1) Effetti della
sentenza della Corte di Giustizia Europea sulle leggi ed i decreti
legislativi che regolano i contratti precari nella scuola e nel
pubblico impiego.
La sentenza della Corte Europea del 26 Novembre 2014, ha stabilito che
la Corte Costituzionale ed il governo sono tenuti a modificare i
decreti legislativi 165/2001 e/o 368/2001 e/o leggi che li hanno
integrati negli ultimi anni nella parte che riguarda Scuola e Pubblico
Impiego. Tali modifiche sono necessarie per il fatto che la Corte di
Giustizia Europea ritiene che la reiterazione dei contratti a tempo
determinato non è in alcun modo punita dalle norme dello Stato italiano
ai sensi della direttiva comunitaria 1999/70/CE.
Quindi in caso di abuso di contratti a tempo determinato, lo Stato
italiano ora sarà tenuto a convertire i contratti da tempo determinato
ad indeterminato (ipotesi improbabile) oppure a dare risarcimento danni
(ipotesi più probabile 1-2 mensilità per ogni anno di contratto TD in
linea con quanto previsto dal Jobs Act).
Ad ogni modo, da una attenta lettura della sentenza della Corte di
Giustizia Europea, si evince che possono comunque essere assunti a
tempo indeterminato solo coloro che hanno vinto un concorso oppure che
sono equiparati ai vincitori di concorso, cioè solamente gli iscritti
nelle GaE. Per i colleghi di II e III fascia delle graduatorie
d’istituto non è prevista l’assunzione a tempo indeterminato (mentre
nulla si sa sul risarcimento danni).
2) Ricorsi al tribunale civile per la
conversione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo
indeterminato. Effetti della sentenza della Corte di Giustizia Europea
su ricorsi pendenti e i ricorsi che verranno presentati prossimamente.
I ricorsi da noi presentati nella primavera del 2011 sono attualmente
bloccati al tribunale civile di Palermo in attesa che la Corte
Costituzionale agisca su leggi e decreti italiani in linea con la
Direttiva Comunitaria 1999/70/CE. Quindi tempi lunghi (fine 2015 –
inizio 2016) per la sentenza.
Come COBAS stiamo già predisponendo ulteriori ricorsi e che comunque
tali ricorsi non saranno discussi in tribunale prima della fine del
2015.
3) Ipotesi sul numero di immissioni in
ruolo su organico di diritto alla luce delle nuove norme previdenziali
entrate in vigore.
Si stimano in 18.000/20.000 i pensionamenti per l’anno 2015 per effetto
combinato della legge Fornero e della salvaguardia riservata alle donne
con 57 anni + 35 anni di contributi, che vogliono andare in pensione
con il contributivo. Tale stima potrebbe essere sottovalutata, anche se
non è ipotizzabile che la salvaguardia possa portare a livelli di
pensionamenti pre-Fornero.
Attualmente esistono anche circa 18.000 posti vacanti su organico di
diritto senza titolare a tempo indeterminato da settembre, a cui vanno
aggiunti i circa 9.000 posti del decreto Carrozza per completare
l’organico di diritto del sostegno. Quindi sull’organico di diritto
dovremmo avere almeno 45.000 posti vacanti cui si dovrebbero aggiungere
tutte le cattedre dell’organico di fatto.
Tale situazione consentirebbe un massiccia stipula per i contratti a
tempo indeterminato da settembre, ma ancora distante dai 149.000, come
afferma Renzi.
Peraltro, in alcune classi di concorso ed in alcune province,
l’immissione in ruolo di tutti i precari è difficile per la carenza di
posti e la presenza di personale in sovrannumero.
Quindi si ipotizza quanto segue:
- Il primo scenario prevede una mobilità nazionale degli iscritti in
graduatoria ad esaurimento su base volontaria (o meno), questo
consentirebbe di distribuire in modo uniforme nel territorio nazionale
i precari di alcune classi di concorso difficili da assorbire nel nuovo
organico. Questo scenario potrebbe prevedere la compilazione di una
graduatoria unica nazionale sulla base dei punteggi attualmente
attribuiti nelle GaE provinciale oppure dopo aggiornamento dei
punteggi, una ipotesi non facile da percorrere visti i tempi stretti
della riforma.
- Un secondo scenario è l’allargamento delle aree disciplinari
instaurate con i DM 354/98, consentendo ai precari inseriti in classi
di concorso in sovrannumero di accedere alle graduatorie di classi di
concorso con più posti liberi ed in via di esaurimento. Una ipotesi
percorribile ma sempre dai tempi e dagli effetti incerti.
