Temperature
alte non solo nel clima ma anche nelle vicende del precariato
scolastico, da anni al centro di polemiche, riforme, slogan, programmi
televisivi e discorsi di ogni genere. Sempre più divisa, la categoria
vede contrapposte diverse istanze e la cosa è aggravata dalle
difformità con cui sono effettuate le operazioni di reclutamento o le
applicazioni delle sentenze. Da nord a sud, l'Italia è attraversata da
un flusso fuori controllo di nomine secondo le regole dell'attuale
normativa che però, alla resa dei conti, ha le maglie talmente larghe
da permettere nuove disparità, anche a seguito di un sistema in cui la
disfunzione è la regola.
Tra le vicende più scottanti, troviamo la mancanza di rettifica dei
punteggi derivanti dalle frettolose conclusioni del concorso 2016,
terminato solo da una manciata di giorni per molte classi di concorso,
quelle più affollate, tra un balletto di commissioni e l'altro,
confermando quanto andavamo dicendo circa l'inadeguatezza di questo
strumento per reclutare docenti a tempo indeterminato, docenti di fatto
già inseriti da anni nel sistema. La scelta di non procedere con la
risposta ai reclami dei candidati rispetto a punteggi errati, tuttavia,
è stata unicamente dettata dalla frettolosità della tabella di marcia
dettata dal MIUR che, in ritardo di un anno, ha deciso di accelerare le
pratiche di assunzione dei vincitori di concorso e dei precari in GAE.
Ma questo torrido agosto, per noi docenti diventa anche fosco, dopo
l'annuncio della Ministra Fedeli di proseguire sulla “sperimentazione”
che vuole portare la secondaria di secondo grado a quattro anni. Una
rincorsa rispetto ai giovani europei è la scusa di questa decisione ma
visto il numero chiuso dei corsi universitari e la disoccupazione
giovanile ai massimi storici, il conseguente taglio delle cattedre
appare una bazzecola. Certo, i docenti avranno un'inevitabile
contrazione di opportunità, non solo i precari ma anche i docenti di
ruolo legati agli ambiti e che hanno ormai perso la titolarità dei
posti, ma la cosa più grave è che, sommando questa riforma incipiente
con l'alternanza scuola-lavoro, i nostri ragazzi perderanno preziose
ore di istruzione in un quadro dipinto come desolante dalle stesse
istituzioni per giustificare le “novità” introdotte dalla legge 107 di
riforma del sistema.
Renzi, mai uscito di scena nonostante i fallimenti politici, ancora
millanta strabilianti risultati in vista, dopo la sua riforma
scolastica, da quest'anno, senza contare che siamo già a due anni dal
varo della riforma stessa, un concorso devastante e inutile e le
migliaia di posti promessi ancora non assegnati che, anche quest'anno
saranno coperti da personale precario. Si dice che manchino docenti di
varie materie e di sostegno, in seno alla maggioranza arrangiata che
sostiene la Buona scuola, ben sapendo che è una bugia colossale! Ma
questa affermazione fa gioco alle decisioni politiche di estromettere
dalle assunzioni i precari delle graduatorie d'istituto, perché
sfruttarli senza stabilizzarli, o spostando la stabilizzazione a data
da destinarsi, fa risparmiare. Le graduatorie d'istituto, tuttavia,
sono affollate di docenti titolati e abilitati, solo che, per artifici
linguistici, questi sono fuori dai canali di reclutamento, unicamente
per scelta politica. Vista la situazione, i ricorsi sono all'ordine del
giorno e la politica deve cedere il passo a sentenze che scombinano i
piani governativi, che hanno escluso migliaia di personale precario
qualificato ed esperto dai piani assunzionali, causando notevole
nervosismo al MIUR e nei politici che sostengono il Governo.
L'ultimo contingente di insegnanti che ha ottenuto un accoglimento dal
TAR è quello dei docenti AFAM, il cui titolo rilasciato dalle accademie
artistiche e musicali è stato equiparato ad una abilitazione e,
pertanto, adeguato a salire in II fascia delle graduatorie d'istituto.
Si tratta di docenti altamente qualificati e in servizio da anni
nell'insegnamento dello strumento musicale o in altre discipline
artistiche e coreutiche, ma parcheggiati, come tanti altri, in un limbo
che finora non ha impedito il loro sfruttamento da precari. Questa
tiritera deve finire e finché la politica non capirà che non può fare
finta che dietro le scelte di contenimento e di rottamazione ci sono
persone, anni di studio e di dedizione presso istituzioni statali
oltretutto, i docenti continueranno a rivendicare la professionalità
acquisita che, nel passaggio da un sistema normativo ad un altro, si è
voluto far finta di dimenticare. Il “memo” glielo forniremo in ogni
modo!
Valeria Bruccola, Coordinatrice
Nazionale Adida