L’originalità e la specificità dell’esperienza, afferma l’ispettrice Giovanna Barzanò, che coordina il progetto a livello ministeriale, vede impegnati docenti di diverse regioni d’Italia e di discipline diverse, i quali cooperano nella convergenza educativa della cultura del dialogo, sviluppando anche la dimensione interreligiosa e interculturale. I benefici di tale progettazione sono ben visibili nella ricca professionalità agita dai docenti, alcune dei quali svolgono anche il compito di Leadteacher. Motto illuminante del seminario è stata la citazione di Sant’Agostino: “Nutre la mente solo ciò che rallegra” e la prof.ssa Gioia Di Cristofaro, docente di antropologia culturale alla Sapienza di Roma, ha introdotto “L’ecoantropologia del dialogo”, che aggrega natura e cultura ed in una visione olistica invitando a “fare pace con la terra”e a costruire la famiglia umana. Nella grammatica e nella sintassi del dialogo non c’è spazio, infatti, per il pregiudizio che provoca discriminazione e corrode l’apparato valoriale, anche se le numerose Dichiarazioni internazionali sui diritti umani rinnovano frequenti appelli e proclami ufficiali, approvati dai diversi Stati.
La costruzione di un Manifesto del dialogo, ha detto la prof.ssa Di Cristofaro, autrice del libro: “L’arte di decidere” è certamente un passaggio impegnativo e di responsabilità, che la Rete Dialogues compie e dovrà esprimere idee forti e azioni alternative e innovative circa l’interpretazione e l’attuazione della cultura del dialogo. Nel testo scritto: sintetico, innovativo, programmatico, articolato e con lo sguardo proteso al futuro, si presenterà il progetto del dialogo, che la scuola elabora non solo al suo interno per gli studenti e le famiglie, ma con una chiara intenzionalità pedagogica costituirà un contributo dialettico per l’intera società nella ricerca di valori condivisi. La relazione del prof. Pietro Boscolo, docente di psicologia dell’apprendimento all’Università di Padova, sul tema: “Dialogo, scritture e nuove literacies” ha apportato numerosi contributi al dibattito sul dialogo, che a scuola non può prescindere dalle forme di “scrittura accademica”, per descrivere un processo di cambiamento, capace di manifestare un modo nuovo di fare scuola, uno stile e di relazione e di comunicazione efficace con gli altri. I contributi della sociologa Titti Romano e di Beatrice Coletta, TV manager, direttrice del canale SKY Babel, hanno apportato preziosi contributi sulla riflessività, che guida la professionalità docente e i nuovi linguaggi massmediali strumenti innovativi di comunicazione e di relazione nella società odierna.
E’ stato annunciato un originale “artefatto” che ha impegnato i ragazzi della scuola di Monte San Savino in provincia di Arezzo, nella realizzazione di un film: “Aspettando il maestro”, che descrive la vita scolastica e le azioni del progetto “Face to Faith”, capace di rendere i ragazzi protagonisti attivi e costruttori del loro futuro. Jo Malone, project manager “Face to Faith” con la reasercher Maria Chiara Rosselli, hanno indirizzato gli interventi verso la grande comunità internazionale della “Tony Blair Faith Foundation” che ha sede a Londra e coinvolge tra i 17 Paesi dell’Asia, dell’America e dell’Australia, le trenta scuola d’Italia aderenti alla Rete Dialogues.
Le possibili strategie di espansione del progetto ad altre scuole prevedono un graduale passaggio dalla fase iniziale a quella intermedia di osservatori e quindi al gruppo storico approfondimento e sviluppo del FTF che offre l’opportunità educativa di realizzare delle videoconferenze multipoint aprendo un dialogo tra gli studenti dei 17 Paesi del mondo. In una fase intermedia sono anche previste delle videoconferenze tra le scuole d’Italia e le docenti leadteacher potranno svolgere il compito di “facilitatori”, sviluppando le competenze professionali. Il passaggio dal multiculturalismo all’intercultura, che pone in dialogo culture diverse, costituisce un segno nuovo di progresso e di civiltà pedagogica e forma le nuove coscienze dei giovani, capaci di comprendere il mondo e guardarlo con occhi nuovi e con menti libere dagli stereotipi e dai preconcetti.
Nell’intenso e proficuo lavoro del seminario grande spazio è stato assegnato ai lavori di gruppo coordinati da esperti esterni alla scuola e con vivacità di proposte sono state indicate le linee d’indirizzo del Manifesto, quale “carta d’identità” di una scuola rinnovata e che, come un mosaico, intreccia le tessere, che danno visibilità alle parole chiave del dialogo e mette in sinergia i diversi linguaggi, anche multimediali, a testimonianza della potenzialità creativa del progetto “Face to Faith”.
Anche l’apporto del prof. Giovanni Moretti, docente di didattica all’Università Roma Tre, intervenuto come “amico critico”, è stato prezioso nell’aiutare i gruppi a saper meglio interpretare l’articolazione delle otto “competenze di cittadinanza” indicate nei programmi ministeriali e renderle interagenti con le azioni del progetto FTF.
L’applicazione sistemica e assidua della metodologia del “cooperative learning” che offre spazi attivi di protagonismo attivi agli studenti in classe e contribuisce allo sviluppo delle competenze del pensare, parlare, scrivere, relazionarsi con gli altri, potrà contribuire a creare un clima ed uno stile nuovo per una scuola che tende alla qualità. Seguendo i consigli della Tv Manager, Beatrice Coletti, durante il seminario si è cominciato a pensare alla costruzione di un evento per la presentazione del Manifesto con la partecipazione di testimonial di eccezione, quale Tony Blair o altri personaggi di richiamo, e di coinvolgere musici compositori per la scrittura dell’inno del dialogo e artisti di fama per dare immagine alle parole del Manifesto.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
La delegazione siciliana di Catania