Senza volere entrare nel merito di queste domande, alle quali è difficile rispondere, si può ipotizzare che come al solito, piuttosto che scavare nella profondità dei problemi, si preferisce rimanere in superficie, con la conseguenza di individuare soluzioni tutt’altro che risolutive.
Chi vive nel mondo scolastico – data la complessità delle relazioni e dei meccanismi che sono alla base della comunicazione fra adolescenti – non sempre riesce a capire cosa accada esattamente all’interno della classe.
Poiché riuscire a riconoscere come episodi di bullismo quelli che avvengono sotto i nostri occhi, si rende necessario e utile approfondire l’argomento.
Il problema del bullismo si presenta in ogni luogo di aggregazione, dove bambini, adolescenti e adulti interagiscono tra di loro.
Secondo Jeaques Guichard (1987), la scuola è l’esperienza sociale che maggiormente è in grado di condizionare sia la rappresentazione che lo studente ha di se stesso che il suo progetto di vita. La scuola è un contesto molto importante per la “costruzione d’immagine” che l’adolescente ha in sé, il luogo in cui si confronta con i suoi coetanei, interagisce con gli insegnanti valuta i propri risultati e li confronta con i compagni. L’adolescente/studente, diventa cosciente delle proprie risorse e dei propri limiti e teme il giudizio che gli altri hanno di lui.
In questo contesto nasce il bullismo, “relazione critica e sintomatica di conflitto aperto tra pari”.
Le prime osservazioni in ambito scolastico si hanno negli anni Ottanta-Novanta e ruotano attorno alle figure del protagonista e della vittima: il primo, forte delle proprie possibilità, si scaglia sull’altro con atti di oppressione e prevaricazione infliggendogli continue sofferenze; il secondo, debole e socialmente indifeso, non è in grado di ribellarsi e subisce le continue prepotenze.
La Scuola sempre più spesso ci si trova di fronte a comportamenti violenti e aggressivi da parte di adolescenti e giovani, e perfino di bambini e bambine. Le cronache raccontano di offese, minacce, percosse, attacchi alle identità, che hanno la caratteristica di essere intenzionali e mirati e di ripetersi nel tempo, atti che comportano per le vittime serie conseguenze psicologiche e fisiche, che possono anche giungere a scelte estreme che mettono a repentaglio la vita.
Gli atti di bullismo avvengono di preferenza entro e intorno al contesto scolastico, ma non solo. I comportamenti caratteristici del bullismo possono essere classificati in base alle loro caratteristiche dirette o indirette:
Metodi diretti
- Umiliare, ridicolizzare, minacciare o impaurire qualcuno con parole o azioni
- Impedire agli altri la propria libertà
- Aggredire verbalmente e fisicamente
- Prendere in giro la razza,il sesso e la religione di altri ragazzi
- Strategie sottili e indirette che comportano l’isolamento delle vittime.
Il bullismo fisico è più facile da diagnosticare perché i bulli, con le loro caratteristiche aggressive, tendono a farsi riconoscere all’interno del sistema scolastico; il bullismo verbale, molto frequente nelle scuole e nei gruppi, sfugge facilmente al controllo degli adulti.
Una caratteristica del bullismo nella scuola è il desiderio intenzionale di nuocere ad un altro ragazzo con l’obiettivo di conquistare il potere su di lui.
Tanti possono essere i fattori responsabili del bullismo: genetici, fisici, comportamentali, familiari, scolastici, psicologici.
Il bullismo – fenomeno multifattoriale influenzato dai modelli culturali e dal clima sociale, dalle caratteristiche psicologiche dei soggetti, dallo stile familiare, dalle dinamiche di gruppo – può produrre sulle “vittime” sia Conseguenze di breve termine (rifiuto di andare a scuola, essere tesi e piagnucolosi, chiudersi in se stessi, presenza di lividi e graffi sul corpo.) che Conseguenze a lungo termine (progressiva desocializzazione, tendenza all’isolamento e emarginazione da parte del gruppo per paura di ripercussioni).
Ad accrescere la portata del fenomeno è il dilagare dell'utilizzo del web. L'anonimato e la facilità diffamatoria che la rete permette, infatti, rendono diffuso l'utilizzo delle tecnologie per l'esercizio di pratiche di aggressione psicologica delle persone.
Cyberbullismo e sexting ormai sono termini che le cronache hanno insegnato a conoscere, ma spesso le loro dimensioni e conseguenze sono sottostimate.
