
Vicenda, non dissimile a questa, è quella di altro insegnante, che già nel 2009, (forse uno dei primissimi in Italia) aveva ottenuto innanzi al Tribunale di Salerno lo stesso Decreto Ingiuntivo, da cui era scaturito altro giudizio terminato poi sempre in Corte d’Appello, che anche in questo caso nel 2014 aveva riconosciuto la progressione economica in favore dei docenti precari.
Le sentenza della Corte salernitana del 2015 (anche a seguito della sentenza del 2014), si esprime in maniera molto chiara e perentoria sul punto, infatti dopo aver sottolineato la portata generale del principio di non discriminazione e di parità di trattamento dei lavoratori espresso dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) prosegue osservando “…le modalità di selezione del personale docente non hanno, né possono avere, alcuna incidenza sulle modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, atteso che sia i dipendenti di ruolo che quelli.non.di.ruolo svolgono la medesima attività, con l’unica differenza che il personale non di ruolo non fruisce degli scatti di anzianità, che vengono invece riconosciuti dalla legge ai soli lavoratori di ruolo.”…”le mansioni in concreto assegnate sono identiche a quelle già svolte dai lavoratori a tempo indeterminato. A fronte della identità di mansioni, non appare pertanto giustificata la disparità di trattamento sul piano retributivo.”…” l’oggettiva disparità di trattamento che sussiste, sotto il profilo retributivo, potrebbe ritenersi giustificata solo quando fosse dimostrata l’esistenza di ragioni oggettive, strettamente attinenti alle modalità di svolgimento della prestazione e che non possono consistere nel carattere temporaneo del rapporto di lavoro.” In ultimo sottolinea che “Alla stregua dei principi affermati dalla normativa comunitaria, come precisati e ribaditi anche dalla.CGUE…normativa comunitaria che, in quanto norma “interposta” e di rango sovranazionale, prevale sulle leggi nazionali eventualmente in contrasto con essa”.
Le vicende giudiziarie seguite da questo studio legale in favore del personale che ha vissuto il precariato per lunghi anni non possono ovviamente fermarsi alla semplice progressione stipendiale, ma devono coinvolgere anche altri e molteplici aspetti, tra i quali senza alcun dubbio deve ricomprendersi la legittimazione a richiedere una ricostruzione di carriera (una volta entrati in ruolo) che riconosca in pieno tutti gli anni di precariato e, per i quali non si rinvengono le motivazioni che giustificherebbero una normativa, che invece non riconosce nella loro completezza gli anni di preruolo. Normativa italiana, quest’ultima che contrasta apertamente con quella europea, e per la quale devono essere fatte le medesime osservazione rilevate dalla Corte d’Appello di Salerno la quale ci ricorda che la normativa comunitaria … in quanto norma “interposta” e di rango sovranazionale, prevale sulle leggi nazionali eventualmente in contrasto.
avv. Angelo Tuozzo