All'inizio
dell'anno scolastico le difficoltà maggiori le vivranno gli studenti
con disabilità. Nonostante le buone intenzioni, espresse a parole dalla
Ministra della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli e i diversi impegni
assunti pubblicamente, soprattutto nei confronti degli studenti con
disabilità, si preannuncia una ripresa delle attività scolastiche con
le ormai solite difficoltà.
L'aver inserito nell'organico dell'autonomia il ruolo dei docenti di
sostegno avrebbe dovuto ridurre la girandola di docenti che crea sempre
disagio, specie agli alunni con difficoltà di apprendimento e di
adattamento. A fronte di un organico di diritto (docenti di ruolo,
stabili, docenti di sostegno, e docenti di potenziamento) continua
ancora la procedura della "deroga", che aumenta ogni anno, determinando
il conferimento di " incarichi annuali", spesso conferiti a docenti
senza titolo specifico.
La tanto decantata possibilità di chiedere la conferma del supplente di
sostegno da parte delle famiglie degli alunni con disabilità, (diverse
lettere sono pervenute al Ministero e alle Direzioni Regionali), di
fatto è resa inapplicabile in quanto gli uffici territoriali e i
Dirigenti scolastici non hanno ricevuto istruzioni in merito da parte
del MIUR. Tutto ciò evidenzia il problema reale e sembra lecito porsi
due domande: la prima se erano supplenti chi sostituivano? La seconda
se non lo erano perché non stabilizzarli rendendo superfluo
l'intervento delle famiglie?
Prevedere posti in organico di diritto significa non aumentare cattedre
, ma mutare la loro natura: da tempo determinato a tempo indeterminato.
Ciò garantirebbe la continuità del docente per un'efficace integrazione
del disabile nel gruppo classe, in modo da realizzare concretamente la
tanto declamata "inclusione scolastica".
Un altro punto critico di questi primi giorni di scuola è quello
relativo al numero degli alunni/e per classe. Le classi in organico e
il numero degli alunni crea non poche difficoltà. In molti casi
risultano ad oggi inapplicate le normative sul numero degli studenti
per classe in presenza di certificazioni di disabilità grave che,
peraltro, configgono anche con la normativa in materia di sicurezza.
Tali questioni vanno affrontate e avviate a risoluzione, non possono
più essere rinviate o peggio ancora ignorate.
La modifica delle norme sulla fusione delle classi intermedie è
indispensabile e urgente per dare adeguate risposte al reale "diritto allo studio". Classi
pollaio e classi con pochi alunni nel medesimo istituto appare una
vergognosa incongruenza.
A 40 anni di distanza della Legge 517, emanata il 4 agosto del 1977 e
constatare come ancora oggi molti problemi rimangono ancora insoluti,
rivela una carente progettualità organizzativa della scuola che
presenta segni di eccellenza in alcune regioni e profondo degrado e
abbandono in altre.
L'auspicata vitalità del GLI (Gruppo di lavoro per l'inclusione), "con il compito di collaborare alle
iniziative educative e d'integrazione predisposte dal piano educativo",
già previsto dalla Direttiva Ministeriale del 2012, in tutte le
istituzioni scolastiche, anche con "funzioni di raccordo di tutte le
risorse specifiche e di coordinamento, presenti nella scuola" (Circ. 6
marzo 2013), dovrebbe dare all'azione didattica del sostegno una
specifica connotazione didattica che supera il semplice
assistenzialismo e vigilanza del disabile in classe.
Auguriamo che anche le nuove leve di docenti che hanno superato la
selezione per il corso TFA di sostegno possano sviluppare una rinnovata
mentalità didattica di attenzione e di efficienza nella prospettiva
dell'inclusione sociale che non si consegue mediante norme di leggi,
bensì attraverso una nuova cultura e sensibilità educativa, capace di saper guardare tutti e osservare
ciascuno e seguire con amorevolezza quanti hanno bisogno di particolari
attenzioni.
Giuseppe Adernò