- Un terzo scenario potrebbe essere quello di fare abilitare sul
sostegno in modo coatto i docenti di ruolo e precari in sovrannumero.
Questa operazione coinvolgerebbe in modo pensante quelle classi di
concorso che in questi anni hanno avuto problemi nel riassorbire il
precariato storico per effetto dei tagli della legge Gelmini.
- Un quarto scenario potrebbe prevedere la cancellazione della legge
Gelmini con i suoi 87.500 tagli agli organici, con il ripristino dei
precedenti quadri orari. Scenario auspicabile ma altamente improbabile.
Probabilmente per riassorbire tutti i precari si dovrà utilizzare sia
la mobilità nazionale che l’ampliamento delle aree disciplinari, oltre
che ad un massiccio numero di immessi in ruolo sulle classi di concorso
del sostegno andando molto oltre i 91.000 docenti di sostegno su
organico di diritto attualmente previsti.
4) Effetti occupazionali de “La Buona
scuola” sugli abilitati TFA e PAS. Situazione ricorsi per entrare in IV
fascia delle GaE.
Dal punto di vista politico, appare improbabile che il governo decida
di far inserire gli abilitati TFA e PAS in quarta fascia delle GaE
poiché questo potrebbe comportare altri contenziosi giudiziari con
coloro che hanno già fatto 36 mesi di supplenze annuali (oppure al 30
giugno) con le graduatorie d’istituto. Questa ipotesi rimane
improbabile ma non impossibile, alla luce del fatto che è stato
approvato al Senato un ordine del giorno che impegna il governo ad
inserire gli abilitati TFA e PAS nelle GaE, modificando la legge quadro
per equiparare le procedure di selezione TFA e PAS al concorso pubblico
come per SSIS. Ipotesi plausibile per i colleghi del TFA, ma più
difficile da percorre per i colleghi del PAS (anche se tutto in Italia
è possibile). Nonostante ciò, rimane ancora improbabile un inserimento
dei colleghi TFA e PAS nelle GaE perché all’orizzonte non si profila
nessun iniziativa di lotta contro il governo da parte dei colleghi
precari per dare la spinta decisiva ad un intervento legislativo. Essi
sono pochi come numero e per nulla organizzati. Ciò determina una
difficoltà oggettiva nel perseguire un risultato politico che richiede
un grosso impegno.
Sul fronte giudiziario ci sono notizie contrastanti. Finora si è
discusso solamente di sospensive al TAR del Lazio ed al Consiglio di
Stato (a volte accolte) in merito all’inserimento degli abilitati TFA
nelle GaE. Sul merito il TAR del Lazio sta prendendo tempo in attesa di
un intervento normativo che chiarisce la posizione dei colleghi del TFA
che da un punto di vista formale.
5) Effetti negativi de “La Buona
Scuola” sui precari iscritti nelle graduatorie di istituto (1°,2° e 3°
fascia).
Per effetto della “riforma” Renzi, saranno disponibili molte meno
supplenze brevi, mentre quelle da Ufficio scolastico provinciale
scompariranno insieme alle GaE. Infine le Graduatorie terza fascia
dovrebbero rimanere in vita almeno fino al 2017, data della loro
naturale scadenza.
6) Analisi degli effetti de “La Buona
Scuola” su stipendi e scatti di anzianità.
Gli scatti di anzianità sono bloccati almeno fino al 2018, quando
dovrebbe entrare in vigore lo scatto per il famigerato “merito” basato
sul nulla (o meglio sulla compravendita di titoli, sui quali colleghi
precari si sono buttati in questi anni per fare punteggio). Inoltre il
contratto collettivo nazionale rimarrà bloccato senza l’indennità di
vacanza contrattuale almeno fino al 2018.
7) Organizzazione iniziative di lotta
nelle scuole e nei territori.
In attesa dei decreti che dovrebbero attuare la riforma de “La Buona
Scuola” renziana, non pare esserci in questa fase una situazione
favorevole ad azioni di lotta i anche se c’è la richiesta di una
immediata riconvocazione dell’assemblea dei precari appena sarà chiaro
cosa sarà presentato per decreto. In quel momento verrano studiate le
eventuali azioni di lotta.
8) Elezioni RSU nelle scuole – 3, 4 e
5 marzo 2015. Candidature dei precari alle elezioni per le RSU.
Alcuni precari hanno dato disponibilità a candidarsi alle elezioni RSU
del 3, 4 e 5 marzo.
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