
alle autorità interessate l’iter procedurale seguito dagli organi di
questo Ateneo per il conferimento dei superiori incarichi, nonché di
vagliare ogni altra opportuna azione a tutela degli interessi
dell’Ateneo”».
Una nuova guerra di carte bollate, come quella che ha contraddistinto
l’approvazione del tribolato statuto, giunto perfino davanti al Tar?
«Da tre anni non ci sono contrattazioni né relazioni sindacali –
afferma con decisione Gatto – non ci restano altre strade». I rapporti
tra il rettore Antonino Recca e i rappresentanti sindacali sono sempre
più tesi, come risulta dall’ultimo scontro in merito alle nuove linee
comportamentali da tenere in caso di provvedimento disciplinare. Nel
corso dell’assemblea pubblica di venerdì 26 ottobre c’era stata
l’apertura del Magnifico al dialogo. Poi la marcia indietro di lunedì,
quando il Senato accademico ha approvato la mozione che obbliga il
Rettore ad occuparsi solo dell’attività ordinaria fino alla scadenza
del mandato. Una tensione che si riflette su tutta la comunità
accademica, ma che sembra tramutarsi in uno strano status quo. «Mi
intristisce questo silenzio – spiega il sindacalista – Dove sono i
docenti e il personale? E i candidati rettore?», si chiede. Insomma, a
parte qualche eccezione, sembra che il dialogo all’interno del
Siculorum Gymnasium sia temporaneamente sospeso. Anche su temi che
avrebbero dovuto infiammare un dibattito. «Manca la coscienza civica
della comunità», conclude pensieroso Nino Gatto.