Se da un lato la rete è lo spazio dello scambio, della conoscenza, dell’incontro, dall’altro rischia di essere un luogo di solitudine. Il cyberbullismo è la proiezione del bullo all’interno della rete, non è solo un riflesso della realtà ma è anche una distorsione e un potenziamento.
In Italia il fenomeno è in continua ascesa sia nella scuola secondaria di 1° che di 2°grado.
Nella maggior parte dei casi si tratta di esperienze occasionali, con maggiore incidenza nella scuola secondaria di 1°. Il dispositivo tecnologico più usato è il cellulare, mezzo per scherzi telefonici, sms offensivi, messaggi di minaccia su Wapp, telegram, facebook e altro.
Le adolescenti sono sia vittime che carnefici più dei ragazzi della stessa età, mentre alla scuola secondaria di primo grado sono i ragazzi ad essere maggiormente vittime.
Secondo una recente ricerca un terzo dei ragazzi vittime di bullismo ha messo in atto comportamenti di cyber bullo.
Quali sono i motivi che spingono i ragazzi al cyberbullismo? Sono molti e già conosciuti: protagonismo e superiorità all’interno del gruppo, noia, divertimento e solitudine.
L’ accedere ad internet o ad altri strumenti senza controllo e senza supervisioni da un adulto, rilevare con facilità informazioni e dati personali on-line senza preoccuparsi dei rischi, comportamenti sessuali a rischio, incitamento alla violenza e alla violazione delle regole sono degli elementi che potrebbero costituire fattori predettivi per l’insorgere del cyber bullismo. Il cyber bullismo è molto più pericoloso del bullismo ordinario, poiché il cyber bullo è spesso un debole, un emarginato nella vita reale che spesso si nasconde dietro identità fasulle, a differenza del bullo tradizionale, che è un leader, il forte del gruppo e, come tale, facilmente riconoscibile.
Per le vittime è molto difficile denunciare il fatto subito, la violenza avviene nel mondo virtuale ma purtroppo con effetti reali. Cancellare le tracce del cyber bullismo è molto difficile, un video pubblicato può essere ripubblicato all’infinito, l’umiliazione subita in classe resta circoscritta quella nel web si espande su tutti gli utenti. Inoltre il mezzo tecnologico riduce i freni inibitori, freni dovuti all’aspetto fisico o alle difficoltà comunicative, tutti diventano meno inibiti nascosti dall’anonimato e riescono a scrivere e-mail e sms con parole che nella realtà non direbbero mai.
Nancy Willard (romanziere e poeta) ha elaborato una classificazione delle varie manifestazione del cyber bullismo:
Il flaming - Aggressività attraverso internet, invio di messaggi volgari e intimidatori.
Le molestie - Bombardamenti virtuali di insulti attraverso i social network e altro.
Lo stalking - Persecuzione, l’oppressione di altre persone fino a rovinarle la vita
L’umiliazione - Diffusione di materiale offensivo e diffamatorio nei confronti della vittima
L’esposizione - Pubblicazione di materiale privato relativo alla persona oggetto dell’attacco
L’esclusione - Isolamento dalla comunità a cui appartiene
La diagnosi in caso di bullismo può essere:
- Diagnosi individuale (chiarisce la presenza del danno psicologico)
- Diagnosi familiare (si indaga sulla struttura familiare)
- Diagnosi del contesto scolastico (si indaga sulla struttura scolastica)
I livelli di intervento devono dunque prevedere un’interazione tra i diversi ambiti formativi, con iniziative differenziate a seconda dei destinatari (genitori, docenti, collaboratori scolastici, studenti).
Affinché ci sia sensibilizzazione, presa di coscienza da parte dei target interessati e riduzione della probabilità di diffusione del fenomeno, in funzione preventiva, bisogna conoscere e valutare il fenomeno, acquisire e offrire informazioni circa la presenza e le caratteristiche del bullismo offline e online, la tassonomia dei comportamenti problematici e delle dinamiche di gruppo, superare stereotipi e false credenze. Ben vengano le varie manifestazioni per la giornata del Bullismo, i convegni, le conferenze, gli spettacoli, ma successivamente si devono attivare azioni di prevenzione e di contenimento, condividere a livello di scuola la definizione delle strategie di intervento e di gestione, sviluppare negli operatori le capacità di riconoscimento dei segni del problema, bisogna proporre percorsi appropriati nelle classi a scopo di sensibilizzazione e prevenzione, suggerire ai genitori linee guida di attenzione e di intervento, dare indicazioni alle vittime sulle modalità di reazione e di difesa.
prof. Angela Giardinaro